Questo articolo è disponibile anche in: Italiano

Quesito

Caro Padre Angelo,
sono Mario F., un artista ed un Maestro d’arte avendo una bottega frequentata da diversi allievi, ai quali cerco di trasmettere un po’ di Catechismo, sottolineando i molti aspetti che accomunano la vocazione artistica con la Fede.
Oggi, per caso, ho avuto modo di leggere su internet una sua risposta e quindi vorrei chiederle di illuminare un dubbio che da molto tempo mi pongo.
Nella risurrezione dei corpi, avremo l’utilizzo dei cinque sensi oppure i corpi trasfigurati dei risorti non avranno più bisogno di questi doni?
Le sarei davvero grato se volesse darmi una risposta.
La saluto devotamente e le auguro un anno che possa illuminare con la forza della Fede e della speranza questo periodo tanto oscuro.
Mario F.


Risposta del sacerdote

Caro Mario,
1. ti riporto il pensiero di San Tommaso che si può leggere nel Supplemento alla Somma Teologica, questione 82, articolo quarto.
Il titolo sembra rispondere direttamente alla tua domanda: “Se nei santi risorti tutti i sensi eserciteranno le loro funzioni”.

2. La sua risposta è affermativa perché la natura umana sarà al massimo della sua perfezione. E la perfezione implica attività.
Tuttavia, ricorda che è l’attività propria di un corpo risorto, e pertanto spirituale, che gode della pienezza della beatitudine.
Non sarà dunque un’attività simile a quella della vita presente nella quale noi compiamo determinate azioni per acquisire qualcosa che ancora non possediamo.

3. Pertanto, ad esempio, ci sarà l’esercizio del gusto non attraverso l’ingerimento di cibi e di bevande ma per una certa gradevole sensazione assaporata dalla lingua.
Prosegue: “Inoltre avremo allora anche gli odori, che sono oggetto dell’odorato: poiché secondo la liturgia della Chiesa i corpi dei santi saranno un soavissimo odore.
Inoltre nella patria non mancherà la lode vocale: infatti Sant’Agostino nel commentare le parole del Salmo “Le esaltazioni di Dio [saranno] nella loro gola”, afferma che “il cuore e la lingua” non cesseranno di lodare Dio” (Supplemento, 82,4).

4. La tua domanda però forse voleva intendere un’altra cosa e cioè se di là tu potrai agire, dipingere, come vai facendo ora.
È difficile rispondere a questa domanda perché si tratta di un’attività che non va ad aggiungere nulla alla perfezione che già si gode.
Sicché da una parte dobbiamo evitare di pensare che si agisca per acquisire una perfezione e dall’altra dobbiamo evitare di pensare alla vita eterna come ad una stasi perfetta, mentre invece si tratta di vita, di vivacità perfetta.

5. Guglielmo Luigi Rossi, della diocesi di Genova, che è stato un grande teologo e fu perito teologico al Concilio Vaticano II, con un suo linguaggio tutto particolare, in un suo saggio teologico sul Paradiso scrive tra le altre cose: “Né si fantastichi una stasi inerte, un punto morto. Vivaddio, il Signore non manca di produrre nelle pupille sensorie giocondissima affezione! Al di fuori della corruttibilità, che senza posa li cangia quaggiù e a poco a poco ne usura la vivezza sensibile fino a quasi apatizzarli nella vecchiaia, i sensi del corpo glorioso hanno una potenza ed un’efficacia neppure sospettabili.
Gratificano la vista, l’udito, l’odorato, il gusto ed il tatto, in voluttà mai così delibata. (…).
La fantasia si avviva nell’accendersi di immagini non più in danza frenetica, e in immagini caotiche e con grotteschi intrecci, sconvolgenti e turbanti, spurie, turpi, morbosamente ossessive, ma stagliate nella tranquilla euritmia delle linee, nobili e splendide, degne dei figli di Dio..
E le immagini si ripercuotono, dilettandolo al massimo sull’appetito sensitivo: il mio cuore la mia carne esultano nel Dio vivo (Salmo 83,3).
Se in terra nei fenomeni estatici dei santi tacciono i sensi, inibiti nel loro attivarsi, in cielo la visione e l’amore beatifico non contrastano affatto la dialettica corporea.
Rimane, il corpo glorioso, efficiente fin nelle fibre più riposte, funzionale a spiano, disponibile e pronto per qualsiasi servizio all’anima; e ciò perché più non li inficia la primeva inettitudine” (Il Paradiso, pp. 322-323).

Augurandoti questa attività nella vita futura a beneficio di una moltitudine immensa di persone, aggiungo gli auguri di un sereno e Santo Natale.
Ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo