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Quesito
Caro Padre Angelo,
recentemente ho avuto discussioni con persone non credenti riguardo alla verginità di Maria, l’ esistenza di fratelli di Gesù, il fatto che fosse sposato e quant’altro…l’ obiezione che spesso sento dire a chi non crede è che la Chiesa ha voluto canonizzare solo i Vangeli che contenevano delle verità che facevano comodo, mentre ha messo al bando tutto ciò che umanizzava troppo Gesù, e che mostrava la sua figura e quella di Maria come un semplice uomo e una semplice donna, figli del loro tempo…insomma tutto il contrario rispetto al Nostro Signore Gesù Cristo e alla Vergine Maria…
Le vorrei chiedere, caro padre Angelo, quali sono stati i criteri secondo cui la Chiesa dei primi secoli ha riconosciuto validi i quattro vangeli canonici, mentre “ha scartato” gli altri Vangeli…
Le prometto un ricordo nella preghiera e la ringrazio in anticipo…
Gianluca
Risposta del sacerdote
Caro Gianluca,
ti presento quella che viene chiamata la storia della formazione del Canone dei libri del Nuovo testamento.
1. Tutti i libri del Nuovo Testamento furono scritti entro la seconda metà del primo secolo.
A quei tempi erano tenute in molta considerazione anche le lettere di S. Clemente romano e di S. Ignazio martire. I destinatari ne trasmettevano copie allealtre chiese perché le leggessero di tanto in tanto.
Ma con maggiorevenerazione erano trattati gli scritti che avevano per oggetto la vita e gliinsegnamenti del Redentore.
Questa venerazionedeve aver mosso i primi fedeli a conservare quei preziosi documenti e a trasmetterli ad altricristiani. Ben presto dovettero sorgere delle raccolte di scritti apostolici.
Molti scritti del Nuovo Testamento avevano come destinatarie immediate delle chiese particolari,rispondendo spesso a necessità ben determinate. Non desta meraviglia quindi se si constatache non tutti e non a tutte le chiese furono subito noti.
S. Paolo nel 61-63 espressamente ordina ai Colossesi di leggere l’epistola diretta aiLaodicesi e a questi di leggere quella ai Colossesi (Col 4,6).
Varie epistole poi si presentanocome circolari, destinate non a una chiesa sola, ma a tutto un gruppo di chiese. Questo permette di pensare che se ne eseguissero varie copie.
S. Pietro nel 66-67 con l’espressione “tutte le epistole del carissimo fratello aolo” (2 Pt 3,15) sembra supporre l’esistenza di una raccolta delle epistole paoline, senon completa, almeno comprendente quelle diffuse fino ad allora.
Tra la fine del primo secolo e la fine del secolo successivo il canone del Nuovo Testamento era già formato, sebbene non sipossa dire completo in tutte le chiese.
2. Nei primi tempi del cristianesimo, fino a un determinato periodo, nessuno si preoccupò di scrivere un catalogo dei libri che erano ritenuti ispirati.
Di qui la necessità di dedurlo dalla lettura dei Padri apostolici e da altri scritti dell’epoca. Ma i più antichi scrittori ecclesiastici raramente citano alla lettera gli scritti del Nuovo Testamento. Più che citazioni, le loro sono allusioni o reminiscenze. Questo presuppone da parte loro un’assidua lettura fino all’assimilazione del frasario, che ritorna spontaneo sotto la loro penna, ma lascia delusi quanti da quegli scritti si aspettassero citazioni esplicite e letterali.
Tuttavia tale familiarità con gli scritti del Nuovo Testamento induce naturalmente a pensare che quegli antichi scrittori vedevano nei libri neotestamentari la norma della loro fede e della vit acristiana. Quando si appellano a scritti del Nuovo Testamento riconoscono ad essi una autorità suprema ,non solo uguale a quella dell’Antico Testamento, ma anche superiore, in quanto in base agli scritti del Nuovo interpretano i libri dell’Antico Testamento.
