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Quesito
Carissimo Padre Angelo,
intanto buon anno a lei, ai suoi confratelli e ai suoi familiari.
Il Papa nel messaggio per la LIV giornata della Pace ha detto che lo stesso Caino, “benché su di lui ricada la maledizione a motivo del crimine che ha compiuto, riceve in dono dal Creatore un segno di protezione, affinché la sua vita sia salvaguardata (cfr. Gen 4,15). Questo fatto, mentre conferma la dignità inviolabile della persona, creata a immagine e somiglianza di Dio……”
Cito questo passaggio del messaggio Pontificio per richiamarmi a quello che Papa Francesco ha affermato a proposito della pena di morte, mutando il Catechismo e quello che finora ha detto la dottrina cattolica. Il Papa afferma che la pena di morte è sempre inammissibile. Dunque, per il cristiano, per la Parola di Dio e in base al Vangelo (senza precisare come e dove) la pena di morte sarebbe sempre una violazione della legge divina e della divina bontà. Quindi si deduce che chi ha applicato la pena di morte nel passato ha sempre violato il Vangelo coscientemente. Il Papa non perde occasione di farci intendere proprio questo, onde portare i cattolici e il mondo all’abolizionismo totale della pena capitale negli ordinamenti penali di tutti gli Stati.
L’argomento cardine sembra essere la inviolabile dignità di ogni persona, la quale non verrebbe persa neppure con il peccato. Ma la dignità della persona umana consiste nel fatto che l’intelligenza aderisca alla verità e la libera volontà aderisca al bene. Quindi l’uomo conserva la sua dignità se con l’intelligenza aderisce al vero che è Dio e con la volontà aderisce al bene. Mi sembra che S. Tommaso e anche Leone XIII nella sua enciclica sulla vera libertà dicano che, quando un uomo con l’errore e l’eresia diffonde falsità e con la volontà aderisce al male, perde la propria dignità. Certo non perde la propria natura umana, che è inalienabile, ma perde la propria dignità e diventa peggio delle bestie. Un uomo che commette il crimine non è più garantito dalla dignità della persona umana, perché ha prostituito le sue facoltà dicendo il falso e facendo il male. Dunque non può essere preservato dalla pena, anche di quella capitale. Anzi nel subire in espiazione dei propri peccati la pena capitale, il criminale ritrova la propria dignità.
Se la pena fosse sempre per la riabilitazione del colpevole e mai ammissibile come castigo del male, allora Dio sarebbe un criminale, perché con l’inferno punisce qualcuno che è impossibile rieducare. E qui viene spontaneo il riferimento all’omelia di Papa Francesco in occasione del Te Deum di fine anno, letta dal Card. Re, per cui, cercando un senso nel dramma della pandemia, non esiste un Dio cristiano cinico e spietato che castiga.
Papa Pio XII in un’allocuzione del 14 settembre 1952, riconfermando la dottrina e la prassi millenaria della Chiesa cattolica sull’argomento della pena di morte ebbe a dire che: “E’ riservato al pubblico potere privare il condannato del bene della vita, in espiazione del suo fallo dopo che col suo crimine, si è spogliato del diritto alla vita”.
Come si fa a sostenere, allora, che la pena di morte sia ingiusta per se stessa, quando il comandamento ‘non uccidere’ ha valore assoluto solo “quando si riferisce alla persona innocente” (cfr. n. 56-57 di Evangelium vitae)?
Un caro saluto
Gianmario
Risposta del sacerdote
Caro Gianmario,
1. è vero che in passato la Chiesa ha sostenuto la legittimità della pena di morte, sebbene non sempre perché nei primi secoli era contraria.
Tuttavia non l’ha fatto semplicemente per espiare il male compiuto dal malfattore ma all’interno del principio della legittima difesa.
Nel Catechismo Romano del Concilio di Trento ecco come si è espressa: “Rientra nei poteri della giustizia condannare a morte una persona colpevole. Tale potere, esercitato secondo la legge, serve di freno ai delinquenti e di difesa agli innocenti. Emanando una sentenza di morte i giudici non soltanto non sono colpevoli di omicidio, ma sono esecutori della legge divina che vieta appunto di uccidere colpevolmente. Fine della legge, infatti, è tutelare la vita e la tranquillità degli uomini; pertanto i giudici, che con la loro sentenza puniscono il crimine, mirano appunto a tutelare e a garantire, con la repressione della delinquenza, questa stessa tranquillità della vita garantita da Dio. Dice Davide in un Salmo: “Sterminerò ogni mattino tutti gli empi del paese, per estirpare dalla città del Signore quanti operano il male” (Sal 100,8)” (n. 328).
2. Prima di Papa Francesco, anche Giovanni Paolo II si era espresso in termini contrari. Parlando a Saint Louis (Missouri, Stato Uniti) e cioè in una nazione la cui popolazione era in stragrande maggioranza favorevole alla pena di morte, ha riassunto la nuova sensibilità con queste parole: “La dignità della vita umana non deve essere mai negata, nemmeno a chi ha fatto del grande male. La società moderna possiede gli strumenti per proteggersi, senza negare ai criminali la possibilità di ravvedersi. Rinnovo quindi l’appello… per abolire la pena di morte, che è crudele e inutile” (29.1.1999).
Con queste parole il santo Papa giustificava la prassi precedente perché la società non possedeva strumenti adeguati per proteggersi.
Dal momento che oggi tali mezzi ci sono, non si può invocare il principio della legittima difesa.
3. Papa Francesco con un Rescritto del 1 agosto 2018 ha comandato di sostituire così il n. 2267 del CCC: “Per molto tempo il ricorso alla pena di morte da parte della legittima autorità, dopo un processo regolare, fu ritenuto una risposta adeguata alla gravità di alcuni delitti e un mezzo accettabile, anche se estremo, per la tutela del bene comune.
Oggi è sempre più viva la consapevolezza che la dignità della persona non viene perduta neanche dopo aver commesso crimini gravissimi. Inoltre, si è diffusa una nuova comprensione del senso delle sanzioni penali da parte dello Stato.
Infine, sono stati messi a punto sistemi di detenzione di efficaci, che garantiscono la doverosa difesa dei cittadini, ma, allo stesso tempo, non tolgono al reo in modo definitivo la possibilità di redimersi.
Pertanto la Chiesa insegna, la luce del Vangelo, che la pena di morte è inammissibile perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona”.
4. Rimane un ultimo problema, quello della dignità della persona umana.
San Tommaso, come tu hai voluto ricordare, sostiene che con il peccato uno degrada se stesso. Ecco le sue testuali parole: “Col peccato poi l’uomo abbandona l’ordine della ragione: egli perciò decade dalla dignità umana, che consiste nell’essere liberi e nell’esistere per se stessi, degenerando in qualche modonell’asservimento delle bestie, che implica la subordinazione all’altrui vantaggio. Così infatti si legge nella Scrittura: “L’uomo non avendo compreso la sua dignità, è sceso a livello dei giumenti privi d’intelligenza, e si è fatto simile ad essi” (Sal 48,21) e ancora: “L’insensato sarà lo schiavo di chi è saggio” (Pr 11,29). Perciò sebbene uccidere un uomo che rispetta la propria dignità sia cosa essenzialmente peccaminosa, uccidere un uomo che pecca può essere un bene, come uccidere un animale: infatti un uomo cattivo, come insiste e dice il Filosofo, è peggiore e più nocivo di una bestia” (Somma teologica, II-II, 64, 2, ad 3).
5. Ho sottolineato l’espressione in qualche modo perché con queste parole San Tommaso introduce una distinzione tra l’essere e l’agire.
Certo, nell’agire il malfattore non si è comportato secondo la dignità della persona umana, ma si è degradato.
Tuttavia la sua anima è sempre ad immagine di Dio. È infatti sostanza spirituale dotata di intelletto e volontà, a somiglianza di Dio che è purissimo spirito ed è pensiero e amore.
Per quanto nel suo agire si comporti peggio di un animale, tuttavia non diventa mai un animale. Rimane sempre una persona umana, alla quale Dio vuole donare, nonostante i suoi peccati, la pienezza della sua vita divina.
6. Degradata nel suo agire, giustamente la si mette in stato di fermo e di pena sia per difendere la società sia per la sua personale redenzione.
Ma la pena di morte in quanto tale non rimedia a nulla.
A distanza di un anno dal tuo scritto, contraccambio gli auguri di ogni bene per il Santo Natale e per l’anno nuovo 2022
Ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo