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Quesito

Rev. mo Padre Angelo,
nel rinnovarLe il mio grazie per il Suo straordinario impegno a servizio della fede, mi permetto di chiederLe un ulteriore intervento.
Mi piacerebbe leggere un Suo approfondimento sul tema del rapporto tra il sacramento della Confessione e la salvezza dell’anima.
Se male non ho capito, il pentimento, ed il desiderio almeno implicito di accedere alla Confessione, conducono verso una rinnovata comunione con Dio, che, sopraggiungendo prima della morte, dovrebbe permettere all’anima – pur in assenza di confessione – di godere della salvezza eterna.
La Confessione, tuttavia, è canale “esclusivo” per una piena comunione con la Chiesa, per l’accesso al sacramento della comunione, e per una reale espiazione del male commesso (espiazione che opera per i meriti del Signore).
Io – lo premetto “a scanso di equivoci” – provo un profondo amore per la Chiesa e per i Suoi Pastori, e soffro per ogni “distacco” da Essa.
Ma Le chiedo: a chi non nutre lo stesso affetto filiale per la Chiesa, come “spiegare” l’importanza del sacramento della confessione?
Il ragionamento che potrebbe essere proposto da chi non ne riconosce l’importanza potrebbe essere: beh, cosa mi importa della riconciliazione con la Chiesa, se ci sono “margini” per la salvezza della mia anima in virtù del mio solo personale pentimento?
Le chiedo un intervento sul tema in primo luogo, certamente, per avere io per primo le idee più chiare.
Ma anche perchè ho la sensazione che siano sempre di più coloro che – pur professandosi cristiani – rigettano la loro appartenenza alla Chiesa, secondo una logica del tipo “Gesù sì, Chiesa no” che io, francamente, reputo persino blasfema.
La ringrazio e Le assicuro la mia povera preghiera.
Antonio


Risposta del sacerdote

Caro Antonio,
1. è vero che la grazia può raggiungere il peccatore anche prima della Confessione sacramentale.
È sufficiente che vi sia un sincero pentimento.
Il Magistero della Chiesa insegna che “sebbene talvolta capiti che questo pentimento sia perfetto in forza della carità e riconcili l’uomo con Dio prima che si riceva effettivamente il sacramento; tuttavia la stessa riconciliazione non si deve ascrivere allo stesso pentimento senza il desiderio del sacramento che è incluso in esso” (DS 1677).

2. Ma il pentimento per essere sincero richiede non solo che ci si dispiaccia del male fatto, ma anche che si sia disposti a fare tutto quanto Dio ha stabilito per essere pienamente riconciliati con Lui.
Ora Dio ha stabilito che per ottenere la remissione dei peccati è necessario passare attraverso la Chiesa, attraverso il sacramento della riconciliazione: “A chi rimetterete i peccati saranno rimessi; e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi” (Gv 20,23)

3. Pertanto se non c’è il desiderio o proposito almeno implicito della confessione il pentimento non è vero.
L’assenza del proposito di confessarsi manifesta che la nostra volontà non si è ancora concordata con quella di Dio. E pertanto la grazia non ci raggiunge.

4. I motivi per cui Cristo chiede di passare attraverso la Chiesa e cioè attraverso il sacramento della riconciliazione sono tanti.
Io per ora te ne menziono uno.
Confessandosi alla Chiesa si prende coscienza del danno ecclesiale e sociale causato da ogni peccato. Il peccato infatti degrada non solo chi lo compie, ma anche tutta la Chiesa, anzi tutta l’umanità.
Poiché ogni persona è intimamente relazionata con le altre, “il peccato di ognuno si ripercuote in qualche modo anche sugli altri. È questa l’altra faccia di quella solidarietà che a livello religioso si sviluppa nel profondo e magnifico mistero della comunione dei santi, grazie alla quale si è potuto dire che ogni anima che si eleva, eleva il mondo. A questa legge dell’ascesa corrisponde, purtroppo, la legge della discesa, sicché si può parlare di una comunione nel peccato, per cui un’anima che si abbassa per il peccato abbassa con sé la chiesa e, in qualche modo, il mondo intero. In altri termini, non c’è alcun peccato, anche il più intimo e segreto, il più strettamente individuale, che riguardi esclusivamente colui che lo commette. Ogni peccato si ripercuote, con maggiore o minore veemenza, con maggiore o minore danno, su tutta la compagine ecclesiale e sull’intera famiglia umana” (Giovanni Paolo II, Reconciliatio et Poenitentia 16).
Passare attraverso il potere delle chiavi che Cristo ha dato alla Chiesa significa riconciliarsi con Cristo e nello steso tempo con la Chiesa.

Ti ringrazio dell’incoraggiamento a lavorare con questi mezzi di comunicazione.
Ti assicuro una preghiera e ti benedico.
Padre Angelo