Questo articolo è disponibile anche in:
Italiano
Portoghese
Quesito
Buongiorno!
Mi può dire approfonditamente il motivo del perché l’atto impuro è peccato?
La ringrazio
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. innanzitutto per evitare equivoci è necessario precisare che cosa s’intende per peccato.
Molti, soprattutto tra i non credenti, hanno un concetto legalistico del peccato.
Se domandi loro che cos’è il peccato, ti rispondono che per la religione e la Chiesa è una cosa proibita.
Se chiedi loro perché è una cosa proibita, non sapranno risponderti.
Qualcuno poi comincerà a dire che la Chiesa è retriva, è indietro, non sta al passo coi tempi e che proprio per questo c’è sempre meno gente che crede…
2. Sant’Agostino invece ti direbbe che il peccato è un allontanarsi da Dio ed è un rapportarsi disordinato nei confronti delle creature (“aversio a Deo et conversio ad creaturas”, De Civitate Dei, 12, 6).
In altre parole è la perdita della presenza di Dio nell’anima.
3. Chi vive in grazia di Dio nell’osservanza piena dei suoi comandamenti, qualora commette un peccato mortale, avverte subito di perdere la presenza e la comunione con Dio.
4. Chi non ha mai vissuto l’esperienza della grazia di Dio, non sa di che cosa si stia parlando.
A costoro verrebbe da rispondere con le stesse parole di Rudolf Otto, un grande studioso del sacro, il quale all’inizio della sua opera più importante Il sacro, invita “il lettore a rievocare un momento di commozione religiosa e possibilmente specifica”.
Prosegue dicendo: “Chi non può farlo o chi non ha mai avuto di tali momenti è pregato di non leggere più innanzi. Perché è difficile parlare di conoscenza religiosa a colui che può ricordare i suoi primi sentimenti dell’età pubere, i propri disturbi digestivi, o, magari i suoi sentimenti sociali, ma non già i sentimenti spiccatamente religiosi” (R. Otto, Il sacro, p. 19).
Così è difficile parlare di esperienza di grazia e di comunione con Dio con chi non l’ha mai vissuta. Non sa di che cosa si tratta.
5. Eppure senza dubbio è l’esperienza più importante, più alta e più preziosa di una persona umana.
6. Fatte queste premesse, posso girare la tua domanda in questo modo: perché l’atto impuro separa da Dio?
Come prima risposta potrei dirti: perché si sente che avviene così.
Evidentemente lo sente chi vive l’esperienza della grazia.
In secondo luogo separa da Dio perché altera in maniera arbitraria il disegno santificante di Dio sulla sessualità e sull’amore umano.
Lo altera nel nucleo più intimo di una persona.
La sessualità infatti non è qualcosa di puramente biologico, come avviene negli stati inferiori di vita, ma a che fare con una delle disposizioni più profonde della persona, l’inclinazione a farsi dono, a vivere con un altro, anzi, a vivere per un altro.
7. L’atto impuro è tutto il contrario del mettersi in gioco, del farsi dono, del vivere con un altro, anzi per un altro.
Proprio per questo viene chiamato “atto impuro”.
Ed è proprio per questo che un documento del Magistero della Chiesa intitolato Persona humana dichiara che con un simile atto “l’uomo si allontana da Dio e perde la carità” (PH 10), e cioè perde la grazia.
8. Come si può ben vedere, questo giudizio non viene emesso in riferimento all’onestà di una persona e ai suoi rapporti con la società, che possono essere ottimi anche con la presenza di atti impuri, ma nella relazione dell’uomo con Dio.
È un giudizio o una valutazione di carattere essenzialmente teologico.
Con questo s’intende dire che l’atto impuro separa da Dio.
Proprio in questo consiste la sua gravità: fa perdere la grazia.
Il minimo che si possa dire è che non si tratta di un atto virtuoso e tantomeno di una buona disposizione per fare la Santa Comunione!
9. Va aggiunto che anche sotto il profilo puramente naturale e psicologico qualsiasi persona, a meno che non sia deviata sotto il profilo morale o soffra di qualche grave disturbo psichico, avverte qualcosa di sbagliato nell’atto impuro. Prova un sentimento di disagio, di malessere, di vergogna.
Tale sentimento non è indotto dalla fede cristiana o da un certo tipo di educazione. Tutti ce l’hanno da se stessi.
Si tratta di un dato derivante dalla natura, prima che dalla cultura o dalla fede.
È stato rilevato infatti che “non si può tacere che la masturbazione non è nota in tutte le culture, non essendo presente in ambienti dove esistono forti stimoli all’integrazione precoce dell’io e all’assunzione di responsabilità sociali e familiari; per cui non si può affermare che la masturbazione sia una fase obbligatoria della vita” (A. Dedé, Gesti e parole espressivi dell’io, educazione alla maturità sessuale, pp. 120-12).
10. Il menzionato documento del Magistero della Chiesa Persona humana osserva infine che “il senso morale dei fedeli afferma senza esitazione che la masturbazione è un atto intrinsecamente e gravemente disordinato.
La ragione principale è che, qualunque ne sia il motivo, l’uso deliberato della facoltà sessuale, al di fuori dei rapporti coniugali normali, contraddice essenzialmente la sua finalità. A tale uso manca infatti la relazione sessuale richiesta dall’ordine morale, quella che realizza in un contesto di vero amore l’integro senso della mutua donazione e della procreazione umana. Soltanto a questa relazione regolare dev’essere riservato ogni esercizio deliberato della sessualità” (PH 9).
È interessante quel senza esitazione. Verrebbe da dire che si tratta di una percezione morale immediata, nota a tutti.
Se non lo fosse, non si capirebbe perché, compiuto in pubblico, si viene condannati per atti osceni.
Tutti, anche se non riescono a dirlo con le parole, percepiscono che la sessualità è fatta per altro, per qualcosa di più alto.
E che, della sessualità, quel gesto è solo una profanazione. È tutto il contrario di un atto di amore puro.
Ti ringrazio del quesito che ha permesso di ribadire nozioni particolarmente importanti.
Ti auguro ogni bene, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo