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Quesito
Caro Padre Angelo,
ha letto il libro del matematico Piergiorgio Odifreddi, il quale ritiene che il cristianesimo e ancor di più il cattolicesimo, siano argomenti per decerebrati, che fanno solo comodo agli uomini di chiesa, ma non hanno nessun fondamento storico, soprattutto le interpretazioni e la dogmatica creata dalla chiesa nel corso della sua storia.
Mi piacerebbe un suo giudizio ma soprattutto una sua smentita di queste teorie che stanno prendendo piede nell’ambito culturale odierno.
grazie
Roberto R.
Risposta del sacerdote
Caro Roberto,
la risposta che do alle argomentazioni del matematico è duplice.
1. La prima: la matematica in maniera indiscussa è una scienza. Ma non è l’unica scienza, e cioè l’unico sapere degli uomini.
Già il vecchio Aristotele diceva che ci sono tre modi di conoscere la realtà.
a)Il primo è quello che la giudica dai suoi avvenimenti, dal come si svolgono, dal chi vi partecipa. Questo è il modo comune di conoscere al quale tutti si attengono quando si scambiano notizie, informazioni, quando vanno a vedere una partita, quando nei tribunali e nei processi si vuole conoscere chi è stato, che cosa ha fatto, per quali intenzioni ha agito, quali siano state le circostanze dell’azione.
In questo primo modo di sapere (o fare scienza) la matematica non c’entra per nulla.
b) Il secondo modo di fare scienza è quello della matematica e scienze affini. Si vuole conoscere la realtà sotto una particolare angolatura che è quella della quantità, del calcolo…
c) Vi è un terzo modo di porsi di fronte alla realtà, e si interroga sul perché delle cose: ad esempio perché viviamo, qual è il senso del dolore, qual è il senso della vita presente, perché sposarsi, perché lavorare, perché essere religiosi…
Questo terzo modo di sapere, con criteri rigorosi, appartiene alla cosiddetta metafisica.
Anche in questo terzo modo di sapere la matematica non c’entra nulla.
L’errore di fondo di Odifreddi è proprio questo: di assolutizzare il criterio della matematica, come se fosse l’unico modo di conoscere in maniera adeguata la realtà.
Come vedi, tutta la storia del pensiero, della filosofia, della morale va a farsi friggere. Così pure la teologia… tutta roba da decerebralizzati, e cioè da gente senza cervello.
L’errore di Odifreddi è così grave che lo si può paragonare al giudizio di un daltonico, che voglia descrivere i colori di un quadro. Come sai, il daltonico non percepisce tutti i colori, ma solo qualcuno. Il suo giudizio necessariamente sarà sfasato e nessuno andrebbe a consultarlo.
Odifreddi è come un cieco che dice: non esiste la luce, non ci sono i colori, perché non li vede.
Per questo Odifreddi non ha nessuna autorevolezza nell’ambito del pensiero. Sarà un bravo matematico, ma stia nella sua materia e non dica che non vi sono altri modi di conoscere il reale ad eccezione del suo.
I giornalisti televisivi gli hanno fatto propaganda. Ma io credo che lo invitino solo per avere davanti uno che faccia la parte dell’avvocato del diavolo.
2. La seconda riposta che darei a Odifreddi è questa.
Sant’Agostino, prima della conversione e sul momento della conversione non era certamente un uomo di Chiesa. Non aveva niente da difendere. Era semplicemente alla ricerca della verità. E la ricercava da pari suo. Dicono i suoi contemporanei che a Cartagine, quand’era studente, non era secondo a nessuno per intelligenza. Arrivato a Roma, appena ventenne, diedero a lui l’incarico di tessere un discorso all’imperatore. Non era dunque il primo stupido che passava per la strada. Dovranno passare ancora dieci anni prima della sua conversione e del suo Battesimo.
Era un decerebralizzato S. Agostino?
Sarebbe un’affermazione così grossolana che non si dovrebbe prendere neanche in considerazione.
E tutti gli artisti, i pittori, i musicisti cristiani erano e sono decerebralizzati?
E in Francia, quando accolgono all’Accademie Francaise le migliori intelligenze, e capita che vi accolgano anche dei pensatori cattolici, possiamo dire che in quel consesso di pensatori accolgono dei decerebralizzati?
Papa Woytjla, che indubbiamente è stato la più grande personalità dell’ultima parte del secolo ventesimo, che col suo impulso ha fatto crollare il comunismo e ha cambiato la storia del mondo, era un decerebralizzato?
Odifreddi non poteva cadere più in basso. Si squalifica da se stesso.
Bisognerebbe che questo matematico avesse il senso del limite e diventasse più umile, lui, che nel dare simili giudizi, mi pare così gnomo di fronte a veri giganti.
Ti ringrazio, caro Roberto, di avermi dato l’opportunità di puntualizzare questi concetti.
Ti assicuro il mio ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo