Questo articolo è disponibile anche in: Italiano Inglese Spagnolo Francese Portoghese

Buonasera Padre
vorrei che lei mi desse una spiegazione anche teologica per poter avere una riflessione in me.
Ho conosciuto la vita di una mamma che per 52 anni di matrimonio non è stata felice ma è rimasta fedele al sacramento. La sua vita è stata segnata anche dalla morte di un figlio lontano dalla fede. Ha tanto pregato per quel figlio dopo la morte. Devota al Rosario e alla messa domenicale. Poi ottantenne è deceduta.
La domanda che mi pongo alla luce della Sacra Scrittura ed al Magistero della Chiesa……..
La vita di questa mamma che noi profani diciamo ” È stato un purgatorio ” può essere considerata fonte di salvezza per quel figlio? La giustizia di Gesù può considerare la vita di questa mamma come fonte di salvezza per il proprio figlio? O bisogna rassegnarsi che questo figlio è dannato.
Ricordo la vita di S. Monica che con le sue preghiere Gesù ha convertito suo figlio Agostino.
Noi cristiani possiamo essere fonte di perdono per il prossimo vivendo il dolore, la malattia, la sofferenza nella nostra vita?
Dio che conosce le nostre vite può destinarci ad essere strumenti di salvezza per coloro che sono lontani dalla fede?
Aspetto una vostra risposta e la ringrazio per la sua bontà
Massimo


Caro Massimo,
1. ognuno di noi, innestato in Cristo e vivendo nella grazia santificante, può meritare per se stesso e anche per gli altri.
Sotto questo aspetto il Purgatorio fatto di qua è più eccellente di quello che viene fatto di là, perché di là è solo purificatorio, di qua invece è anche meritorio.

2. È meritorio per noi stessi ed è meritorio anche per gli altri.
È il Signore stesso che lo afferma attraverso San Paolo quando scrive: “Ora io sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1,24).

3. Le sofferenze offerte per la conversione dei peccatori o di qualcuno in particolare sono certamente meritorie.
Nel Vangelo leggiamo di Gesù che non respinge mai i gemiti di chi soffre.
Per tre volte risuscitò dei morti perché prevenuto dalle lacrime di una madre, il figlio unico della vedova di Nain (Lc 7, 11-17), di un padre, Giairo che è disperato per la morte della figlioletta (Mt 9,18-26), di due sorelle, Marta e Maria che piangono per la morte del fratello Lazzaro (Gv 11,1-44).
Sant’Agostino attribuisce alle lacrime di sua madre la propria conversione.

4. Nel caso che mi hai riferito può il Signore aver rifiutato il dolore di una madre per la risurrezione nella vita futura del proprio figlio anche se di qua questi non avesse dato alcun segno di pentimento?
Alla luce dei testi evangelici che ho riportato io credo di no.
Per la salvezza dei nostri cari il Signore può tenere nel debito conto le sofferenze, le lacrime e le preghiere dei nostri cari morti antecedentemente.
Come il sacrificio di Cristo ha avuto effetti retroattivi per tutti gli uomini vissuti nell’Antico Testamento, perché non potrebbero avere effetti retroattivi anche i nostri suffragi anche per persone morte apparentemente impenitenti?

5. Santa Teresina del Bambin Gesù moltiplicò sacrifici e atti di amore insieme a sua sorella Celina per un certo Enrico Pranzini, condannato alla ghigliottina e che lei stessa dice trattarsi di un “grande criminale”.
Scrive: “Sentivo in fondo al cuore la certezza che i desideri nostri sarebbero stati appagati; ma, per darmi coraggio e continuare a pregare per i peccatori, dissi al buon Dio che ero sicura del suo perdono per lo sciagurato Pranzini: e che avrei creduto ciò anche se quegli non si fosse confessato e non avesse dato alcun segno di pentimento, tanta fiducia avevo nella misericordia infinita di Gesù, ma che gli chiedevo solamente «un segno» di pentimento per mia semplice consolazione…
La mia preghiera fu esaudita alla lettera! Nonostante la proibizione che Papà ci aveva posta di leggere giornali, non credetti disobbedire leggendo le notizie su Pranzini. il giorno seguente alla sua esecuzione capitale mi trovo in mano il giornale: «La Croix». L’apro con ansia, e che vedo? Ah, le mie lacrime tradirono la mia emozione, e fui costretta a nascondermi. Pranzini non si era confessato, era salito sul patibolo e stava per passare la testa nel lugubre foro, quando a un tratto, preso da una ispirazione subitanea, si volta, afferra un Crocifisso che il sacerdote gli presentava, e bacia per tre volte le piaghe divine!
Poi l’anima sua va a ricevere la sentenza misericordiosa di Colui che dice: «Ci sarà più gioia in Cielo per un solo peccatore il quale faccia penitenza che per novantanove giusti i quali non ne hanno bisogno…»” (Storia di un’Anima, 135).

5. Tutti noi siamo chiamati a fare della nostra vita un sacrificio a Dio gradito, come ripetiamo sempre ogni volta che andiamo a Messa quando diciamo:  “Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio (quello della mia vita), a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua Santa Chiesa”.
Il bene di tutta la sua Santa Chiesa abbraccia in modo particolare le anime da salvare, perché è ben per questo che Cristo ha fatto sacrificio di sé e invita ciascuno di noi a rendere preziosi i nostri sacrifici unendoli al Suo.

Ti ringrazio, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo