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Quesito

Caro Padre Angelo,
a volte mi fanno domande a cui non so rispondere dimostrando oltre all’ignoranza(grave) delle regole della nostra Fede anche l’ignoranza tout court.
Circa i Preti sposati
Come mai quando Nostro Signore all’inizio chiamò i primi Apostoli…………..lasciate tutto e seguiteMi……Pietro lasciò la moglie e Lo seguì.
Se il matrimonio è uno dei 7 Sacramenti ed è indissolubile come mai il Signore gli ha chiesto di rinunciare abbandonando la moglie?
(una volta le donne non avevano un lavoro e non potevano mantenersi)..che fine ha fatto la poveretta?
Grazie di una Sua risposta


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. per la precisione Gesù non ha detto: “lasciate tutto”, ma “seguitemi”.
Ecco il testo: “Mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori. E disse loro: «Seguitemi, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedèo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò. Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono” (Mt 4,18-22).
E poiché i Vangeli riferiscono la guarigione della suocera di san Pietro, si conclude giustamente che San Pietro era sposato.
Dal testo non risulta che il Signore abbia chiesto a Pietro di lasciare la moglie. Verrebbe da pensare – stando alle indicazioni dei vangeli – che Pietro se la sia portata dietro.
A questo sembra far riferimento San Paolo, quando in 1 Cor 9,5 dice: “Non abbiamo il diritto di portare con noi una donna credente, come fanno anche gli altri apostoli e i fratelli del Signore e Cefa?”.
La Bibbia di Gerusalemme annota: “In ogni modo, per questo compito consistente nell’alleggerirli dai problemi materiali, gli apostoli sposati, come Cefa (Pietro) sceglievano normalmente la loro sposa”.
Allora si deve concludere che la moglie di Pietro non fu abbandonata.

2. Un altro grande biblista, morto qualche anno fa, Salvatore Garofalo scrive:
“Simone, che Gesù chiamò Pietro, appare nella storia evangelica, verso l’anno 27/28 d.C., in età già matura, forse sulla quarantina, sicché la sua nascita andrebbe posta in un anno imprecisato degli ultimi che precedettero l’era volgare.
A quest’uomo, i vangeli dedicano una amorosa e puntuale cura, ma di lui riferiscono soltanto pochi dati anagrafici. Egli portava il nome assai comune del secondo figlio del patriarca Giacobbe Simeone, nella forma grecizzante Simone, ed era figlio di un certo Giovanni. Aveva un fratello – se più anziano o più giovane di lui non si può dire con certezza – con un bel nome greco : Andrea, cioè « virile », « coraggioso ». I due erano pescatori, mestiere di famiglia, possedevano una barca e lavoravano in società con Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo. Venivano dalla città di Betsaida in Galilea, ma li troviamo residenti nella vicina Cafarnao, in una casa propria, dove viveva anche la suocera di Simone, il quale, ovviamente, era ammogliato. Della consorte di Pietro non si ha alcuna traccia nei vangeli; la fantasia devota ha voluto supplire a questo silenzio, dandole un improbabile nome latino – Perpetua o Concordia – facendola miracolosamente guarire dal marito ed accompagnandola a lui nel martirio. Anche l’eventuale prole di Simone è assente dai vangeli; autori tardivi parlano soprattutto di una femmina, Petronilla, il cui nome si credette di derivare dal nome stesso di Pietro, mentre si collega col classico Petronio.
I vangeli sono fatti così: deludono la curiosità, frenano la fantasia. Gli evangelisti scrivevano per indurre a riflettere e a credere, per ridurre i lettori ad accettare il terribile e beatificante mistero della presenza del Figlio di Dio tra gli uomini. Chiunque, nelle pagine dei vangeli, viene a contatto con Cristo è come bruciato alla sua fiamma, ridotto a un’anima nuda.
È anche vero, però, che gli evangelisti parlavano di avvenimenti vicinissimi ai loro primi lettori, di uomini ancora vivi in quel tempo o da poco scomparsi, appartenenti ad un contesto religioso, storico e sociale di attualità, mentre noi dobbiamo correre il rischio di ricostruire pazientemente quel mondo con gli scarsi dati superstiti” (cfr. SALVATORE GAROFALO, Pietro nell’evangelo, Coletti, pp.1-2).

3. Secondo altri, la moglie di Pietro, al momento della chiamata di Gesù era già morta.

In ogni caso, come vedi, la moglie di Pietro non fu abbandonata e il problema della separazione o del divorzio (contrario all’indissolubilità predicata dal Signore) non si pone.

Ti ringrazio per l’attenzione al nostro sito, ti seguo con la preghiera e ti benedico.
Padre Angelo