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caratteristica dell’Ordine domenicano

1. Il Padre Ludovico Fanfani, maestro in teologia e autore di diversi trattati di teologia, in un libretto per i terziari domenicani intitolato Le nostre preghiere, presenta con una certa ampiezza anche la devozione al SS. Nome di Dio e di Gesù
Scrive: “Fu infatti il nostro S. Patriarca che introdusse l’uso, propagatosi poi per tutta la Chiesa, di aggiungere il nome di Gesù alla prima parte dell’Ave Maria.
Il B. Giordano di Sassonia immediato successore di S. Domenico nel governo generale dell’Ordine, compose un piccolo Ufficio, che era solito recitare, in onore del SS. Nome.
II B. Enrico Susone fu tanto compreso di amore e di venerazione per questo Nome augusto, che se lo scolpì con un ferro rovente nel petto; e per le conversioni da lui operate per mezzo del santo Nome di Gesù, fu chiamato l’Apostolo del Nome di Gesù.
Santa Caterina da Siena cominciava sempre e terminava tutte le sue lettere con questa invocazione: Gesù dolce, Gesù amore.
Il B. Giovanni da Vicenza introdusse per primo in Germania la pia usanza di salutarsi, con dire: Sia lodato Gesù Cristo. Così sia” (p. 207).

2. Se sia stato San Domenico il primo ad aggiungere alla Salutazione angelica (l’Ave Maria) il nome di Gesù non è attestato da particolari fonti.
È certo però che fino al secolo XIII la Salutazione angelica – che a quei tempi comprendeva solo la prima parte (la seconda la aggiungerà San Pio V nel secolo XVI) – si fermava alle parole “e benedetto il frutto del tuo grembo”.
San Tommaso stesso, che presumibilmente commenta l’Ave Maria nel 1273, non commenta la parola Gesù perché ufficialmente non era ancora annoverata nella Salutazione angelica.

3. È certo però che San Domenico compì un grande miracolo invocando con tutte le proprie forze il nome di Gesù.
Ecco come ci viene raccontato nelle Vitae fratrum:
“Un anziano nobile cittadino di Cahors raccontò ai frati, pronto a giurarne l’autenticità, di aver visto personalmente, quando si trovava col conte di Montfort all’assedio di Tolosa, dei pellegrini inglesi in viaggio verso S. Giacomo di Compostela che, volendo evitare di entrare in Tolosa per non incorrere nell’interdetto, per attraversare il fiume che attraversa Tolosa (è la Garonne, n.d.r.) avevano presa una barca.
Ma per il loro numero eccessivo (erano infatti una quarantina) essa affondò e tutti scomparvero nelle onde.
San Domenico, che si trovava in preghiera in una chiesa vicina al fiume, udendo le urla dei pericolanti ed esortato dai militari presenti, ne uscì e, di fronte a quella tragedia, si prostrò a terra con tutto il corpo, poi stese le braccia in forma di croce e piangendo supplicò Dio di salvare quei suoi pellegrini. Quindi si alzò e, pieno di fiducia in Dio, comandò ai naufraghi in nome di Cristo di venire a riva.
Prodigio meraviglioso, operato da chi solo compie prodigi (Sal 71,18).
Subito, con meraviglia dei molti che avevano assistito al naufragio, quei naufraghi vennero a galla, e i cittadini, accorrendo da ogni parte, allungarono ad essi lance e pertiche, estraendoli incolumi dall’acqua” (Vitae fratrum, n. 83).

4. Padre Fanfani aggiunge al suo scritto: “Quello però che maggiormente legò la devozione al SS. Nome di Dio e di Gesù con l’Ordine Domenicano fu il seguente fatto: i Padri del secondo Concilio di Lione (anno 1274), sgomenti del continuo propagarsi del turpiloquio, della bestemmia e degli spergiuri, ordinarono che in tutte le chiese si cercasse di coltivare in modo speciale il culto e la venerazione verso i Santissimi nomi di Dio e di
Gesù.
E perché questa decisione presa nel Concilio riuscisse efficace e fosse a tutti nota il Sommo Pontefice Gregorio X affidava al B. Giovanni da Vercelli, Generale dei Domenicani, e per lui a tutto l’Ordine Domenicano l’incarico di farla conoscere dappertutto e di promuovere tra i fedeli l’amore e la venerazione al santo Nome di Dio e di Gesù.
L’Ordine di San Domenico prese sopra di sé con infaticabile zelo questa augusta missione; e per rendere più stabile questo lavoro, un Domenicano, pare un certo P. Diego, pensò alla istituzione di una speciale Confraternita, i cui membri si obbligassero di evitare essi stessi, e di impedire con tutto lo zelo negli altri, che venissero profanati e bestemmiati i SS. Nomi di Dio e di Gesù; s’impegnassero anche di propagarne il culto e la devozione tra i familiari, gli amici ed i conoscenti.
Il sommo Pontefice Pio IV approvò in seguito questa Confraternita; ed a meglio promuovere tra i fedeli questa pia associazione, furono concesse e confermate anche recentemente parecchie Indulgenze applicabili pure alle anime del Purgatorio” (Le nostre preghiere pp.207-208).

5. Una monaca domenicana (Sr Benedetta Giordano) in un libro intitolato Spirito e Vita domenicana scrive:
“La devozione al SS. Nome di Gesù si è trasmessa, sin dalle origini del nostro Ordine, di generazione in generazione, quale preziosa eredità e non si possono dimenticare splendide figure domenicane che con la parola e con la vita hanno diffuso questo speciale culto.
Il nostro S. P. Domenico aveva continuamente sulle labbra il S. Nome di Gesù e nei suoi viaggi amava cantare l’inno Jesu nostra redemptio, amor et desiderium; nel nome di Gesù risuscitò il giovane Napoleone Orsini” (p. 22).

6. Dopo aver ricordato il B. Giordano di Sassonia (+ 1237) Sr Benedetta Giordano scrive: “Giovanni da Vicenza (+ 1260) fu insigne predicatore e per primo introdusse il lodevole uso cristiano di “Sia lodato Gesù Cristo” nell’incontrarsi.
Il B. Isnardo da Chiampo (+ 1244), il quale ricevette l’abito dalle stesse mani del S. P. Domenico, fu grande taumaturgo e, al solo pronunziar del Nome di Gesù, operava guarigioni.
Il B. Enrico Susone (+ 1366) trascorse mediocremente i primi anni di sua vita religiosa, finché il Signore non lo scosse nel più intimo del suo spirito in modo irresistibile attirandolo nella via della più alta perfezione e facendolo ardente seguace dell’Eterna Sapienza, Gesù, il cui SS. Nome un giorno, in un momento di ebbrezza spirituale, incise sul suo cuore a carattere di sangue.
La grande serafica senese S. Caterina (+ 1380), travolta fin nelle più intime fibre del cuore dall’ardente amore per Gesù Cristo, questo SS. Nome ebbe sempre sulle labbra; né poté aprire e chiudere le sue mirabili “Lettere” che con Gesù dolce, Gesù Amore.
Due perle del Terz’Ordine domenicano del Piemonte brillarono quasi contemporaneamente e vanno ricordate in merito a episodi particolari per il loro infuocato amore a Gesù: B. Maddalena Panattieri (+ 1503) di Trino e B. Caterina da Racconigi (+ 1547).
La B. Maddalena ripeteva continuamente il SS. Nome di Gesù nei suoi mistici trasporti; quando un condannato a morte, a cui era vicino per confortarlo nell’estremo momento, la schiaffeggiò, ella porgendogli l’altra guancia gli sussurrò: “Sia sempre benedetto il Nome di Gesù!”. Allorché la Beata giunse alla sua agonia, con voce soave intonò: Jesu, nostra Redemptio.
La B. Caterina da Racconigi, anima favorita da grandi doni mistici, ebbe la transverberazione del cuore da parte di Cristo, il quale la purificò e vi iscrisse a lettere di fuoco Jesu, spes mea”.
Il domenicano B. Angelo di Portasole, del convento di Perugia e vescovo di Grosseto, fu soprannominato di Gesù-Maria a motivo della sua grande devozione verso questi due augusti nomi che egli ripeteva mille volle con una grazia che rapiva. Spesso, recitando l’Ufficio Divino, nel pronunziare gli adorabili nomi di Gesù e di Maria, era rapito in estasi. Il B. Angelo morì in odore di santità nel 1334” (p. 23).

7. Dice anche che “si può ben affermare che la devozione al nome di Gesù nella Chiesa Latina, in modo ufficiale ed universale, ha le sue origini proprio nell’Ordine Domenicano.
Infatti nel 1274, anno del Concilio di Lione, Papa Gregorio X emanò una Bolla, in data 21 settembre, diretta al Maestro Generale dei Domenicani, allora il B. Giovanni da Vercelli, con la quale affidava ai Padri di San Domenico l’incarico di propagare trai fedeli, mediante la predicazione, l’amore verso il SS. Nome di Gesù.
Anzi, come si legge testualmente nel medesimo “breve” pontificio: “… In conseguenza, affinché ognuno compia per parte sua il precetto generale che ordina che al Nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi, Noi vogliamo che al pronunziare di questo Nome glorioso … ognuno attesti subito con un chinar di testa, che egli piega interiormente i ginocchi del suo cuore …”.
Il nostro Generale considerò insigne onore per il proprio Ordine essere impegnato in tale missione che interessava la gloria di Gesù Cristo e subito ne diede notizia a tutti i Provinciali raccomandando caldamente che dai pergami e dalle cattedre coltivassero la propagazione del culto al S. Nome di Gesù.
Ed è proprio sotto il generalato del B. Giovanni da Vercelli che iniziò l’uso dell’inclinazione del capo nel pronunziare il SS. Nome, uso che poi passò nel cerimoniale dell’Ordine.
I Padri Domenicani si adoperarono con ardore, mediante gli scritti e la parola, ad attuare la santa esortazione del Pontefice.
Da allora, in ogni chiesa domenicana, si eresse un altare dedicato al Nome di Gesù nella scena della Circoncisione, presso cui i fedeli si raccoglievano in ossequio o in riparazione delle offese fatte al SS. Nome, secondo le circostanze o l’esortazione che suggerivano loro i Padri domenicani” (p. 18).

8. E prosegue: “La prima “Confraternita del SS. Nome di Gesù fu fondata a Lisbona in Portogallo in seguito ad un particolare prodigio.
Nel 1432 il regno portoghese fu afflitto da una crudelissima peste che mieteva numerosissime vite umane.
Fu allora che il Padre domenicano Andrea Diaz indisse solenni celebrazioni all’altare dedicato al SS. Nome di Gesù del convento di Lisbona, perché il Signore volesse pone fine a tale micidiale morbo. Era il 20 novembre quando il Padre, dopo un infiammato sermone, benedisse l’acqua nel Nome di Gesù, invitando i fedeli a prenderne e a bagnare con essa coloro che erano colpiti dalla peste. Chiunque fu toccato da quell’acqua fu immediatamente guarito.
La notizia si sparse ovunque sì che fu un accorrere continuo di tutti al convento domenicano desiderosi di essere bagnati da quell’acqua benedetta.
Non si era giunti a Natale che il Portogallo fu miracolosamente libero dalla peste.
Frattanto alcuni più ferventi si strinsero intorno al P. Andrea Diaz istituendo la “Confraternita del SS. Nome di Gesù”, i cui affiliati si impegnavano non solo ad onorare il SS. Nome, ma anche ad impedire la bestemmia, il turpiloquio e l’abuso del giuramento.
Decisero intanto di rendere pubblicamente grazie al Signore indicendo una gran festa nel primo giorno dell’anno con solenne processione ed in tale occasione si rese ufficiale la fondazione della Confraternita, la quale poi si diffuse in tutto il Portogallo. Si può dire, però, che rimaneva ancora a livello locale. Dopo quasi un secolo fu il famoso predicatore P. Diego Victoria, domenicano del Convento di Burgos in Castiglia, che si fece propagatore della “Confraternita del S. Nome di Gesù”, la quale poi si diffuse in tutto il mondo.
La “Confraternita del SS. Nome di Gesù” ha incontrato continui favori dei Sommi Pontefici. Pio IV nel 1564 confermò lo Statuto e concesse l’Indulgenza Plenaria agli aggregati nel giorno della Circoncisione del Signore; S. Pio V° ordinò che tale Confraternita si fondasse solo nei Conventi domenicani e dove questi non esistevano, per fondarla occorreva l’autorizzazione del Maestro Generale dei Domenicani” (pp. 22-23).

9. Si consiglia la recita dell’Inno Iesu dulcis meomoria, cantato dal santo Padre Domenico nel suo camminare, e la recita delle Litanie del SS. Nome di Gesù, potenti in tutte le necessità.
Mentre l’inno Iesu dulcis meomoria si può reciatre sempre, anche ogni giorno, le Litanie vengono consigliate soprattutto nel mese di gennaio in concomitantza con la festa liturgica del SS. Nome di Gesù (3 gennaio):

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