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Quesito
Gentilissimo padre Angelo,
sto cercando di “nutrirmi” della parola di Dio: ho ripreso in mano la Bibbia e la sto leggendo dall’inizio alla fine. E quando l’avrò finita? Ricomincerò! Io credo che il Signore ci parli attraverso questo straordinario libro e che, ad ogni lettura, noi possiamo cogliere qualcosa di nuovo e di diverso! So che molte parti sono più pesanti da leggere (alcuni passi del Levitico, ad esempio) però io ritengo che sia bellissimo partire dall’inizio e arrivare fino alla fine, senza tagli! A messa si sentono sempre (è ovvio, non si può fare altrimenti) degli spezzoni, mentre il bello è seguire il filo del discorso. La lettura “di filato” l’ho già sperimentata con il N.T., la voglio riproporre ora con la Bibbia intera.
Al riguardo, Le vorrei porre una domanda. Può spiegarmi bene il significato della lotta di Giacobbe con Dio? Non ho afferrato bene quale “messaggio” vi sia celato.
Grazie e buone cose
Risposta del sacerdote
Carissimo.
1. mi compiaccio vivamente per questa tua volontà di ritornare sui testi sacri e di leggerli in maniera continuata dall’inizio alla fine.
L’apertura di quel “libro” realizza sempre un incontro tra te e Lui.
Le parole che leggi sono tutte parole di vita eterna.
Sono parole che non esauriscono mai il loro significato. San Giovanni della Croce diceva che quelle parole sono una miniera senza fondo.
2. In genere, soprattutto per i periodi forti dell’anno liturgico, io consiglio ai giovani, e anche ai meno giovani, di leggere un libro (o una serie di libri) della Sacra Scrittura dall’inizio alla fine. In modo tale che nell’arco di qualche anno o anche della vita uno possa dire: le parole che Dio mi ha inviato le ho lette tutte.
3. Per venire adesso al tuo quesito, anche la lotta di Giacobbe ha diversi significati.
Ma conviene anzitutto, a beneficio dei nostri visitatori, riportare il testo: “Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell’aurora. Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all’articolazione del femore e l’articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui. Quegli disse: «Lasciami andare, perché è spuntata l’aurora». Giacobbe rispose: «Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!». Gli domandò: «Come ti chiami?». Rispose: «Giacobbe». Riprese: «Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!». Giacobbe allora gli chiese: «Dimmi il tuo nome». Gli rispose: «Perché mi chiedi il nome?». E qui lo benedisse” (Gn 32,25-30).
4. Ecco i significati.
La Bibbia di Gerusalemme: “Il patriarca si attacca a Dio, gli forza la mano per ottenere una benedizione che obbligherà Dio nei confronti di coloro che dopo di lui porteranno il nome di Israele.
Così la scena è potuta diventare l’immagine del combattimento spirituale e dell’efficacia di una preghiera insistente (San Girolamo, Origene).
5. Per altri l’Angelo, lasciandosi vincere in questa lotta, dava una ferma speranza a Giacobbe di poter superare con molta maggiore facilità non solo Esaù, ma anche tutti i nemici e le avversità, come emerge dalle parole “perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!”.
6. Per altri si vuole anche indicare che Giacobbe, sempre più umile e diffidando di se stesso, sente tutta la propria incapacità. E con uno sforzo supremo si appella alla bontà e alla misericordia di Dio.
Mentre ti auguro una proficua lettura del testo sacro, ti prometto un ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo