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Quesito
Caro Padre Angelo,
da poco apprezzo i suoi insegnamenti che traggo dalle risposte che pubblica su questa rubrica e la ringrazio di cuore.
Le sottopongo il mio quesito: si apprende da radio e giornali della persecuzione a cui sono sottoposti i cristiani nei paesi mussulmani, oggi in particolare la notizia, che mi turba e dovrebbe turbare la coscienza di ogni cristiano, riferita per radio di un episodio in Pakistan dove il padre è stato bruciato vivo, la madre stuprata d’avanti ai tre figli per il rifiuto reiterato di convertirsi all’islam. È una testimonianza di fede eroica. Mi chiedo cosa ne è del cristiano che muore testimoniando la fede cristiana non essendo perfettamente in grazia di Dio come subito dopo il sacramento di riconciliazione, sia nel caso di peccati veniali che nel caso di peccati mortali.
La ringrazio per la dotta risposta che saprà darmi e la saluto cordialmente.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. le persecuzioni dei cristiani nel mondo sono ormai quotidiane, soprattutto in alcune zone della terra.
Ancora l’altro ieri abbiamo sentito di tre studenti cristiani uccisi per sola motivazione di essere cristiani.
Penso che se da noi quasi quotidianamente venisse ucciso qualcuno perché appartenente ad un’altra religione vi sarebbe una rivolta senza fine. E sarebbe giusto.
Ma perché non viene fatta la stessa cosa altrove nei confronti dei cristiani?
2. Vengo alla tua domanda.
Essere disposti a dare la propria vita a motivo della fede in Cristo è senza dubbio l’atto più perfetto di amore verso di Lui.
Questo amore per il Signore nella Sacra Scrittura viene chiamato carità. E la carità, come ricorda San Pietro, copre una moltitudine di peccati (1 Pt 4,8).
Secondo la dottrina della Chiesa il martirio rende santo (giustifica) il peccatore, anche se non fosse ancora battezzato, ma solo catecumeno, elimina ogni peccato mortale e veniale e sconta tutta la pena temporale per i peccati passati.
Ogni martire dunque entra subito in cielo, senza passare per il purgatorio. Innocenzo III scrive che fa ingiuria al martire chi prega per lui (De Contemptu mundi, 3, X, 41, 6).
Questo è il motivo per cui la Chiesa per la beatificazione di un martire dispensa dal processo sul grado eroico delle virtù e non chiede il miracolo.
Lo chiede invece per la sua canonizzazione.
3. Negli adulti si richiede che vi sia almeno un pentimento imperfetto dei propri peccati. Infatti se nemmeno il battesimo rimette i peccati senza un minimo di pentimento, a maggior ragione lo esige il martirio.
Tuttavia giustamente si ritiene che nell’accettazione volontaria della morte per confessare la propria fede in Cristo sia già implicito il dolore dei propri peccati.
4. Il martirio merita un notevole aumento di grazia e di gloria e merita anche una speciale corona nel cielo, chiamata aureola.
San Tommaso dice che si tratta di una gioia (gaudium) o un premio privilegiato, corrispondente alla privilegiata vittoria (In IV Sent., dist. 49, q. 5 , a. 3).
Quando dunque veniamo a sapere di cristiani uccisi a motivo della loro fede facciamo bene ad appellarci subito ai loro meriti e alle loro preghiere, perché sono sicuramente davanti a Dio, dove continuano a offrire la loro vita per ciascuno di noi.
Ti ringrazio del quesito, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo