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Quesito

Sono un Anestesista Rianimatore cattolico ed ovviamente mi astengo dalle mie prestazioni per le interruzioni volontarie di gravidanza, tuttavia nel nuovo ospedale in cui lavoro da poco tempo ho saputo che una parte dei colleghi si astiene anche dalle visite anestesiologiche alle donne che decidono di interrompere la gravidanza visite nelle quali si valutano gli esami ematochimici e si raccoglie una anamnesi sulle patologie e sulle pregresse anestesie. Visite che vengono inserite durante altre visite anestesiologiche per altri tipi di chirurgia. Come pensate ci si debba comportare? Personalmente ne ho effettuate alcune perchè pensavo fosse il mio dovere farle ed ho cercato di dire qualche parola che le potesse far riflettere.
Ringraziandovi attendo risposta.


Risposta del sacerdote

Gentile Anestesista,
Si può applicare anche alle visite anestesiologiche alle donne che decidono di interrompere la gravidanza quanto la Donum Vitae dice delle diagnosi prenatali compiute per abortire.
Ecco dunque che cosa insegna il Magistero della Chiesa: “La donna che richiedesse la diagnosi con l’intenzione determinata di procedere all’aborto nel caso che l’esito confermi l’esistenza di una malformazione o anomalia, commetterebbe un’azione gravemente illecita.
Parimenti agirebbero in modo contrario alla morale il coniuge o i parenti, o chiunque altro, qualora consigliassero o imponessero la diagnosi alla gestante con lo stesso intendimento di arrivare eventualmente all’aborto.
Così pure sarebbe responsabile di illecita collaborazione lo specialista che nel condurre la diagnosi e nel comunicare l’esito contribuisse volutamente a stabilire o a favorire il collegamento tra diagnosi prenatale e aborto” (Donum Vitae I,2).
La visita anestesiologica è una forma di diagnosi che permette ad una donna, già determinata a compiere aborto e già ricoverata in struttura ospedaliera in attesa di abortire, di poterlo compiere senza particolare complicanze.
Siccome l’aborto diretto è sempre un atto intrinsecamente immorale e pertanto mai lecito, tutto quanto coopera espressamente a questo esito è inacettabile.
Nell’aborto intervengono sempre molte persone, che vi partecipano a vario titolo.
In teologia morale i collaboratori o cooperatori al male vengono indicati sotto varie forme.
I collaboratori attivi (o positivi) sono i seguenti: il mandante, il consulente, il consenziente, l’adulatore, il ricettatore, il partecipante.
I collaboratori negativi sono: il mutus (tace) il non obstans (non pone ostacolo), il non manifestans (non denuncia).
Ebbene, l’anestesista è chiaramente un partecipante. E pertanto il nostro Anestesista fa bene a fare obiezione di coscienza.
Chi invece fa le visite anestesiologiche è un consulente.
Il consulente è colui che con il suo consiglio spinge un altro a recar danno a un terzo: nel nostro caso chi fa una visita anestesiologica compie azioni preliminari che hanno come obiettivo l’aborto, e di fatto induce a compiere un’azione a danno del bambino che viene ucciso.
Ma anche nel caso in cui il consulente concluda che non vi sono le disposizioni per abortire, di fatto si è prestato al tentativo di commettere un male.
Pertanto, gentile Anestesista, imiti i suoi colleghi che hanno fatto obiezione di coscienza anche alle visite anestesiologiche.
Lei dice che compiendo queste visite ha avuto la possibilità di poter dire un’ultima parola alla donna che ha volontà di abortire. Ma non si può fare il male con la speranza di poter compiere anche del bene.
La buona parola la può dire anche senza prestarsi alle visite anestesiologiche.

La ringrazio della fiducia riposta nel nostro sito.
Le assicuro per il suo compito e per la sua testimonianza il mio sostegno nella preghiera e la benedico. Padre Angelo Bellon, o.p.