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Quesito

Caro Padre Angelo,
ho avuto modo di conoscere casualmente l’esistenza del sito "Amici Domenicani" e soprattutto la possibilità di chiedere consigli a un sacerdote, che dalla ricchezza delle sue risposte, si evince essere sicuramente competente.
Vengo al dunque.
Io e mia moglie, avendo già 3 figli di svariate età, compiamo i nostri atti coniugali prendendo le dovute precauzioni che non sono accettate dalla chiesa (preservativo).
Del resto, è difficile fare diversamente; abbiamo provato anni fa ad adottare altri sistemi naturali (che dovrebbero essere consentite dalla chiesa) ma non sono stati validi, infatti i primi 2 figli sono quasi gemelli (un anno di differenza).
Mia moglie ormai è grande per avere altri figli e per lo più invalida (causa cancro al seno) ; quindi figli penso proprio che non sia saggio avere altri figli.
Quindi come facciamo?
Dovrei giustamente confessare questo peccato e cercare di commetterlo più.
Ma per non commetterlo: usare sistemi naturali con tutto il rischio che ne consegue oppure astenersi.
Astenersi non è forse peccato ugualmente?
Quindi come me ne esco?
Attendo un suo cortese e sollecito riscontro.
Grazie.
Ciro

p.s.
Vorrei essere risposto sia in privato che in pubblico (in modo tale da poter eventualmente aiutare chi dovesse avere lo stesso dilemma).


Risposta del sacerdote

Caro Ciro,
1. il problema è presto risolto sotto il profilo teorico.
Tu presenti un dilemma: o fare contraccezione (andando così contro la legge di Dio) oppure astenersi dagli atti coniugali, il che sarebbe ugualmente peccato.
Ora come vedi – sotto il profilo teorico – il dilemma non tiene, anzi è sbagliato.
Chi ha detto che astenersi di comune accordo dagli atti di intimità coniugale sia peccato?
Addirittura san Paolo esorta ad astenersi “di comune accordo e temporaneamente, per dedicarvi alla preghiera” (1 Cor 7,5).
Inoltre anche qualora si trattasse di peccato sarebbe un peccato mortale?

2. Sempre sotto il profilo teorico il problema si risolve ricordando che i precetti morali negativi (quelli che vietano di fare il male) sono più cogenti dei precetti morali positivi.
Mentre i primi non ammettono mai alcuna eccezione (obbligano semper et pro semper), i precetti morali positivi, e cioè quelli che comandano di fare qualcosa, obbligano sempre ma non in ogni caso (semper sed non ad semper).
Pertanto non è mai lecito uccidere, mai lecito bestemmiare, mai lecito fornicare o commettere atti impuri, ecc…
Mentre è lecito astenersi talvolta per un bene particolarmente importante dalla preghiera, dall’andare a Messa, dall’intimità coniugale, ecc…

3. Giovanni Paolo II in Veritatis splendor ha detto: “I precetti negativi della legge naturale sono universalmente validi: essi obbligano tutti e ciascuno, sempre e in ogni circostanza. Si tratta infatti di proibizioni che vietano una determinata azione semper et pro semper, senza eccezioni, perché la scelta di un tale comportamento non è in nessun caso compatibile con la bontà della volontà della persona che agisce, con la sua vocazione alla vita con Dio e alla comunione col prossimo.
È proibito ad ognuno e sempre di infrangere precetti che vincolano, tutti e a qualunque costo, a non offendere in alcuno e, prima di tutto, in se stessi la dignità personale e comune a tutti” (VS 52).
E ancora: “La fermezza della Chiesa, nel difendere le norme morali universali e immutabili, non ha nulla di mortificante… Di fronte alle norme morali che proibiscono il male intrinseco non ci sono privilegi né eccezioni per nessuno. Essere il padrone del mondo o l’ultimo “miserabile” sulla faccia della terra non fa alcuna differenza: davanti alle esigenze morali siamo tutti assolutamente uguali” (VS 97).

4. Ho sempre sottolineato sotto il profilo teorico.
Sotto il profilo pratico la Chiesa sa che vi possono essere circostanze per cui in determinati casi si compie ciò che è contrario alla legge di Dio.
Voi stessi avvertite che il preservativo non attua la donazione totale del proprio essere all’altro perché vanifica il significato della capacità procreativa che in quel momento suscitate.
È una palese alterazione del disegno di Dio sulla sessualità umana e sull’amore umano.

5. Che fare allora quando capita di alterare il disegno divino sulla sessualità e sull’amore umano?
La Conferenza episcopale italiana, quando ha presentato ai fedeli l’enciclica Humanae vitae di Paolo VI, rivolgendosi ai sacerdoti confessori ha detto: “Questa evangelica benignità si manifesti specialmente nei confronti di quei coniugi le cui mancanze non derivano da un rifiuto egoistico della fecondità, bensì piuttosto dalle difficoltà, a volte molto serie, in cui si trovano di conciliare le esigenze della paternità responsabile con quelle del loro reciproco amore.(…).
In tal caso il loro comportamento, pur non essendo conforme alla norma cristiana, non è certo valutabile nella sua gravità come se provenisse unicamente da motivi viziati dall’egoismo e dall’edonismo.
Sarebbe tuttavia un serio errore educativo, se con il loro atteggiamento di comprensione, i sacerdoti finissero per favorire nei coniugi una condotta mediocre o facili accomodamenti: in questo, come in ogni altro settore della vita morale, nessun cristiano può sottrarsi all’impegno di un perseverante e responsabile sforzo per adempiere mediante l’aiuto della grazia la volontà di Dio” (II).
Sì, pur non essendo “valutabile nella sua gravità come se provenisse unicamente da motivi viziati dall’egoismo e dall’edonismo” dice che “nessun cristiano può sottrarsi all’impegno di un perseverante e responsabile sforzo per adempiere mediante l’aiuto della grazia la volontà di Dio”.
E allora rimane sempre valida quanto ha detto il beato Paolo VI: “E se il peccato facesse ancora presa su di loro, non si scoraggino, ma ricorrano con umile perseveranza alla misericordia di Dio, che viene elargita nel sacramento della Penitenza” (HV 25).

6. Pertanto penso che sia giusto continuare a chiamare male ciò che è male agli occhi di Dio.
È giusto anche riconoscere che nel vostro comportamento non c’è la gravità di quegli atti che vengono compiuti per puro egoismo.
È vero. Ma, pur essendo meno gravi, sono tuttavia ancora gravi.

7. È solo così che pur con le proprie fragilità si tende alla santificazione.

Ti ricordo al Signore e ti benedico.
E insieme con te prego per la tua bella famiglia e vi benedico.
Padre Angelo