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Quesito
Caro padre Angelo,
la ringrazio innanzitutto per il servizio che ci rende con competenza e spirito di Carità.
Vorrei sottoporle un altro quesito sulla confessione di ordine, per così dire, pratico.
Prima di confessarmi esamino al meglio che posso la mia coscienza e quindi entro in confessionale con l’intenzione di dire ogni peccato (di cui ricordo) al confessore, senza nulla tacergli.
Capita però, talvolta, che il sacerdote non mi lasci finire; forse ciò accade perchè interpreta i miei silenzi tra un peccato confessato e il successivo come se avessi terminato, oppure perchè ha fretta o chissà cos’altro…
Il fatto è che mi manca il coraggio di dire che non ho finito, così vengo assolto senza aver detto tutto quello che dovevo (e VOLEVO).
A questo aggiungo che mi accosto alla Comunione comunque e il problema è proprio questo: compio peccato se vengo assolto senza aver confessato tutti i miei peccati e se mi accosto così al Santissimo? Senza che, ripeto, siano queste le mie intenzioni, ma perchè vengo anzitempo interrotto dal sacerdote.
La ringrazio per la risposta.
Il Signore la benedica.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. sono contento che ti prepari con coscienziosità al grande momento della Confessione sacramentale.
Ti accosti a Cristo, attraverso la mediazione della Chiesa, per la remissione dei tuoi peccati, per la purificazione e santificazione della tua anima.
2. Vengo adesso al tuo problema.
Se i peccati che non riesci ad accusare sono peccati gravi, allora devi mettere ordine nella confessione.
Se questi peccati tu li tieni per la fine della confessione, allora, conoscendo come si comporta il confessore, non puoi stare tranquillo.
Quando ci si confessa bisogna esporre prima i peccati gravi o mortali, perché questi costituisconosempre materia necessaria.
Confessati i peccati mortali, poi si passa ai veniali, che costituiscono materia libera.
3. Se tu cominci dai peccati veniali e tra l’accusa di un peccato e l’altra lasci passare del tempo come se dovessi andare alla ricerca di qualcosa che non hai in mente, allora il sacerdote giustamente taglia corto, pensando che vi sia solo qualche altra venialità.
4. In ogni caso, se tu hai dei peccati gravi, anche se il sacerdote comincia ad andare avanti, tu con cortesia devi fermarlo e dirgli che hai dei peccati gravi.
5. Se il sacerdote non ti lasciasse finire, allora tu dovrai confessare quei peccati in una successiva confessione, perché l’accusa dei peccati gravi è di diritto divino (istituzione divina) e la Chiesa non può dispensare.
6. Che l’accusa dei peccati gravi sia di diritto divino l’ha dichiarato il Concilio di Trento e successivamente diverse volte anche il Magistero della Chiesa.
È di diritto divino implicito, perché esplicitamente Nostro Signore non ha detto di fare un’accusa integra.
Ma dalle parole che ha usato quando ha istituito il sacramento della riconciliazione o penitenza: “A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati” (Gv 20,23) si evince che ha legato il suo perdono al perdono della Chiesa, anzi al giudizio della Chiesa.
Ha detto infatti: a chi perdonerete e a chi non perdonerete… C’è dunque un giudizio che la Chiesa deve emettere.
Ma questo giudizio non può essere adeguato se non vi è la conoscenza dei peccati commessi e delle disposizioni del soggetto.
Ecco perché si dice che è di diritto divino implicito.
7. Ne segue che tu, consapevole di questo tuo modo di fare e anche dell’abitudine del sacerdote, non puoi fare tranquillamente la Comunione.
C’è una tua corresponsabilità in queste confessioni non è integre.
Sempre supposto che tu abbia dei peccati gravi da accusare.
8. Se invece si tratta solo di peccati veniali, stai tranquillo se il sacerdote taglia corto. Lascialo procedere nel darti i consigli, la penitenza da compiere e l’assoluzione.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo