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Quesito

Caro Padre Angelo,
mi chiamo …, ho 30 anni e sento forte l’esigenza di dare una direzione chiara alla mia vita. 
Da tempo mi sto interrogando sulla vocazione sacerdotale, anche se non ho ben chiaro che “abito” dare al mio sacerdozio. 
Mi piacerebbe vivere in una dimensione di consacrazione religiosa, e per questo sto valutando diversi ordini, tra i quali quello domenicano che ho conosciuto proprio grazie al sito “un domenicano risponde”. 
A questo proposito, ho alcune domande da porLe in merito a due elementi del carisma domenicano.
In cosa consistono lo studio e la contemplazione? Vorrei capirci qualcosa di più.
Grazie per la disponibilità, confido nella sua preghiera per il mio discernimento.
Dio la benedica


Risposta del sacerdote

Carissimo,
sono lieto di presentarti lo studio come elemento essenziale e caratteristico della vita domenicana. Domani farò la stessa cosa per la contemplazione.

1. Ti riferisco come lo presentano le nostre costituzioni.
Sebbene non proprio con queste parole, fanno notare che se la vita monastica si ritmava sul motto benedettino ora et labora, la vita nel nostro Ordine a motivo della sua finalità apostolica potrebbe essere compendiata così: prega, studia e predica.
Ecco le testuali parole:
“San Domenico, apportando una notevole innovazione rispetto al passato, volle che facesse parte della finalità del suo Ordine lo studio come strumento del ministero della salvezza. Egli stesso che portava sempre con sé il Vangelo di San Matteo e le lettere di San Paolo, inviò i suoi frati alle scuole del tempo e li mandò nelle città più importanti “affinché studiassero, predicassero e fondassero conventi”” (Libro delle Costituzioni e Ordinazioni – LCO – 76).

2. Sicché lo studio non è fine a se stesso, ma è ordinato a illuminare le menti, a infervorare il cuore degli uomini e – qualora ne fosse il caso – a portarli a conversione.
Per questo si legge: “Pertanto il nostro studio principalmente e con ardore deve soprattutto tendere a far sì che siamo di utilità alle anime del prossimo.
Attraverso lo studio i frati meditano nel loro cuore la multiforme sapienza di Dio e si preparano al servizio dottrinale della Chiesa e di tutti gli uomini. Ed è tanto più urgente il dovere che essi hanno di dedicarsi allo studio, in quanto, secondo la tradizione dell’Ordine, sono chiamati in modo speciale a coltivare negli uomini il desiderio di conoscere la verità” (LCO 77 § 1,2).

3. Viene poi precisato l’oggetto dello studio.
L’oggetto è Dio. Si precisa anche: alla luce di quello che Dio ha detto di se stesso.
Infatti vien detto: “Luce e fonte del nostro studio è Dio che … parla in Cristo” (LCO 78) il quale attraverso l’effusione dello Spirito e la mediazione della Chiesa rivela il mistero della volontà del Padre e illumina le menti di tutti gli uomini.
Più concretamente l’oggetto dello studio è “la rivelazione divina, il cui unico deposito è custodito dalla Tradizione e dalla Sacra Scrittura” e il cui “perenne valore pedagogico” insegna “a discernere le molteplici vie del Vangelo, anche nelle cose create, nelle opere e istituzioni umane e nelle stesse diverse religioni” (LCO 79).

4. Poiché nel ministero della parola i frati sono ministri di Cristo e della Chiesa devono “sentire cum Ecclesia” e sono chiamati a “far proprio il pensiero della Chiesa prestando ossequio alle varie forme nelle quali si esprime il Magistero, a cui è affidata l’interpretazione autentica della parola di Dio e, fedeli alla missione dell’Ordine, siano sempre pronti a prestare con particolare dedizione la propria collaborazione al magistero nella esplicazione dei suoi compiti dottrinali” (LCO 80).

5. Per comprendere in maniera corretta e sempre più profonda la divina rivelazione i domenicani sono esortati “ad applicarsi con diligenza allo studio degli scritti dei santi Padri e degli altri testimoni insigni del pensiero cristiano, i quali, utilizzando le diverse culture e la sapienza filosofica, si impegnarono a raggiungere una più profonda intelligenza della parola di Dio” (LCO 81) facendosi continuatori del loro pensiero.

6.  Non poteva a questo punto mancare il riferimento a San Tommaso, che per i domenicani è “insuperato modello e maestro” (LCO 82), “la cui dottrina viene raccomandata in modo singolare dalla Chiesa” e che “l’Ordine ritiene come patrimonio che esercita un fecondo influsso sulla vita intellettuale dei frati e le conferisce un proprio carattere” (Ib.).
Proprio per questo è caratteristica dei domenicani “un’attiva familiarità con i suoi scritti e del suo pensiero” (Ib.).

7. Infine viene sottolineato ciò lo studio conferisce alla santità di vita dei domenicani.
In splendida sintesi viene detto che “lo studio assiduo nutre la contemplazione, favorisce la pratica dei consigli evangelici con consapevole fedeltà, costituisce una forma di ascesi a motivo del perseverante e arduo sforzo che comporta, ed è infine un’eccellente osservanza regolare, in quanto elemento essenziale di tutta la nostra vita” (LCO 83).

8. È per questo che San Ludovico Bertrando che per moltissimi anni ha esercitato il servizio di maestri dei novizi era “premurosissimo di tenere i novizi occupati negli studi sacri avendo sperimentato che nell’Ordine nostro i più dotti erano anche i più timorati di Dio, i più amatori della cella, i più ritirati, i più sapienti in ogni loro impresa”.
Per i domenicani gli studi sacri sono un mezzo eccellente di contemplazione, vale a dire di unione con Dio.
Anzi molto spesso lo studio, soprattutto se verte su realtà sacre, è contemplazione in atto che illumina la mente e mette fuoco nel cuore.

9. Piace concludere con quanto Dante ha detto dei domenicani, che chiama agni della santa greggia a motivo del loro abito: “Questi sono gli agni della santa greggia u’ ben s’impingua se non si vaneggia”.
Afferma che tra loro ci si ingrassa, e cioè si diventa ricchi di dottrina e di santità se non ci si insuperbisce.

Con l’augurio, se è volontà di Dio, che il tuo abito sia questo, ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo