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Quesito
Gentilissimo Padre Angelo,
mi trovo perfettamente d’accordo col Santo Padre sul fatto che ci troviamo ormai davanti ad un’emergenza educativa e che mai come oggi la nostra società ha bisogno di testimoni, che propongano una Verità forte, quella di Cristo e della Chiesa, rispetto alle tante verità propugnate dal relativismo, che generano confusione, apatia, se non addirittura disperazione.
Tuttavia, mi può spiegare nel concreto come sia possibile “educare”? Io, personalmente ce la metto tutta per portare la Sua testimonianza, non mi stanco di annunciare il Vangelo, prego spesso e volentieri per la conversione dei miei amici e dei miei familiari, ma a volte arrivo a pensare che sia tutta fatica sprecata… come se non avessi neanche parlato!! Ho paura inoltre di pormi in modo ideologico e di non essere una Sua degna testimone, dato che tutto rimane come prima.
Sono molto demoralizzata. Mi può dare qualche consiglio?
La ringrazio anticipatamente,
cordiali saluti
Risposta del sacerdote
Carissima,
1. lo sconforto che provi nell’annunciare il vangelo e nel dover constare che non viene accolto, anzi che viene rifiutato, è un motivo di stupore e di dolore che troviamo già nel profeta Isaia: “Chi avrebbe creduto alla nostra rivelazione? ?A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?” (Is 53,1).
Questo stupore lo si ritrova in Paolo: “Ma non tutti hanno obbedito al vangelo. Lo dice Isaia: Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione?” (Rm 10,16).
Ed è lo stupore che colpirà tutti i predicatori fino alla fine del tempi, e cioè fino a quando rimane operante quello che San Paolo chiama il mistero dell’iniquità (mysterium iniquitatis) (2 Ts 2,7).
2. La mancanza dell’accettazione ci mette continuamente dinanzi a molti interrogativi.
Giustamente ci si deve domandare: ho annunciato come si doveva, ho preparato il terreno concimandolo con la preghiera e la penitenza, sapendo che certi demoni si cacciano solo con la preghiera e il digiuno (Mt 17,21)?
Soprattutto dobbiamo chiederci: con la mia vita rendo testimonianza a quanto dico?
E allora sotto questo aspetto dobbiamo sentire sempre l’appello a risplendere come luce, ad essere sempre più santi e irreprensibili in tutta la nostra condotta.
3. E tuttavia anche quando abbiamo fatto tutto quello che si doveva fare, non dobbiamo concludere che la colpa è soltanto nostra.
Infatti è venuto Gesù Cristo. La sua testimonianza è stata perfetta. Gli ha reso testimonianza anche il cielo attraverso gli innumerevoli segni che ha compiuto. Gli hanno reso testimonianza perfino i demoni gridando: “io so chi tu sei, il Santo di Dio” (Mc 1,24).
Eppure alcuni hanno mantenuto ostinatamente chiuso il loro cuore.
Per questo San Paolo dice che è tuttora operante il mistero dell’iniquità (mysterium iniquitatis).
4. Tuttavia è sempre sbagliato demoralizzarsi. Anche il nostro sconforto può essere offerto al Signore in riparazione delle chiusure e come supplica rinforzata dalla sofferenza perché gli uomini aprano il loro cuore.
E in virtù delle nostra offerta, il Signore darà la forza a molti di aprire il loro cuore alla predicazione dei missionari nelle regioni più disparate del mondo.
Al termine della nostra esistenza molti ci verranno incontro e ci diranno: in virtù delle tue preghiere e dei tuoi sconforti ho ricevuto forza per aprire il mio cuore a Gesù.
Avanti, dunque, con coraggio.
Ti accompagno con la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo