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Quesito

Caro padre Angelo e Amici Domenicani,
buon Natale e auguri per il nuovo anno 2021.
Vorrei chiedere un chiarimento su una questione “di sostanza” che a me pare chiara, ma… tutti possono sbagliare e non vorrei essermi persa qualcosa.
Ogni tanto mi capita, da pochi anni e raramente, di sentir qualche cattolico affermare che il Papa è Cristo in terra intendendolo in
senso, appunto, sostanziale: “siccome è Cristo in terra, tutto quello che un Papa fa, è sempre fatto bene”.
Ora, se non ricordo male, l’espressione “dolce Cristo in terra” era un’espressione di affetto in una lettera di santa Caterina al Papa di
allora. Sarebbe quindi lo stesso che dire al proprio marito “luce dei miei occhi”: non è che se il marito viene poi a mancare, la moglie
diventi fisicamente cieca. Le sembrerà che il mondo non abbia più luce (a me accade questo se non faccio la Comunione per tanto tempo) ma la luce fisica è sempre lì e gli occhi in realtà funzionano come prima.
Le metafore hanno un posto nella vita e nella conoscenza ma rimangono metafore, non sono verità fattuali. Ci danno la spinta per abbracciare una verità, ma c’è la stessa differenza che c’è tra l’arco, la freccia e il bersaglio: non si può dire che sono la stessa cosa perché l’obiettivo è uno solo.  Un’espressione come “Cristo è la luce del mondo”, per esempio, sembrerebbe una metafora ma è l’espressione di
una verità e mi pare tutt’altra cosa rispetto a questo appellativo affettuoso.
Dire che il Papa è “Cristo in terra” nella maniera in cui l’ho sentito impiegare equivarrebbe a dire che il Papa è Dio; e non mi pare che
siamo mai stati di quell’idea. Non ricordo che nessuno mi abbia mai insegnato niente del genere, né da piccola né da grande. Addirittura
Chesterton una volta scrisse che «I cattolici, non c’è bisogno che lo dica, è tanto probabile che chiamino “Dio” il Papa quanto che chiamino
“Papa” una cavalletta» (The Thing, cap. 34); è un testo del 1929, erano passati pochi anni dal suo Battesimo nella Chiesa cattolica, l’avrà pur ricordato il catechismo.
Questo non c’entra con l’obbedienza dovuta al Santo Padre in quanto Vicario di Cristo, spero che si capisca. Se ho un superiore gli
obbedisco perché non è lì per caso; se ho un padre (come è il Santo Padre) prego per lui; e del Papa non si parla male perché è l’immagine
di Cristo in terra; ma da qui a considerarlo Dio ce ne corre.
Non so quanto la questione possa essere di interesse generale e non voglio togliere spazio alla rubrica, che è preziosa per tanti versi e
tante persone, quindi mi va bene anche l’indicazione di un testo da leggere.
Grazie.
Umberta


Risposta del sacerdote

Cara Umberta,
1. dicendo che il Papa è il dolce Cristo in terra non si fa riferimento alla sua vita personale, ma alla potestà che Gesù Cristo gli ha conferito.
A lui Cristo ha commesso l’incarico di pascere gli agnelli e le pecore, vale a dire i fedeli e i pastori.
Per tale motivo è richiesta l’obbedienza della Chiesa.

2. È chiaro che l’espressione dolce Cristo in terra è allegorica. 
Gesù Cristo è Dio, il Creatore che si è fatto uomo. 
Il Papa è una creatura, un uomo che mediante una particolare consacrazione ha ricevuto determinati poteri e garanzie da parte di Gesù Cristo.
Nel suo insegnamento, almeno in alcune circostanze, gode di una garanzia di infallibilità assicurata direttamente da Cristo.
Al suo governo non è stata data analoga sicurezza. Qui può emergere il suo carattere e talvolta anche qualche suo difetto.

3. L’espressione dolce Cristo in terra è di Santa Caterina da Siena. L’ha usata diverse volte.
Te ne cito due.
Scrivendo a Papa Gregorio XI gli chiede di usare misericordia nei confronti di coloro che in Siena stavano fomentando discordia.
Ecco il testo: “Vi domando dunque misericordia, padre, per loro. Non guardate alla stoltezza e alla superbia dei vostri figlioli, ma con l’esca dell’amore e della benignità, dando pure quella dolce punizione e benigna riproduzione che piacerà alla santità vostra, rendete la pace a noi miseri figlioli che vi abbiamo offeso.
Io vi dico, dolce Cristo in terra, da parte di Cristo in cielo, che facendo così, cioè senza briga e tempesta, essi ritorneranno a voi con dolore dell’offesa fatta e vi metteranno il capo in grembo. Allora godrete, e noi godremo con voi, perché con l’amore avrete rimessa la pecorella smarrita nell’ovile della santa Chiesa” (Lettera 196).
In questa lettera si manifesta la preoccupazione di Santa Caterina che il Papa intervenisse in maniera non adeguata, e pertanto non indiscutibile.

4. In un’altra lettera scritta ad un Nunzio apostolico mette in evidenza addirittura i difetti del Papa. Scrive: “Il dolce Cristo in terra credo che sarebbe bene che levasse due cose per le quali la Chiesa di Gesù Cristo si guasta. 
L’una è la troppa tenerezza e sollecitudine per i parenti, nella quale converrebbe che egli in tutto e per tutto fosse mortificato.
L’altra cosa è la troppa dolcezza fondata in troppa misericordia. Oimé, oimé, questa è la ragione per cui i membri diventano putridi, cioè perché non vengono debitamente corretti” (Lettera 109).

5. Talvolta Santa Caterina arriva ad ipotizzare che il Papa possa essere un demonio incarnato. Ma anche in tal caso va obbedito.
Ecco le sue parole: “O Verbo dolce, Figlio di Dio, tu hai riposto il tuo sangue nel corpo della santa Chiesa e vuoi che ci sia amministrato per le mani del tuo vicario.
Perciò è stolto colui che si allontana e agisce contro questo vicario che tiene le chiavi del sangue di Cristo crocifisso.
Anche se fosse un demonio incarnato, io non devo alzare il capo contro di lui, ma sempre umiliarmi chiedendo il sangue per misericordia: perché in altro modo non lo potete avere, né in altro modo potete partecipare il frutto del sangue.
Vi prego, dunque, per l’amore di Cristo crocifisso, che non operiate mai più contro il vostro capo” (Lettera 28, a Bernabò Visconti, signore di Milano).

Contraccambio gli auguri che mi hai fatto per il Natale 2020 con quelli di un sereno e Santo Natale 2021.
Ti ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo