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Quesito

Caro Padre Angelo,
l’apologia di reato cioè quel reato che consiste nel difendere o esaltare azioni o comportamenti contrari alla legge, commesso da un parente dell’imputato, nel caso la madre, il padre, il fratello, etc., o anche solo la difesa di comportamenti immorali o ineducati da parte dei suddetti, come si inquadra nell’ambito della dottrina cristiana, cioè comporta un atteggiamento peccaminoso o, al contrario di amor fraterno. Pur trattandosi di difesa di un consanguineo non sarebbe giusto, quanto meno, un atteggiamento di compunzione e di riprensione.
Grazie anticipate per la risposta, un fraterno e caloroso abbraccio.
Salutissimi.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. l’apologia di reato rientra tra i vari modi in cui una persona coopera al male compiuto da un’altra.
All’interno della teologia morale rientra nella categoria dell’adulatore. Sotto questo aspetto incita a continuare a compiere il male oppure può sollecitare altri a compierlo.
Un esempio di questa apologia di reato o anche di adulazione è venuto in questi ultimi tempi da parte di coloro che in piazza hanno gridato “dieci, cento, mille volte Nassyria”, approvando la strage compiuta sui militari italiani che si trovavano in Iraq per garantire e promuovere la pace.
Queste grida costituivano un incitamento verso i terroristi a continuare nella loro opera di strage e nello stesso tempo costituivano un’offesa al dolore di tanti, anzitutto i familiari, che hanno ancora la ferita del dolore aperta per la morte tragica di un loro congiunto morto.

2. Tu mi porti dei casi specifici: la difesa o l’esaltazione azioni o comportamenti contrari alla legge, fatta da un parente dell’imputato, nel caso la madre, il padre, il fratello…
Se si tratta di difesa o esaltazione del male compiuto, e pertanto del male inferto ad altri, una simile difesa o esaltazione è del tutto fuori posto. Neanche l’amore per le persone più care ci può spingere a scambiare il male col bene.
Un conto sarà portare delle attenuanti o delle giustificazioni.
Ma esaltare il male è sempre male.
Pertanto di fronte al male compiuto da un nostro parente non ci può essere altro atteggiamento che quello che tu stesso hai indicato: rammarico, compunzione, volontà di domandare scusa al posto dell’imputato, se questi non l’avesse ancora fatto, o comunque chiedere perdono e pietà perché ci si sente umiliati a causa di quanto è stato fatto.
È solo quest’atteggiamento che promuove la riconciliazione degli animi all’interno della società dopo che è stato compiuto un crimine.

Ti ringrazio, ti prometto un ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo