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Quesito
Caro Padre Angelo
ho due quesiti per Lei:
1 )Se Dio ama tutti, ama anche i demoni e i dannati? Se sì, essi percepiscono il Suo amore?
2) Non sono venuto per fare la Mia volontà, ma la volontà del Padre mio che mi ha mandato. Dunque la volontà di Gesù differiva da quella del Padre?
Grazie anticipate per le risposte.
Sempre uniti in Cristo.
Giovanni
Risposta del sacerdote
Caro Giovanni,
1. certamente i demoni e i dannati hanno la certezza che Dio è amore e li ama. Nel giudizio hanno visto il Cristo crocifisso e morto per loro. E sono stati messi di fronte a questo fatto: mentre erano in vita hanno respinto l’amore di Cristo e tuttora lo respingono perché ormai la loro volontà è immutabile.
Essi hanno voluto non essere amati e permangono in questa perversa volontà. Questo è il loro inferno.
Inoltre sanno che sono puniti con pene mitigate dalla misericordia di Dio verso di loro. Ma anche questa misericordia, anziché amarla, la odiano e la respingono.
2. L’affermazione di Gesù “non sono venuto per fare la Mia volontà, ma la volontà del Padre mio che mi ha mandato” si trova in Gv 6,38 e per essere compresa bene va letta alla luce del versetto precedente “colui che viene a me non lo respingerò”.
Ti presento il commento di san Tommaso, che senz’altro è un commento autorevole:
“Per prima cosa dichiara il proposito di compiere la volontà del Padre; secondo, mostra quale essa sia: «Questa è la volontà di colui che mi ha mandato, del Padre…»; terzo, mostra quale sia lo scopo finale di tale volontà: «… e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».
A proposito di quella prima frase si deve notare che il testo può essere interpretato in due diverse maniere: alla maniera di Agostino, o alla maniera del Crisostomo.
Secondo sant’Agostino, la frase precedente va legata così a quel che segue: «… colui che viene a me, io non lo respingerò fuori», perché viene a me colui che imita la mia umiltà, secondo le parole evangeliche (Mt 11,28): «Venite a me voi tutti che siete affaticati…», cui segue l’esortazione: «Imparate da me, che sono mite e umile di cuore». Ora, la vera mitezza del Figlio di Dio sta in questo, che ha sottomesso la propria volontà alla volontà del Padre. Ecco perché qui afferma: «Non lo respingerò; perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato». Ora, l’anima si era allontanata da Dio, perché superba; quindi è necessario tornare a lui venendo a Cristo con l’imitazione della sua umiltà, la quale consisteva in questo, nel fare non la volontà propria, ma quella di Dio Padre.
Si deve qui tener presente che in Cristo c’erano due volontà: una secondo la sua natura umana, che era a lui propria e per natura per volontà del Padre; l’altra secondo la natura divina, la quale si identifica con la volontà del Padre. Perciò egli subordinò la propria volontà, ossia quella umana, alla volontà divina; perché mostrò sempre obbedienza alle disposizioni della volontà paterna, volendo compiere la volontà del Padre, secondo le parole del Salmista (39,9): «Che io faccia il tuo volere, mio Dio, questo io voglio». Perciò quelli che non fanno la propria volontà, bensì quella di Dio, non possono essere gettati fuori. Al contrario il diavolo, volendo fare la sua volontà, il che è proprio della superbia, fu scacciato dal cielo, e il primo uomo fu per questo scacciato dal paradiso terrestre.
Secondo il Crisostomo invece, ecco l’interpretazione: Non respingo fuori colui che viene a me, perché io sono venuto per questo, per compiere il volere del Padre relativo alla salvezza dell’umanità. Se dunque io mi sono incarnato per la salvezza degli uomini, come posso respingerli? Ecco allora il suo discorso: Per questo non li respingo, «perché sono disceso dal cielo non per compiere la mia volontà», ossia la volontà umana, per una conquista mia propria; «ma per compiere la volontà di colui che mi ha mandato, del Padre», «il quale vuole che tutti gli uomini si salvino» (1 Tm 2,4). Perciò, per quanto dipende da me, io non respingo nessuno. San Paolo ha scritto (Rm 5, 10): «Se infatti, quando eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita» (Commento al Vangelo di san Giovanni, cfr. Gv 6,38).
Ti ringrazio per la fiducia, ti prometto una preghiera e ti benedico.
Padre Angelo