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Quesito
Caro Padre Angelo,
la ringrazio per il materiale inviatomi.
Ho letto con molta attenzione le sue risposte ai vari quesiti posti. Sono domande che mi faccio anche io.
Dalle sue risposte deduco che la resurrezione di Gesù è incomprensibile se non con un atto di fede in quanto non ci sono prove attendibili che testimoniano che sia realmente avvenuta. Si tratta quindi di un mistero della fede.
La fede, purtroppo, è “un dono gratuito di Dio, e accessibile a quanti la chiedono umilmente, è la virtù necessaria per essere salvati”.
La mia domanda è: come faccio a chiedere umilmente il dono della fede a Dio se non ho fede in Dio?
In altre parole se non credo nell’esistenza di Dio come faccio a rivolgermi a lui per ottenere il dono della fede? Non posso certo fingere di credere.
Concludendo, credo di non avere alcuna speranza di comprendere i misteri della fede.
La ringrazio per l’attenzione e le auguro una buona giornata.
Concetta
Risposta del sacerdote
Cara Concetta,
1. noi crediamo alla risurrezione di Cristo per fede perché nessuno di noi materialmente l’ha visto risorto, né lo si potrebbe vedere con i nostri occhi corporali i quali possono percepire solo le realtà materiali.
Mentre con la sua risurrezione Cristo assunto un corpo glorioso e spirituale.
2. Se fossimo stati nel sepolcro al momento della risurrezione di Cristo avremmo visto solo una cosa: che il corpo di Cristo svaniva sotto le bende.
E avremmo notato che quelle bende rimanevano nel medesimo posto in cui avevano avvolto il corpo di Gesù e nella medesima postura in cui erano state ripiegate sulle sue membra.
3. Se ogni movimento è specificato da un punto di partenza e da un punto di arrivo, noi saremmo stati testimoni solo del punto di partenza, ma non del punto di arrivo.
Il fatto che al sepolcro del Signore ci siano stati gli angeli a dire alle donne che Gesù era risorto è particolarmente eloquente: perché solo gli angeli potevano essere testimoni nel suo punto di arrivo, e cioè dell’ingresso in cielo con il suo corpo glorioso.
4. Che non sia stato trafugato risulta con evidenza dalle bende ben posizionate e in ordine. I ladri, se l’avessero portato via, l’avrebbero preso così com’era senza staccare le bende, ormai ben aderenti alla carne e alla pelle a motivo del siero e dell’aloe.
E qualora le avessero staccate, non sarebbero rimaste così in ordine come se fossero state stirate.
Senza dire che avrebbero dovuto affrontare anche le guardie che custodivano il sepolcro.
5. Ma, poi, da chi sarebbero state trafugate se gli apostoli erano chiusi nelle loro case per timore dei giudei? Nell’orto degli ulivi i soldi avevano cercato di mettere le mani anche su di loro, ma essi fuggirono.
Nell’apparizione fatta da Gesù otto giorni dopo la risurrezione quando era presente anche Tommaso gli apostoli erano ancora chiusi in casa.
6. Pertanto, per concludere questo primo punto, noi crediamo alla risurrezione di Gesù per motivi di fede, perché ci è stato rivelato.
Ma non si può dire che non vi siano segni attendibili. Sì, ci sono.
7. A proposito della fede: è vero che si tratta di un dono gratuito di Dio.
Ma è anche vero che Dio la dona a tutti perché vuole tutti i salvi.
Se di fatto, come risulta, non tutti gli uomini hanno la fede, ciò non si deve imputare a Dio, ma a motivo di qualche impedimento da parte del ricevente.
Qui il discorso diventa complesso perché talvolta gli impedimenti sono posti dal soggetto stesso come nel caso di quei giudei ai quali Gesù dice: “E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio?” (Gv 5,44).
Qualche altra volta l’incredulità di alcuni è il risultato di deficienze morali, come emerge da Gv 3,19-20: “Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio”.
Oppure questo dono non trova spazio perché i cuori di alcuni si sono appesantiti “in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita” (Lc 21,34).
Senza dimenticare tuttavia che si può anche verificare il caso della contro testimonianza di alcuni credenti oppure di un annuncio inadeguato.
Per tutti questi motivi non è lecito dire: “Se non hai la fede è per colpa tua”.
Si può invece dire: “Se non hai la fede significa che c’è qualche impedimento; vediamo quale possa essere”.
8. Infine poni una domanda: “Ma se io non credo all’esistenza di Dio come posso chiedergli di darmi la fede?”. È vero, sembra un controsenso.
E tuttavia va distinto l’ambito della ragione da quello della fede.
All’esistenza di Dio ci si può giungere con la sola ragione, senza la fede teologica e soprannaturale.
San Paolo è chiaro su questo. Scrive infatti: “Poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha manifestato a loro. Infatti le sue perfezioni invisibili, ossia la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute. Essi dunque non hanno alcun motivo di scusa” (Rm 1,19-20).
9. A proposito della parola credere va notato che ha significati diversi.
Talvolta si vuol dire semplicemente che si è persuasi che le cose stanno così, anche se non si vedono.
Questo è ancora l’ambito della ragione o tutt’al più della fede naturale, cioè di quella fede che prestiamo comunemente negli ambiti più disparati ad una persona di cui riconosciamo la competenza e l’onestà.
Qui non c’è bisogno di dire che questa fede è dono di Dio. È fede o evidenza naturale e basta.
Diverso invece è il caso per cui si afferma: “ Io credo che Gesù Cristo è Dio e credo nella sua risurrezione dei morti”. Questa fede è dono di Dio perché è di ordine soprannaturale.
Questa fede, come si è detto, Dio vuole donarla a tutti.
Se alcuni non ce l’hanno è a motivo di qualche impedimento.
Ti ringrazio di avermi dato l’opportunità di precisare questi concetti.
Ti auguro ogni bene, ti ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo