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maria_maddalenaI. – Meditiamo la mirabile vita di Maria Maddalena, la cui sublime figura è scolpita dallo spirito di Dio nel Vangelo. E contempliamola al convito del Fariseo, sotto la croce e al sepolcro.

Maria Maddalena gravata dal peso di molte colpe, con l’anima in fremito irrompe nella sala, dove siede a mensa Gesù; e fatta maggiore di sé dalla grazia di un pentimento amoroso, cade ai piedi del Salvatore e li bagna di lacrime e li asciuga con le sue trecce. Consacra a questo ministero di tenerezza e di espiazione gli ornamenti e incitamenti della sua vanità, e bacia e ribacia con labbra, state già immonde, i piedi divini e nel battesimo delle sue lacrime rifà vergine il cuore. Aveva ella fatto strazio del pudore, eccola ora pudica e fragrante di una carità immacolata. È una bellezza austera che ormai brilla attraverso al velo
del pianto. Ineffabilmente tenera, in fuoco di amore, mira e rimira Gesù, l’amante divino, che dice: Le sono rimessi molti peccati perché ella ha amato molto.

O felice amica di Gesù, tu lo udisti parlare delle illusioni della vita, della bellezza dell’anima, delle speranze del cielo; e fedele ai primi impulsi della grazia celeste che scintillava dagli occhi amabili di Gesù, corresti ai piedi suoi benedetti. Lì ti attendeva il Verbo fatto carne per conquistarti e farti eterna schiava delle sue tenerezze. O sublime femmina che inaugurasti la vita di adorazione, il riposo ai piedi del Verbo, il silenzio contemplativo nutricatore di ogni virtù, impetraci l’amore e il gusto del contemplare. Noi sentiremo allora, come te, sedarsi le procelle dell’anima ai piedi del Maestro divino, e nella coscienza rasserenata dal pianto, gusteremo le gioie del perdono di Dio.

II. – Maria Maddalena non abbandonò più Gesù, e al giorno del dolore si trovò accanto a lui. Ormai le creature hanno inchiodato il Figlio di Dio sulla croce, ove egli versa lacrime e sangue e pel genere umano colpevole s’immola alla giustizia infinita. A’ piedi della croce è Maria, la piena di grazia, Maria, la innocente, che accompagna la divina vittima nel suo sacrifizio. Ma allato alla Maria innocente è la Maria penitente. Eccola: ebbra di amarezza, disperata nel suo affanno, tende le braccia con occhio pieno di cruccio e di pianto. È la terribile amante. I suoi capelli ondeggiano, la sua veste e il suo velo sono negletti. È nella notte del dolore, e desolala geme ora sulla straziata carne del suo amore crocifisso, ora sulle lussurie e orgogli suoi che costarono all’uomo Dio tanto sangue. Sotto il velo delle tenebre, nell’orrore della natura, si tragitta affannosa dalla Vergine alla Croce, dalla Croce alla Vergine e abbraccia i piedi trafitti del suo Gesù. Quale gemito di lei alla morte dei Redentore! quale onda di pianto!

Sublime amante! la notte del tuo affanno ti fece apparire grande. Dopo la Vergine, Madre di Dio, nessuno fu più colmo di amaritudine, nessuno sorpassò il tuo dolore. Quando fu aperto il fianco del Crocifisso, e uscì il sangue e l’acqua, tu accogliesti con fremiti l’onda di vita e fosti aspersa, ribattezzata. Tu rappresentasti noi peccatori sulla cima del Golgota, fosti il tipo dei colpevoli che si rifanno belli nel sangue della Vittima santa. Terribile amante del Dio crocifisso, impetraci la grazia di un pentimento amoroso, l’amore alla croce, la tenerezza a Maria, di cui fosti custode gelosa e passionata amatrice.

III. – Maria Maddalena non aveva abbandonata la croce, non si allontanò dal sepolcro. L’amore la tirava là, dove era riposto il suo tesoro. Di gran mattino va con le amiche al sepolcro, vuole rivedere i piedi di Gesù, imbalsamarli, adorarli. Corre furente di angoscia, ebbra di spasimo; vede gli angioli che parlano di lui redivivo e non dà mente, vede l’ortolano dietro la palma e a lui domanda se lo ha tolto e dove lo ha posto. Nè gli uomini, nè gli angioli ponno calmare l’affanno di quest’anima immensa, nella quale il dolore e l’amore fanno come una tempesta. Gesù che è vicino a lei la commisera e a lei dice: Maria; e Maria a lui: Maestro mio. Ecco: in due parole si sono intesi e la procella dell’amore accorato è sedata. Non volere toccarmi, corri, annunzia ai fratelli ch’io son risorto. Povera amante! quanto hai sospirato il diletto che attraverso alla croce e alla tomba era ito lungi da te! Quante lacrime effuse come sangue del cuore! Ma guarda, ora il tuo Crocifisso non è più sfigurato, è il giovane di eterna bellezza, la sua chioma erra ai raggi del sole, è nel mattino della sua gloria. Imprimiti nell’anima amante la sua figura; il divino amico tuo, lo sposo tuo ti ha comprato il cielo con la sua morte, ti vuole rediviva con sè alle sue nozze, ma ti lascerà ancora trent’anni a piangere sulla terra, a contemplare quel che vedesti. Il soffio della persecuzione ti spingerà fuori dell’amata tua Palestina, ti trarrà alle rive della Provenza, ti guiderà in una grotta, ove sarai sette volte al giorno dagli angioli levata in estasi alle visioni del cielo a contemplare Gesù in gloria, quel Gesù che ti trarrà a sè e ti renderà alla terra per compiacenza di vederti versare alle memorie del Calvario larga onda di pianto. Quando sentirai avvicinarsi il termine della vita, volerai sull’ale degli angioli a1 margine della via Aurelia, prenderai dalle mani del santo Vescovo Massimino il viatico del corpo e del sangue di Gesù, e nell’ineffabile abbracciamento del tuo diletto, per èmpito e per ebbrezza di amore ti sentirai venir meno e velando gli occhi come a un dolce sonno, ti desterai in paradiso a’ piè di Gesù, e questa volta per sempre.

O Maddalena! noi ti ringraziamo dell’esempio che ci lasciasti dell’amore penitente, ti ringraziamo dei balsami effusi ai piedi e sul capo di Gesù, ti ringraziamo delle cure pietose onde fosti larga alla divina Maria, ti ringraziamo dell’amorosa ombra che facesti sempre all’Ordine Gusmano custode della tua santa grotta. Abbassa oggi e sempre lo sguardo pieno di amore sopra di noi. Insegnaci a vivere e a morire come vivesti e moristi tu.