Sappiamo infine che nelle adunanze liturgiche erano letti i libri sia dell’uno sia dell’altroTestamento, in particolare le «memorie degli apostoli» e gli «scritti dei profeti», conprevalenza delle prime sui secondi.
3. Nel secondo secolo troviamo la testimonianza dei padri, preceduta da quella dell’eretico Marcione, che dà per scontata l’esistenza di un corpo delle Scritture del Nuovo Testamento. Così Ireneo e Tertulliano.
Secondo quest’ultimo il Nuovo Testamento è composto di due parti essenziali, il «Vangelo» e l’«Apostolo». Per il Vangelo cita i quattro canonici, per l’Apostolo cita tredici lettere di Paolo,l’epistola agli Ebrei che ritiene scritta da Barnaba e confermata dall’autorità di Paolo, la prima epistola di S. Giovanni, e gli Atti degli apostoli.
4. Si può affermare che verso l’anno 150 la lista dei libri sacri del Nuovo Testamento, cioè il canone neotestamentario, era già chiusa.
Infatti la Chiesa aveva già rifiutato molti apocrifi, che si presentavano con dei nomi venerabili, soprattutto perché era stato posto definitivamente il principio che erano ispirati solo quei libri che rimontavano agli apostoli o risultavano da loro approvati. In altre parole, quelli che potevano essere garantiti come tali dalla tradizione della Chiesa.
Quando, verso la fine del secondo secolo, il vescovo di Antiochia Serapione si pronuncia sul «vangelo apocrifo di Pietro», esprime un principio generale per tutte le chiese: «Noi, fratelli, accogliamo Pietro e gli altri apostoli, come Cristo in persona, ma siamo ben avveduti nel rigettare gli scritti che falsamente portano il loro nome, sapendo che non li abbiamo ricevuti come tali dai nostri maggiori»
5. La più antica lista di libri sacri del Nuovo Testamento che finora si conosce è quella scoperta nel 1740 da Lodovico Antonio Muratori nella Biblioteca Ambrosiana di Milano e denominata Canone (o frammento) del Muratori. Viene fatto risalire all’anno 180 circa, dato che il papa Pio, cui si accenna, è stato pontefice romano negli anni 141-155.
Il documento presenta una quadruplice serie di libri.
1. Libri che sono considerati sacri da tutti e si devono leggere in chiesa pubblicamente sono: i quattro vangeli, gli Atti, 13 epistole di Paolo (manca l’epistola agli Ebrei), l’Apocalisse, l’Epistola di Giuda, due epistole di Giovanni e, molto verosimilmente, le due epistole di Pietro.
Manca, oltre l’epistola agli Ebrei, anche quella di Giacomo e la terza di Giovanni. Ma si sa che Ippolito (del medesimo secolo) ammetteva l’epistola agli Ebrei, le due epistole di Pietro e l’epistola di Giacomo; perciò siritiene che in questo periodo la Chiesa di Roma avesse già il canone del Nuovo Testamento completo.
2. Libri che non sono considerati sacri da tutti e che quindi non tutti leggono pubblicamente in chiesa; di questa categoria fa parte l’Apocalisse di Pietro.
3. Libri che si possono leggere privatamente, ma che non è lecito leggere pubblicamente in chiesa: così il Pastore di Erma.
4. Libri che dalla Chiesa non possono essere ricevuti perché apocrifi e scritti da eretici; di questa categoria fanno parte tutti gli scritti ai quali il documento accenna.
6. Come vedi, caro Gianluca, la Chiesa sin dagli inizi si è mossa con molta serietà. Lo richiedeva soprattutto la posta in gioco: un corpo di libri sui quali si basa la nostra fede, un corpo di libri di cui possiamo essere certi che si tratta della parola che Dio dice agli uomini di tutti i tempi per la loro salvezza eterna.
Ti ringrazio del quesito e della preghiera promessa.
Ti ricordo al Signore e ti benedico. Padre Angelo