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Quesito
Caro Padre Angelo
una domanda di patrologia e storia della Chiesa insieme.
Come erano vissuti i sacramenti dell’iniziazione cristiana nei primi cinque secoli della Chiesa e come li ha espressi la Chiesa dopo il Concilio Vaticano II.
Quali gli aspetti in comune, quali ancora le divergenze?
La ringrazio per la risposta, la seguo nelle preghiere.
Dio la Benedica,
Matteo
Risposta del sacerdote
Caro Matteo,
in questa seconda puntata ti parlo della Confermazione o Cresima, come è stata recepita e praticata nella Chiesa primitiva e come viene celebrata oggi.
1. Istituzione e pratica primitiva
I Vangeli e gli Atti degli Apostoli chiaramente e con insistenza ricordano la promessa dello Spirito Santo fatta da Cristo ai suoi discepoli per portare a pienezza la loro vita nuova.
Due eventi narrati negli Atti ci fanno comprendere come fin dall’inizio la confermazione sia stata considerata un sacramento distinto dal Battesimo, sebbene complementare.
In Atti 8,4ss si legge che gli Pietro e Giovanni furono inviati in Samaria ad imporre le mani a coloro che erano stati battezzati dal diacono Filippo.
Una ventina d’anni più tardi (At 19,1ss), S. Paolo passando da Efeso, trova dei discepoli di Cristo, precedentemente evangelizzati da Apollo, i quali però hanno solo ricevuto il battesimo di Giovanni Battista. Egli li battezza secondo il modo insegnato dal Signore e subito dopo conferisce lo Spirito Santo imponendo le mani su di loro.
2. Tre segni costituiscono il sacramento della Confermazione.
I documenti antichi (III-IV secolo) attestano che dopo il rito battesimale veniva compiuta una duplice unzione.
La prima veniva fatta dal sacerdote che aveva battezzato. Egli però evitava di ungere sulla fronte.
La seconda unzione veniva fatta dal Vescovo sulla fronte in forma di croce, dopo che egli stesso aveva imposto le mani.
Tre dunque sono i segni con cui viene celebrato questo sacramento: l’unzione, l’imposizione delle mani e il segno in forma di croce sulla fronte.
Unzione e segno di croce sulla fronte veniva fatti congiuntamente: è il rito della consignatio.
3. Il ministro del sacramento
Quando era il vescovo ad amministrare il Battesimo, faceva lui stesso anche l’unzione.
In seguito quando il sacerdote cominciò a fare l’unzione post battesimale con il crisma, veniva sottinteso che il battezzato venisse condotto quanto prima dal vescovo, affinché questi gli imponesse le mani e gli facesse l’unzione sulla fronte.
Papa Innocenzo I richiamò formalmente la regola in una lettera al vescovo Decenzio (416): «I bambini, egli dice, non debbono essere confermati da nessun altro, tranne che dal vescovo». E poggia la sua decisione sulla tradizione della Chiesa e sui fatti riferiti negli Atti degli Apostoli. E soggiunge: “I sacerdoti, quando battezzano, sia in presenza del vescovo, sia in sua assenza, possono ungere con il crisma il battezzato, purché detto crisma sia stato consacrato dal vescovo; essi, però, non devono segnare con quest’olio la fronte, poiché ciò è riservato ai soli vescovi quando danno lo Spirito Paraclito”.
Oggi tutti i sacerdoti in cura d’anime possono amministrare la Cresima quando i fedeli sono colpiti da grave malattia e si trovano in pericolo di vita.
Nella Chiesa latina, in cui ministro ordinario della confermazione rimane il vescovo, un sacerdote può ricevere dal Vescovo il potere di amministrare la confermazione. Però il crisma deve sempre essere consacrato dal vescovo durante la messa del crisma il giovedì santo.
4. La materia e la forma
Gli Atti degli Apostoli non parlano di unzione. La materia era costituita dall’imposizione delle mani fatta dagli Apostoli.
Ugualmente non riferiscono nessuna formula (la forma), di cui si possano esser serviti San Pietro, San Giovanni o San Paolo, quando invocavano la discesa dello Spirito Santo con l’imposizione delle mani.
Il testo sacro dice solo che essi accompagnavano il gesto con una preghiera. Seguendo il loro esempio, i vescovi dei primi secoli aggiunsero all’unzione e all’imposizione delle mani una formula più o meno determinata.
Oggi il ministro deve servirsi del crisma, composto di olio d’oliva e di balsamo, consacrato dal vescovo.
Con questo crisma egli deve fare con la mano, e senza servirsi di alcun strumento un’unzione sulla fronte del cresimando, e, praticando quest’unzione, egli impone per ciò stesso la mano su colui che riceve il sacramento.
Inoltre, quest’unzione deve essere accompagnata da alcune parole che costituiscono la forma del sacramento. Esse sono le seguenti: “Ricevi il sigillo dello Spirito Santo che ti è dato in dono”.
Sono le parole in uso nella Chiesa greca fin dal IV secolo.
Prima della riforma voluta dal Concilio Vaticano II nella Chiesa latina le parole in uso erano le seguenti: Io ti segno con il segno della croce, ti confermo con il crisma della salvezza, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Prima della riforma del Vaticano II veniva dato anche un leggero schiaffo come il simbolo delle difficoltà, delle sofferenze e forse anche del martirio, cui andava incontro il cristiano nella sua vita. Ma questo rito non era molto antico.
Oggi il gesto compiuto dal vescovo, che materialmente è lo stesso che si faceva precedentemente, non viene inteso come leggero schiaffo, ma come un gesto di pace. Mentre lo compie, il Vescovo dice: la pace sia con te.
In altri tempi, sulla fronte segnata con il crisma veniva posta una benda bianca, che si doveva tenere per sette giorni. Più tardi si ridusse a tre giorni, poi ad uno. Oggi ci si accontenta di asciugare con un pannolino la fronte dopo unzione. Fino alla riforma voluta dal Vaticano II la fascia dalla fronte era passata al braccio. La fascia oggi è scomparsa.
Quando la cresima era collegata al Battesimo, il padrino dei Battesimo accompagnava naturalmente il figlioccio sino alla fine della cerimonia.
Anche oggi, come un tempo, la Chiesa prescrive che il cresimando abbia un padrino.
Questo padrino può essere lo stesso del battesimo, soprattutto se i due sacramenti fossero conferiti nella stessa celebrazione, come avviene per gli adulti.
Ti saluto, ti ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo