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Quesito
Rev. P. Angelo,
Ho letto il suo scritto in amicidomenicani.it: “Vorrei capire come mai il nome di Dio Yahweh nella nostra Bibbia è stato completamente cancellato e sostituito con Dio o il Signore”.
In un passaggio del Suo discorso, lei ha citato Gv 10,30, ossia lei ha detto espressamente “Del resto Gesù aveva parlato chiaramente della sua perfetta uguaglianza con il Padre quando aveva detto: “Io e il Padre (Dio) siamo una cosa sola” (Gv 10,30)”.
Appena ha un attimo libero, mi potrebbe dare una spiegazione della questione che vede Gesù essere unica cosa con Dio Padre, per favore?
La ringrazio per la Sua disponibilità e Le porgo deferenti saluti.
Pier Filippo
Risposta del sacerdote
Caro Pier Filippo,
1. il testo tradotto dalla Conferenza episcopale italiana “Io e il Padre (Dio) siamo una cosa sola” (Gv 10,30) potrebbe indurre in un equivoco.
Fatti anche il marito e la moglie dopo il consenso coniugale diventano una cosa sola.
Ma con questa differenza, che la cosa sola tra marito e moglie è di ordine morale perché i due continuano a sussistere in due sostanze diverse, mentre l’essere una cosa sola tra Gesù e il Padre è di ordine ontologico. Padre e Figlio insieme con lo Spirito Santo sussistono in un’unica sostanza.
2. Forse sarebbe stato meglio tradurre: “Io e il Padre siamo uno”.
Il testo latino dice: “Ego, et Pater unum sumus” (Io e il Padre siamo uno).
La stessa cosa in greco: én, che significa uno.
3. Gesù usa questa espressione in riferimento alle pecore di cui dice: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre.
Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv 10,27-30).
4. Marco Sales commenta: “Nessuno può rapire le pecore di mano al Padre mio, ma io e il Padre, benché personalmente distinti, siamo però uno, vale a dire abbiamo la stessa identica natura, la stessa identica potenza, ecc… e quindi nessuno potrà strapparle dalla mano mia”.
In questo versetto è chiaramente affermata la consostanzialità del Figlio col Padre.
Ed è pure chiaramente affermata la distinzione personale tra il Padre e il Figlio.
5. Se poi si connette questa affermazione con il versetto precedente: “Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre” se ne deduce che il Figlio è grande quanto il Padre, ha la sua stessa potenza.
6. San Tommaso in termini lapidari: “Perciò il Padre e il Figlio sono uno (una cosa sola) per natura, per onore e per potenza”.
7. e Sant’Agostino: “Se gli uomini sono diventati dèi a motivo della parola di Dio rivolta loro, come può non essere Dio il Verbo stesso di Dio che è presso Dio?
Se gli uomini diventano dèi partecipando alla parola di Dio, non sarà Dio la parola di cui partecipano?”.
I giudei volevano lapidare Gesù perché si dichiarava Dio.
Ma Gesù rispose loro: “Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dèi? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata -, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: «Tu bestemmi», perché ho detto: «Sono Figlio di Dio»? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre»” (Gv 10,34-38).
Con l’augurio di essere sempre “Dio per partecipazione” perché ti è stata rivolta la parola di Dio, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo