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Quesito
Buonasera padre Angelo,
torno a chiederle un ulteriore consiglio, che penso possa essere utile anche per altre persone.
Io e il mio ragazzo siamo entrambi credenti e praticanti, perciò non abbiamo intenzione di andare a convivere e aspettiamo il matrimonio, vivendo il tempo del fidanzamento per capire la volontà di Dio per noi.
Da un anno a questa parte abbiamo vissuto una relazione a distanza (non eccessiva, si parla di 200km), vedendoci compatibilmente con i reciproci impegni.
Ora, però, io avrei trovato un lavoro nella sua città (la mia zona non offre molte possibilità purtroppo), perciò mi sono trasferita temporaneamente a casa sua e dei suoi genitori.
Ovviamente è una condizione temporanea, infatti se Dio vorrà già a novembre dovrei trasferirmi in un appartamento tutto mio. I nostri genitori hanno cercato di convincerci ad andare a convivere ma noi, come le ho detto prima, non vogliamo. In questo periodo in cui sono a casa sua, purtroppo, siamo costretti a dormire nella stessa camera (anche se non nello stesso letto).
Abbiamo provato a convincere i suoi genitori a trovare un’altra sistemazione, come per esempio concedermi di dormire sul divano, però non vogliono assolutamente (sono molto ospitali). Per questo motivo abbiamo deciso di dormire in senso inverso, cioè testa con piedi, in due letti diversi e distanziati e ovviamente (cosa che facevamo già prima) mantenere momenti di privacy in modo da non vederci mai senza vestiti. Ora però non sappiamo come interpretare questa situazione, se siamo comunque in peccato o meno e se questa possa essere ugualmente considerata una convivenza… Siamo un po’ preoccupati.
Lei cosa ne pensa?
Un altro dettaglio che posso dirle per darci un consiglio sulla situazione è che, in concreto, io passo più tempo con la sua famiglia che con lui poiché i turni dei nostri lavori non coincidono molto (questo ci impedisce anche di cadere in tentazione)
Grazie e Dio la benedica.
Risposta del sacerdote
Carissima.
1. la convivenza è un termine generico e indica di primo acchito che alcune persone vivono insieme.
Tuttavia non ogni convivenza è una convivenza sessuale, perché quest’ultima è basata anche sull’intimità sessuale.
2. Gruppi di famiglie che vanno a soggiornare insieme per 2 o 3 giorni stabiliscono una convivenza, ma non si tratta di convivenza sessuale.
Gruppi di giovani o anche scolaresche che stanno insieme per alcuni giorni per motivi turistici, religiosi, formativi, ricreativi… fanno convivenza, ma non è convivenza sessuale.
3. Quella che hai stabilito con il tuo fidanzato è una specie di convivenza, perché abiti nella stessa casa e condividi tante cose, ma non si può parlare di convivenza sessuale, perché tale tipo di convivenza da voi è fermamente escluso.
4. Non è tuttavia la migliore delle soluzioni.
Per fortuna vostra si tratta di una soluzione assolutamente provvisoria tanto che fra un mese circa tu dovresti andare a vivere per conto tuo.
5. Ciò che dispiace è l’atteggiamento dei genitori i quali addirittura sarebbero favorevoli ad una convivenza, compresa – senza dirlo – anche quella sessuale. Questo fa capire come la mentalità che oggi si va diffondendo contagi sempre più, come se da un punto di vista di maturazione umana (non parlo di quella morale) non ci fosse nulla da dire.
6. La convivenza prematrimoniale è un grave errore perché fa vivere come in stato di matrimonio persone che devono rimanere libere sotto tutti gli aspetti.
Ora la libertà è un bene troppo prezioso e indispensabile per verificare la sintonia della coppia.
Inesorabilmente succede che quando nella convivenza non c’è più perfetto accordo, ci si trascina e si va avanti per tentativi nella speranza di aggiustare con qualche toppa. Questo soprattutto quando nella convivenza si sono investiti insieme anche dei soldi.
Ma questo non è il modo di preparare il matrimonio. È piuttosto il modo di preparare lo sfascio del matrimonio.
7. Senza dire del problema morale, anch’esso molto importante.
A questo oggi perlopiù non si pensa affatto perché si ritiene che sia giusto avere relazioni sessuali, come se il contraddire l’intrinseco significato del rapporto sessuale non avesse risvolti negativi per coloro che lo compiono.
Il primo dei quali, se non per importanza, è quello di abituarsi a consegnarsi a chi non ci appartiene in maniera definitiva, a colui con il quale non si è ancora una cosa sola.
Si è una cosa sola solo dopo quel sì che si pronuncia davanti a Dio e alla società, e che di sua natura – prima ancora che per il suo valore sacramentale – è indissolubile.
Prima di quel sì, non si è ancora una cosa sola. Ognuno sa di essere libero di non pronunciarlo.
Questa libertà va tutelata non a parole, ma con i fatti, e cioè con la castità.
A te e al tuo ragazzo auguro ogni bene, soprattutto per la ferma volontà di vivere secondo i disegni di Dio che voi perfettamente condividete.
Avete tutto da guadagnare nel vivere secondo i disegni di Dio, perché questi disegni sono gli unici che custodiscono tutto il nostro bene.
Vi benedico e vi ricordo volentieri nella preghiera.
Padre Angelo