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Quesito

Carissimo Padre Angelo,
la morale cattolica indica la monogamia come via retta e ordinata nel matrimonio e considera un male la poligamia. 
Ma dalla Sacra Scrittura apprendiamo che i Patriarchi praticavano di fatto la monogamia, e questo lascia presumere che abbia rappresentato il modo normale di pensare i legami matrimoniali, tollerato da Dio, per lungo tempo. 
Quando e perché si è passati alla monogamia tanto da rendere comprensibile il monito di Cristo sul divorzio di Mt 19,1-9, che ha riportato le cose al disegno originario di Dio?
Grazie della sua opera di illuminazione della ragione che si interroga sui fondamenti.
Un caro saluto
Gianmario


Risposta del sacerdote

Caro Gianmario, 
1. al centro della tua mail forse per un refuso hai scritto monogamia al posto di poligamia; diversamente non si potrebbe comprendere come mai Dio potrebbe tollerare la monogamia.

2. Secondo Edward Schillebeeck “al tempo dei patriarchi la forma dominante di matrimonio era una relativa monogamia con una tendenza per la bigamia, in cui un uomo prendeva una moglie e una concubina. In Mesopotamia questo fatto era normale come risulta dal codice di Hamurabi. 
La consuetudine si diffuse nell’antico Israele tanto che all’epoca dei giudici e dei re si era affermata una poligamia quasi senza restrizioni, specialmente nei ceti elevati della società.
Un numero considerevole di mogli era segno di potenza, di prestigio e di prosperità economica” (Il matrimonio, p. 110).

3. Tuttavia gli ebrei sapevano bene che inizialmente il progetto di Dio sul matrimonio era di carattere monogamico. 
Nel racconto della creazione della Genesi si dice apertamente: “I due saranno una sola carne” (Gn 2,24). 
Sicché, scrive ancora Schillebeeck, “nel giudaismo, e soprattutto in quello alessandrino, l’uso di avere delle concubine viene sempre più criticato.
Tale tendenza si accentuò maggiormente negli ambienti ascetici della comunità di Damasco, come risulta dagli scavi di Qumram, dove il concubinato veniva apertamente condannato come fornicazione.
Ma anche nella letteratura sapienziale il matrimonio monogamico era considerato come normale e ideale, e ogni altra possibilità sembrava esclusa.
Alcuni studiosi sostengono che all’inizio dell’era cristiana la poligamia fosse virtualmente scomparsa in Israele, mentre altri considerano questa opinione come troppo ottimista” (Il matrimonio, pp. 110-111).

4. J. Mckenzie nel suo Dizionario biblico scrive: “Una grande famiglia, in particolare i figli, erano considerati una gioia e una benedizione di Yahweh (Gn 24,60; Sal 127,3), mentre la moglie sterile era ritenuta maledetta.
Il desiderio di una progenie era indubbiamente in gran parte la causa della poligamia e del concubinato.
Gli storici del Medio Oriente fanno rilevare che il matrimonio in Babilonia era essenzialmente monogamico, mentre il matrimonio assiro ed ebraico era essenzialmente poligamico” (p. 592).
In seguito afferma: “La poligamia sembra praticata poco o nulla dopo l’esilio” (Ib.).
L’esilio coincide con la deportazione in Babilonia avvenuta nel 587 a.C. e si conclude verso il 538.

5. La povertà subita in Babilonia potrebbe essere una causa del venir meno della poligamia.
Forse anche il contatto con un popolo con un matrimonio a carattere monogamico può aver inciso nel recuperare l’ideale del matrimonio presentato da Dio all’inizio della creazione.
Come pure la consapevolezza che la poligamia comparve con l’arrogante Lamec, discendente di Caino (cfr. Gn 4,19). Queste ultime annotazioni sono importanti per dire che si tratta di una deviazione dal progetto di Dio.
E probabilmente si deve aggiungere anche un’altra osservazione: “Quasi ogni famiglia poligamica sulla quale è data una estesa notizia, dimostra dispute e gelosie, che a volte scoppiano nell’odio e nel delitto, conseguenze naturali della poligamia” (Ib.).

Ti auguro ogni bene, ti ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo