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Un giorno il Superiore lo chiamò e gli disse: “Dobbiamo rinunciare ad alcuni oggetti d’arte, però senza che nessuno ne sia informato. I problemi economici del convento non vanno bene. Vi sono 250 religiosi che mangiano tutti i giorni. I debiti sono grandi e i creditori hanno poche speranze”.
Martino ricevette un quadro e alcuni candelabri e si recò al negozio di un antiquario che gli diede 20 pesos. Di ritorno a San Domenico, sentì le grida di un mercante di schiavi che offriva la sua merce umana… Frate Martino ne fu impressionato. “Qui vi sono due uomini, padre e figlio – proseguì il mercante – voglio essere buono con voi, quasi li regalo, andiamo fate delle offerte”.
Un uomo, armato di scudiscio esclamò: “Dò 15 pesos”.
Martino sentì un nodo salirgli alla gola dinnanzi a quella scena deplorevole. Nella mano stringeva le monete che aveva avuto dall’antiquario e il suo cuore nobile gli fece esclamare: “Dò 20 pesos”.
Tutti si stupirono guardando il mulatto. Il mercante sorrise e rispose: “Siano aggiudicati questi due uomini al Padre Domenicano”.
Martino formalizzò la transazione e si portò i due negri al convento. Con il capo basso si diresse dal priore per presentargli i due schiavi.

– Come, hai comprato due negri?
Martino fece segno di sì con vari cenni della testa.
– Martino, per tutti i Santi del cielo, ti mando per risolvere dei problemi economici e tu mi porti due bocche in più!.
– Ma credo, Padre, che tutto si possa risolvere.
– Come?
– Ci ho pensato bene. Ho chiesto al mercante di schiavi e mi ha detto che valgo molto. Vendetemi al mercato di schiavi e al mio posto questi due uomini possono lavorare per me.
Non era il momento di scherzare e lo aveva detto in tutta serietà. Il Priore chiuse gli occhi mentre con una mano asciugava una lacrima che gli scendeva sulle guance.
– Ritirati, Martino, e non insistere. Qui sei necessario per pregare più che per lavorare. Sono certo che le tue preghiere al Signore ci daranno la soluzione che stiamo cercando.
E fu così in effetti. Un cavaliere, padre di un ragazzo che Martino aveva salvato alcuni giorni prima, portò una borsa di monete e la consegnò il giorno stesso in cui avvenne la scena che abbiamo narrato, senza dire nulla. Martino, radiante di gioia, si ricordò delle 20 monete che aveva impegnato per comprare i due negri e si precipitò al convento per consegnarle al Superiore.