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Quesito
Caro Padre Angelo
torno a scriverle per porle un paio di domande.
Quando preghiamo per i nostri defunti o ci rivolgiamo a loro per avere un aiuto presso Dio, loro quanto conoscono della nostra vita e della nostra anima (sia che essi siano in paradiso che in purgatorio)?
Di nessun defunto (eccetto i santi canonizzati) possiamo avere la certezza che sia in paradiso, ma per alcuni abbiamo dei segni che ce lo fanno fortemente sperare: ad esempio la fedeltà alla recita del rosario o malattie e sofferenze accettate cristianamente, l’aver ricevuto l’estrema unzione. Un’anziana signora che viveva vicino casa quando ero piccola e un sacerdote mio confessore rientrano questi casi. Per loro ho provato tanto affetto e ne provo tuttora.
Sbaglio se mi rivolgo a loro credendoli già in paradiso?
Grazie per il tempo che dedicherà nel rispondermi, grazie per il prezioso servizio che fornisce a tutti noi attraverso la sua rubrica e le moltissime risposte private.
Prego perché Maria l’accompagni e benedica sempre il suo apostolato.
Risposta del sacerdote
Carissima,
1. mi chiedi quanto sappiano di noi i nostri morti che si trovano in paradiso o in purgatorio.
Ebbene, va ricordato che quelli che si trovano di là ci possono vedere solo per mezzo di Dio.
Allora. se si trovano in Paradiso vedono nella mente di Dio e ci vedono anche nelle nostre necessità.
Per questo potrei dire che i santi del Paradiso sanno tutto di noi.
Se si trovano in Purgatorio non possono vedere nella mente di Dio perché non godono ancora della visione.
Tuttavia nulla vieta che Dio faccia conoscere loro qualche cosa della nostra vita e delle nostre necessità. Questa conoscenza può favorire la loro purificazione e nello stesso tempo può ottenerci il soccorso della loro intercessione perché i meriti che hanno acquisito nella vita terrena stanno tutti davanti a Dio in atteggiamento di intercessione.
Quelli che si trovano all’inferno non possono avere alcuna visione se non per provarne tormento: nel senso che possono vedere la conversione di quelli che si sono trovati nelle loro condizioni e hanno accolto la grazia di Dio, mentre essi tacitamente con le loro opzioni hanno preferito essere tormentati dai demoni e dalla loro cattiva coscienza.
2. Per la seconda domanda dici bene che non possiamo essere certi della presenza di alcuni in Paradiso se non per la loro canonizzazione.
Tuttavia per molti abbiamo dei segni della loro salvezza eterna.
Erano i medesimi segni che avevano le persone nei confronti dei santi appena morti e non ancora canonizzati.
I sentimenti comuni della gente quando è morto papa Giovanni o quando è morto Giovanni Paolo II o Madre Teresa di Calcutta si sono rivelati giusti perché erano ben fondati.
La stessa cosa succede con molti altri che non giungeranno mai alla canonizzazione perché nessuno vi pensa o non la si ritiene necessaria.
E chissà quanti in Cielo si troveranno con una gloria ancora più grande di quelli che sono stati canonizzati.
Pertanto non è sbagliato chiedere grazie per la loro intercessione.
3. Sappiamo con certezza che si trovano in Paradiso anche i bambini morti col Battesimo sicché possiamo affidarci alla loro intercessione
Santa Teresina del Bambin Gesù ricorda i quattro fratellini morti in tenera età. Era certa che fossero in Paradiso.
In un momento particolarmente angoscioso della sua vita si appella al loro aiuto e subito lo riceve.
Ecco quanto scrive: “Quando Maria (la sorella maggiore che le faceva da mamma dopo essere rimasta orfana di madre all’età di tre anni, n.d.r.) entrò nel Carmelo ero ancora molto scrupolosa. Non potendo più confidarmi con lei, guardai verso il Cielo. Mi rivolsi ai quattro angeli che mi avevano preceduta lassù, perché pensavo che quelle anime innocenti non avendo mai conosciuto turbamenti né timori, dovevano aver pietà della loro sorellina la quale soffriva sulla terra. Parlai loro con semplicità di bambina, feci notare che, essendo l’ultima della famiglia, ero stata sempre la più amata, la più colmata di tenerezza da parte delle sorelle; che se fossero rimasti essi sulla terra, mi avrebbero certamente dato altrettante prove di affetto… La loro partenza per il Cielo non mi pareva una buona ragione per dimenticarmi, anzi, trovandosi essi a potere attingere dai tesori divini, dovevano prendere per me la pace, e dimostrarmi così che in Cielo si sa ancora amare!
La risposta non si fece attendere, ben presto la pace inondò l’anima mia con le sue acque deliziose, e capii che, se ero amata sulla terra, lo ero anche nel Cielo… Da quel momento in poi la devozione crebbe verso i miei fratellini e sorelline, e mi piace di conversare spesso con loro parlando delle tristezze di questo esilio… del desiderio di raggiungerli presto nella Patria celeste!” (Storia di un’anima, 131).
4. Mi pare di poter dire che neanche tu ti sbagli a chiedere grazie alle persone di cui hai la persuasione che si trovino in paradiso.
Tuttavia non far mancare loro il tuo suffragio. Se questo suffragio non giovasse più a loro, senz’altro però giova a te per aprire un varco e ricevere le grazie che essi ti vogliono donare.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo