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Quesito

Caro Padre Angelo,
perché Gesù nella Passione si è lasciato frustare, ferire, maltrattare fino alla morte, senza reagire? Sono certo che sia stato un atto di amore, ma non capisco. 
Vorrebbe per favore aiutarmi a comprendere come nel comportamento di Gesù si celi l’infinito amore di Dio?
La ringrazio tanto, sia lodato Gesù Cristo.
Paolo


Risposta del sacerdote

Caro Paolo, 
1. c’è un versetto della Sacra Scrittura che risponde pienamente alla tua domanda.
Lo troviamo nella versione della Volgata in Isaia 53,7: “Oblatus est quia ipse voluit, et non aperuit os suum”, in Italiano “fu sacrificato perché lo volle, e non aprì la sua bocca”.
La traduzione della CEI, fatta dall’ebraico, si distacca in parte da questa versione e scrive: “Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca”.
Tuttavia, nel si lasciò umiliare, viene riconosciuta la libertà del Messia il quale avrebbe potuto opporsi, ma non lo volle perché era venuto proprio per l’espiazione, per la redenzione.

2. L’arresto di Gesù, la sua passione e la sua morte non furono un incidente di percorso.
Tutto avvenne perché Egli l’ha voluto.

3. Il Vangelo di Giovanni lo manifesta in maniera molto chiara.
Al momento dell’arresto nell’orto degli ulivi, Gesù chiese a coloro che erano andati per arrestarlo “Chi cercate?”. Essi risposero: “Gesù Nazzareno”.
“Appena disse: sono io! indietreggiarono e caddero a terra” (Gv 18,6).

4. Sant’Agostino commenta: “Dove sono ora la coorte dei soldati e le guardie dei grandi sacerdoti e dei farisei? Dov’è il terrore che doveva essere prodotto da tutto quel dispiegamento di forze?
È bastata una voce che ha detto: sono io! A colpire, senza alcun dardo, a respingere e ad atterrare tutta quella folla inferocita dall’odio e terribilmente armata.
Nella carne infatti si nascondeva Dio. (…)
Sono io: perché non lo presero, ma indietreggiarono e caddero a terra se non perché così volle colui che poteva tutto ciò che voleva?
In verità però, se egli non si fosse mai lasciato prendere, essi certamente non avrebbero potuto compiere ciò per cui erano andati, ma nemmeno lui avrebbe potuto effettuare ciò per cui era venuto.
Essi lo cercavano nella loro crudeltà per metterlo a morte; egli cercava noi per salvarci con la sua morte.
Egli ha dato una prova della sua potenza a coloro che invano hanno tentato di arrestarlo; lo prendano ormai, affinché egli possa compiere la sua volontà per mezzo di essi che lo ignorano” (Commento al Vangelo di Giovanni 112,3).

5. Il beato padre Giuseppe Girotti a commento del “fu sacrificato perché lo volle” scrive: “Si spiega ora con qual cuore generoso, con quanto entusiasmo il Messia subisca per noi ogni sorta di tormenti: con piena libertà, con somma mansuetudine permette che lo si strazi, lo si uccida, senza che si difenda, senza opporre la più piccola resistenza. (…).
La pecora non recalcitra, ma segue spontaneamente chi la conduce, perché non sa che l’attende il macello, lo scannatoio; il Messia subirà anche egli con la stessa prontezza i maltrattamenti, pur sapendo quali e quanti fossero e a quale tremenda morte mettessero capo.
Lui, mansueto e silenzioso come una pecorella al macello, soffre pazientemente il martirio per espiare i nostri mali con la sua immolazione”.

6. in quel “fu sacrificato perché lo volle” racchiuso tutto il suo amore per noi.
La liturgia della Chiesa nella preghiera eucaristica lo recepisce bene e si esprime così: “Egli, consegnandosi volontariamente alla passione,…”.

7. Era questo il motivo per cui alcuni santi, tra i quali mi piace menzionare il nostro Santo padre Domenico, al momento della consacrazione piangevano.
Non rimanevano insensibili di fronte a tanto amore e a tanta mansuetudine.
E nello stesso tempo a tanta ingratitudine da parte nostra.

Ti benedico, ti auguro ogni bene e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo