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Quesito
Buongiorno,
ho un dubbio sul sacramento della riconciliazione: recentemente sono andato a confessarmi ma al termine della confessione il sacerdote non mi ha assolto con la solita formula “io ti assolvo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” ma ha semplicemente detto “il Signore ha certamente perdonato i tuoi peccati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” tracciando con la mano il segno della Croce.
Mio padre si è confessato subito dopo di me e anche a lui è stata utilizzata la stessa formula di assoluzione.
La confessione è valida lo stesso?
Oppure la formula “io ti assolvo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” è indispensabile?
Grazie per l’attenzione
Luca
Risposta del sacerdote
Caro Luca,
1. il tuo dubbio è più che legittimo perché Gesù ha legato il suo perdono al perdono della Chiesa.
Il Signore vuole che siamo riconciliati non solo con Lui, ma anche con la Chiesa che abbiamo ferito con i nostri peccati.
Quando ha istituito il sacramento della riconciliazione ha detto agli Apostoli: “A chi rimetterete i peccati saranno rimessi; a chi non li rimetterete resteranno non rimessi” (Gv 20,23).
Dunque ha legato il suo perdono al perdono della Chiesa.
2. Ora il sacerdote dal quale sei andato a confessarti ti ha detto che Dio ti ha perdonato.
Ma la Chiesa ti ha perdonato?
Certo nelle intenzioni del sacerdote è sottinteso.
3. Tuttavia Gesù ha voluto che la Chiesa pronunciasse la sua sentenza attraverso il ministero dei sacerdoti.
Ha istituto questo sacramento conferendole una natura giudiziale. Non ha detto semplicemente: “Perdonate, rimettete i peccati”, ma “a chi li rimetterete” e “a chi non li rimetterete”.
4. Ebbene il sacerdote dal quale sei andato a confessarti non ha emesso la sentenza di riconciliazione da parte della Chiesa.
Pertanto mancando questa sentenza il sacramento non è stato adeguatamente compiuto da parte del sacerdote.
5. Le parole del sacerdote “Io ti assolvo dai tuoi peccati” sono indispensabili.
Tra l’altro, la parola assolvo, voluta dalla Chiesa, dice di più della parola perdono.
Vi potrebbero esser delle scomuniche o altre censure dalle quali per quell’atto giudiziale si viene liberati.
6. Tu e tuo padre siete rimasti in dubbio sulla validità dell’assoluzione.
Inoltre attraverso l’atto di dolore avete espresso una sincera contrizione.
Pertanto potete fare la Santa Comunione se nell’accusa c’erano dei peccati gravi.
7. Ma poiché quell’assoluzione è più invalida che valida, vi consiglio nella prossima confessione di accusare anche gli eventuali peccati mortali accusati nella confessione di cui mi avete parlato, perché molto probabilmente non sono stati assolti.
8. Per il futuro è superfluo che ti dica di non andare più da quel sacerdote.
Se te ne capitasse uno come quello, chiedigli con trepidazione e umilmente che ti faccia la grazia di ripeterti le parole stabilite dalla Chiesa.
9. Rimane comunque un altro problema grave, ed è quello di alcuni sacerdoti che anziché essere ministri fedeli dei sacramenti della Chiesa li manipolano a loro piacere, generando nei fedeli il dubbio sulla loro validità.
Certo si tratta di una responsabilità grave che si assumono davanti a Dio.
La Chiesa non li autorizza a questo. Anzi li scongiura ad essere fedeli.
Ma loro forse non se rendono neanche conto. Anzi, parrà loro di essere intelligenti.
Ma un poco di umiltà farebbe loro, e non solo a loro, del gran bene.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo