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Quesito
Caro Padre Angelo,
La ringrazio della sua dedizione. Avrei molti argomenti da trattare, ma il primo di tutti riguarda il sacramento della riconciliazione. Secondo me, detto in parole povere, sarebbe più che opportuno offrire alle donne la possibilità di confessarsi…con altre donne. Magari potrebbe trattarsi di una categoria particolare di persone consacrate. In fondo se i sacerdoti sono il tramite fra l’uomo e Dio in Cristo, perché una suora o una monaca non potrebbe diventare il ponte fra le donne e i sacerdoti nella confessione? Io personalmente credo in questo sacramento e non ho nulla contro i preti confessori, anzi, ma ritengo che la mia idea forse un po’ rivoluzionaria porterebbe almeno 3 grandi vantaggi:
1) avvicinare al sacramento della confessione donne cristiane appartenenti a quelle culture che non approvano un incontro tanto intimo e riservato tra una donna e un estraneo, anche se sacerdote
2) abbattere quell’inevitabile senso di pudore talvolta invalidante nei confronti di una confessione veramente integrale, si pensi ad esempio alle difficoltà che può sperimentare una ragazzina nel confessare ad un uomo molto più grande di lei di aver compiuto atti impuri…
3) creare quel particolare clima di confidenza fra donne che potrebbe andare oltre il sacramento in senso stretto, inducendo le donne ad essere costanti e gioiose nella vita pastorale, e ad essere, a loro volta, oltre che più coinvolte più coinvolgenti magari coi propri familiari. Le "confessatrici" potrebbero agire in alternativa e parallelamente ai normali preti confessori, ai quali esse presenterebbero i peccati a loro confessati affinché vengano rimessi.
A livello scritturale e dottrinale non mi sembra ci siano impedimenti alla realizzazione di quanto accenno. Alle donne resterebbe ovviamente la scelta di rivolgersi qualora lo preferiscano direttamente al loro parroco o ad altro prete per la confessione, come avviene attualmente.
Mi scuso se posso essere sembrata superba o superficiale nel pensare di "completare" le modalità in cui la chiesa offre un sacramento. Si tratta, ovviamente, soltanto di una mia semplice idea, venutami per esperienza personale e di amiche, ed esposta a lei per mia curiosità su un suo parere.
Spero a presto.
Cordiali saluti,
Marianna
Risposta del sacerdote
Cara Marianna,
1. la tua domanda, apparentemente innocua, rimanda a questioni notevoli.
Anzitutto a che cosa sia il peccato.
Quando Gesù ha detto al paralitico: “Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati”, la gente lì presente mormorò in cuor suo: “Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?” (Mc 2,7)
Il peccato è essenzialmente un’offesa fatta a Dio. Pertanto solo Dio lo può perdonare.
Dio si è incarnato proprio per portare agli uomini il perdono dei peccati. Tant’è che dopo la guarigione strepitosa del paralitico intimamente connessa con la remissione dei peccati, il Vangelo annota: “Le folle, vedendo questo, furono prese da timore e resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini” (Mt 9,8).
La Bibbia di Gerusalemme osserva: “Notare il plurale: Matteo pensa indubbiamente ai ministri della Chiesa, che hanno ricevuto questo potere da Cristo (Mt 18,18)”.
2. Il potere di rimettere i peccati è pertanto un potere divino.
Gesù Cristo questo potere l’ha donato agli Apostoli e questi l’hanno donato ai loro successori (i vescovi) e ai loro collaboratori (i presbiteri) attraverso un gesto fisico: l’imposizione delle mani.
Sicché i nostri sacerdoti rimettono i peccati non perché siano più capaci degli altri, ma perché hanno ricevuto questo potere divino.
3. Di fatto Gesù Cristo avrebbe potuto trasmettere questo potere anche alle donne. Non lo ha fatto.
E la Chiesa ritiene di non essere stata autorizzata da Cristo a trasmettere questo potere alle donne.
Giovanni Paolo II nella lettera Apostolica Ordinatio sacerdotalis, 22.5.1994 ha affermato: “Benché la dottrina circa l’ordinazione sacerdotale da riservarsi soltanto agli uomini sia conservata dalla costante e universale tradizione della chiesa e sia insegnata con fermezza dal magistero nei documenti più recenti, tuttavia nel nostro tempo, in diversi luoghi la si ritiene discutibile, o anche si attribuisce alla decisione della chiesa di non ammettere le donne a tale ordinazione un valore meramente disciplinare.
Pertanto, al fine di togliere ogni dubbio su di una questione di grande importanza, che attiene alla divina costituzione della chiesa, in virtù del mio ministero di confermare i fratelli (cf. Lc 22,32), dichiaro che la chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della chiesa” (Ordinatio sacerdotalis, 22.5.1994).
L’espressione “in modo definitivo” rimanda all’infallibilità e all’irreformabilità del Magistero della Chiesa di cui parla il Concilio Vaticano II nella Lumen Gentium, n. 25.
4. Come vedi, non corrisponde al vero quanto mi scrivi: “A livello scritturale e dottrinale non mi sembra ci siano impedimenti alla realizzazione di quanto accenno”.
Ci troviamo di fronte ad un pronunciamento irreformabile e infallibile, poggiato sulla volontà di Cristo.
E ci troviamo di fronte alla “costante e universale tradizione della chiesa… insegnata con fermezza dal magistero”, come dice Giovanni Paolo II.
5. Ma c’è forse un equivoco di fondo che ti ha portato a simile conclusione.
Tu sembri domandarti: dal momento che ci sono donne che fanno le psicologhe, e lo fanno molto bene, perché non ci dovrebbero essere anche quelle che tu chiami confessatrici?
Ebbene, il ruolo dello psicologo non è lo stesso del confessore.
Lo psicologo è chiamato a capire il paziente, ad entrare in una certa sintonia con lui, a proporgli alcune soluzioni per i suoi problemi.
È chiaro che una donna può capire meglio i problemi di un’altra donna e che una ragazza si possa sentire maggiormente a proprio agio con una donna piuttosto che con un uomo.
6. Ma il compito del confessore non è principalmente questo.
In confessione non ci si va a confidare, anche se nulla vieta che nel corso della confessione ci si possa anche confidare, ma a confessare, e cioè ad accusare per ricevere il perdono di Dio.
Non si richiede che il confessore sia uno psicologo patentato, ma che abbia misericordia e scienza per poter assolvere dai peccati in nome di Dio e sappia indicare i rimedi opportuni per la loro emendazione in vista della conversione e della santità di vita.
7. Sicché, cara Marianna, lasciamo ad ognuno il proprio mestiere.
Dal confessore si va per la remissione dei peccati, per la purificazione e santificazione della propria anima.
Dallo psicologo o dalla psicologa per altri motivi.
Ti ho esposto la dottrina della Chiesa, alla quale aderiamo come alla dottrina di Gesù Cristo.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo