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Quesito

Caro Padre,
confrontando questi due passi evangelici “Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità” (Mt 7,21-23)
e “Giovanni gli disse: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri». Ma Gesù disse: «Non glielo proibite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me. Chi non è contro di noi è per noi” (Mc 9,38-40)
con quello riportato da Giovanni: “Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri dicevano: «Come può un peccatore compiere tali prodigi?». E c’era dissenso tra di loro…. Ora, noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma se uno è timorato di Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta.  Da che mondo è mondo, non s’è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto far nulla»” (Gv 9,16.31-33) sembrerebbe che ci sia una contraddizione sul fatto che operare o meno miracoli sia un carattere distintivo di chi è santo o discepolo del Signore. Come si risponde al quesito dissipando e chiarendo la questione?


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. ti porto la risposta di san Tommaso il quale si domanda se Dio esaudisca i peccatori: “Orbene, Dio non ascolta i peccatori; e in tal senso egli afferma: «Noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori». Vale a dire: In questa opinione io e voi siamo d’accordo. E c’è il sostegno della Scrittura: «Gridarono al Signore, ma non li esaudì», dice il Salmista (17,42); «Allora mi invocheranno, ma io non darò ascolto» (Pr 1,28).
In contrario però c’è quel passo di 2 Cr 6,36ss.: «Se peccheranno contro di te (infatti non c’è uomo il quale non pecchi)… ed essi rientrando in se stessi si convertiranno a te con tutto il cuore,… si aprano i tuoi occhi, e le tue orecchie ascoltino l’orazione che si fa in questo luogo». E in Lc 18,14, parlando del pubblicano pentito, il Signore afferma, che «tornò a casa sua giustificato».
Per questo Agostino ha scritto che questo cieco parla qui con gli occhi ancora spalmati di fango e non perfettamente illuminato. Infatti Dio ascolta anche i peccatori, altrimenti il pubblicano invano avrebbe pregato: «Signore Dio, abbi pietà di me peccatore»” (Commento a Giovanni 9,31).

2. Continua San Tommaso: “Ma se vogliamo salvare l’affermazione del cieco, bisogna dire che Dio non ha mai esaudito i peccatori ostinati nei propri peccati; mentre ha esaudito i peccatori pentiti, i quali vanno perciò annoverati più nel numero dei penitenti che in quello dei peccatori” (Ib.).

3. Tuttavia – e arriviamo alla tua domanda – “nasce un dubbio.
Non c’è dubbio che i miracoli vengono compiuti dall’uomo non con la propria virtù, bensì con la preghiera.
Ora, non sono pochi i casi in cui dei peccatori compiono miracoli, stando a quel testo evangelico (Mt 7,22): «Signore, noi abbiamo profetato nel tuo nome…, e abbiamo compiuto molti prodigi».
E tuttavia Dio non li volle riconoscere; perciò non sembra affatto vera l’affermazione del cieco: «Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori»”(Ib.).

4. Ebbene: “A questo dubbio si possono dare due risposte.
La prima è di carattere universale, ed è la seguente. La preghiera ha due effetti: l’impetrazione e il merito. Talora dunque essa impetra (domanda), senza meritare; mentre a volte merita, senza impetrare.
E allora niente impedisce che la preghiera del peccatore possa impetrare quanto domanda, senza per questo meritare.
Perciò in tal caso Dio ascolta i peccatori, non perché attribuisce loro un merito, ma solo in quanto impetrano dalla virtù divina, che essi proclamano, ciò che domandano.
La seconda risposta è particolare, ossia riguarda il caso di cui stiamo parlando, nel quale il miracolo era volto a far conoscere la persona di Cristo” (Ib.).

5. A questo punto San Tommaso spiega il motivo per cui vengono elargiti i miracoli.
E afferma: “Si deve però notare che ogni miracolo che si compie è una testimonianza: o a favore della verità predicata, o a favore della persona che lo compie.
E va tenuto presente che un vero miracolo non può essere compiuto che dalla potenza divina; e che Dio mai dà testimonianza alla menzogna. Perciò si deve concludere che quando il miracolo viene compiuto a testimonianza della dottrina predicata, è necessario che essa sia vera, anche se la persona che la predica non è buona.
E quando viene compiuto a testimonianza di una data persona, è parimenti necessario che quella persona sia buona.
Ora, è evidente che i miracoli di Cristo erano compiuti a testimonianza della sua persona, come risulta da quelle sue parole (Gv 5,36): «Le opere che il Padre mi ha dato da compiere testimoniano di me».
Perciò è in questo senso che il cieco poteva dire, che «Dio non ascolta mai i peccatori», ossia non compie mai dei miracoli che diano testimonianza per la santità dei peccatori” (Ib.).

6. In conclusione, usando le stesse parole di san Tommaso si può dire che “Dio ascolta i peccatori, non perché attribuisce loro un merito, ma solo in quanto impetrano dalla virtù divina, che essi proclamano”.
E concede i miracoli “a testimonianza della dottrina predicata; perciò è necessario che essa sia vera” o “a testimonianza di una data persona; perciò è parimenti necessario che quella persona sia buona”.

Mentre auguro alle tue preghiere di ottenere miracoli, ti assicuro il mio ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo