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Quesito

Caro Padre Angelo,
parlando in generale, che atteggiamento adottare nei confronti di un’unione irregolare (situazione purtroppo frequente)?
La ringrazio per la Sua preziosa rubrica, che seguo sempre con grande attenzione.
Maria SS. la accompagni sempre.
Armando


Risposta del sacerdote

Caro Armando,
io distinguerei tra un’unione irregolare ancora da realizzare e un’unione già realizzata, come del resto si distingue tra un male che sta per sopraggiungere e un male che ha già colpito una persona.

1. Nel primo caso bisogna sforzarsi di impedire di mettersi in situazioni che sono ingiuriose nei confronti di Dio e della sua legge, oltre che dannose spiritualmente per chi vi si vuole immettere.
Secondo me è necessario usare talvolta il linguaggio di Giovanni Battista che diceva a Erode: “Non ti è lecito stare con la moglie di tuo fratello” (Mc 8,18).
Bisogna anche ricordare a chi sta per mettersi in tali situazioni che non potrà fare la santa Comunione né essere assolto in confessione.
E, che se vuole agire da cristiano, deve preferire piuttosto stare dalla parte di Cristo che essere separato da lui.
E direi anche che dobbiamo vivere in condizioni che ci consentano di sperare per la nostra salvezza eterna e che da un momento all’altro possiamo essere chiamati a rendere conto a Dio del nostro operato.
Non ha detto il Signore: “Perciò anche voi state pronti, perché nell’ora che non immaginate, il Figlio dell’uomo verrà” (Mt 24,44)?

2. Nel secondo caso invece è difficile dare una risposta che valga per tutti le situazioni irregolari, che fra loro sono molto diversificate.
In ogni caso penso che vadano tenuti presenti questi due grandi criteri.

Dal punto di vista dei principi, è necessario mantenere la chiarezza e la fermezza dell’insegnamento del Signore e della Chiesa.
Oggi molti sentono che questo insegnamento è esigente ed è abbandonato da parecchie persone e sono tentati di dire quanto hanno affermato i contemporanei di Gesù a proposito del suo discorso sul pane della vita: “Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?” (Gv 6,60).
Ma dimenticano che l’insegnamento del Signore ha un obiettivo ben preciso: il raggiungimento della santità.
E dimenticato questo obiettivo, la religione cristiana viene ridotta semplicemente ad un aiuto offerto dal cielo per vivere felici e contenti in questo mondo. E se questo aiuto viene meno, la religione perde la sua ragion d’essere.

– Parimenti è necessario imitare Gesù che, se ha sempre difeso e proposto senza alcun compromesso la verità e la perfezione morale, nello stesso tempo si è sempre mostrato misericordioso verso i peccatori.
Gesù certamente fa di tutto perché le sue pecore non si smarriscano, e applicando a Lui il linguaggio di San Paolo si può dire che “insiste in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisce, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina” (cfr. 2 Tm 4,2).
Ma se una pecora si smarrisce, non la abbandona, ma la va a cercare.
E come la Chiesa si sente Madre di questi che rimangono suoi figli e fa di tutto per portarli alla salvezza, così dobbiamo fare anche noi: dopo aver manifestato il nostro dispiacere e dopo aver detto che non possiamo condividere scelte di vita in contrasto con l’insegnamento del Signore e le esigenze della testimonianza cristiana, alla fine subiamo questo dispiacere e – salve la verità e la giustizia – cerchiamo per quanto possibile di stare vicino a queste persone, così come vicino a noi e a loro stanno il Signore e la Chiesa.

Credo che questi criteri debbano ispirare il nostro comportamento cristiano.
Ti ringrazio per la stima e la fiducia.
Ti benedico.
Padre Angelo