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Quesito

Caro Padre Angelo,
mercoledì scorso ho partecipato ad una catechesi sul brano del Vangelo di Giovanni relativo all’incontro di Gesù al pozzo con la samaritana;  mi è sembrato di notare una grande  differenza nell’accogliere la parola del Cristo tra i discepoli (che vivevano a contatto con Lui giornalmente) e la comunità dei samaritani, considerati "spuri"; molti dei primi si allontaneranno alle prime difficoltà, a questi bastano solo due giorni trascorsi con Gesù per riconoscerLo come Salvatore del mondo.
E’ solo opera dell’uomo con il suo libero arbitrio o l’ostinazione dei giudei rientrava nel piano  di salvezza eterna del Creatore?
Spero di  essermi espresso in maniera chiara.
Con simpatia
Giuseppe


Risposta del sacerdote

Caro Giuseppe,
a dire il vero i samaritani credettero subito e non dopo due giorni, al tal punto che chiesero a Gesù di rimanere con loro e Gesù allora rimase lì ancora per due giorni.
Certamente l’ostinazione dei giudei rientrava nel piano  di salvezza eterna del Creatore, ma questo non significa che la responsabilità del non credere non sia tutta loro ed esclusivamente loro.
I samaritani erano disprezzati dai giudei, proprio perché erano considerati “spuri”, come dici tu, e cioè mescolati con popolazioni inizialmente idolatriche.
E tuttavia non avevano la superbia che colpiva buona parte della classe alta di Gerusalemme. Gesù un giorno rimprovererà a scribi e farisei: “E come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo?” (Gv 5,44).
Anche al momento della sua nascita i pastori (gente umile) e i magi (gente sapiente ma stranieri) hanno creduto. Erode invece e con lui tutta Gerusalemme si sono turbati.
In ogni caso, dunque, per poter credere ci vuole il terreno dell’umiltà.

Ti saluto, ti assicuro una preghiera e ti benedico.
Padre Angelo