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Quesito
Caro Padre Angelo,
le scrivo perche’ mi possa chiarire il seguente problema.
La Chiesa deve essere rispettosa della coscienza dei non-credenti, nel senso che non puo’ obbligare nessuno a credere o a comportarsi secondo la dottrina cattolica. Fin qua mi e’ chiaro.
Ma allora non capisco pero’ perche’ essa si opponga a tutte quelle leggi che sono contrarie alla morale cattolica, come divorzio, aborto, gender, matrimoni omosessuali, fecondazione assistita, eutanasia ecc., dal momento che possono interessare solo i non-credenti, i quali compiono tali atti a livello individuale in buona fede e convinti di non fare nulla di male.
In altre parole se Dio ci ha voluto creare liberi, anzi la liberta’ e’ proprio cio’ che caratterizza l’essere umano, in base a quale motivo la Chiesa non si limita a rivolgere le proprie preoccupazioni ai propri appartenenti, cioe’ a chi per fede ha deciso di obbedire al magistero ecclesiastico? Mi scusi se faccio l’avvocato del diavolo, ma ultimamente in molti credo siamo confusi da posizioni contraddittorie che si sentono esprimere.
Se il Papa dice, riferendosi ad una persona, evidentemente non-credente, e omosessuale, "Chi sono io per giudicare?" non significa proprio che il Papa sta affermando il suo rispetto per la coscienza di quella persona?
Il Papa evidentemente non pensa che si debba vietare per legge a quella persona di comportarsi come si sente in coscienza di fare. E così via per tutti quegli altri comportamenti che la morale e la dottrina cristiana considerano peccati anche gravi e che le leggi ormai permettono a tutti quelli che non credono.
Dato che c’è gente credente che ritiene invece che la morale e dottrina cattolica vadano imposte con le leggi, e se il caso col carcere, anche a chi credente non e’, (vorrebbero che le varie liberta’ di divorzio, di aborto ecc ecc. non fossero mai state riconosciute) e parlo soprattutto dei tradizionalisti, e dato che si comincia a sentir parlare addirittura di un possibile scisma su questa questione centrale della liberta’ di coscienza (e su altre ovviamente, latino, concilio, tradizione ecc.), potrebbe gentilmente aiutarmi ad uscire da questa confusione mentale in cui mi trovo, e forse anche tanti altri come me?
Sintetizzando, dove sta scritto, in quale documento magisteriale, che i non-credenti debbano essere costretti dalle Leggi civili a comportarsi come i credenti? Non debbono rendere conto solo alle Leggi della societa’ civile del loro comportamento? Non hanno forse diritto alla liberta’ di poter anche peccare, se non credono? Grazie, Padre (non mi occorre una risposta privata)
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. sono sbagliate le premesse della tua mail.
2. La prima premessa sbagliata è questa: che la Chiesa voglia imporre a chi non crede le sue norme morali.
Da nessuna parte del Magistero è stata fatta una simile affermazione.
Sarebbe un arbitrio, un ledere la coscienza altrui.
La predicazione evangelica si è diffusa fin dagli inizi per attrazione, mai per violenza, per imposizione.
3. La seconda premessa sbagliata è che divorzio, aborto, gender, matrimoni omosessuali, fecondazione assistita, eutanasia … siano questioni di fede e nelle quali i non credenti possano fare ciò che vogliono, se sono convinti di non fare nulla di male.
Ora le questioni menzionate non sono materia di fede, ma di pertinenza dei diritti umani.
Ebbe, nessuno può dire: io lascio libertà di uccidere i bambini nel grembo materno anche se io non lo farò mai.
Il male non va fatto mai, in nessun modo.
4. E questo non perché lo dice la Religione, ma perché lo dice la coscienza, nella quale, se non è del tutto ottenebrata, si riflette la voce di Dio.
La quale voce di Dio non s’identifica con quella della Chiesa Cattolica, perché Dio parla all’interno di ogni uomo.
Credo che tutti possano sottoscrivere le seguenti parole: “Nell’intimo della coscienza l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire e la cui voce che lo chiama sempre ad amare e a fare il bene e a fuggire il male, quando occorre, chiaramente dice alle orecchie del cuore: fa questo, fuggi quest’altro”.
Se così non fosse, ognuno si farebbe la propria legge morale secondo la quale uccidere l’innocente sarebbe un bene e ugualmente rubare sarebbe una cosa lodevole.
Questo non corrisponde solo al sentire della Chiesa, ma non corrisponde al sentire di ogni uomo, di qualsiasi tempo, di qualunque razza, cultura o religione.
5. La Chiesa quando dice che l’aborto non va fatto ricorda che nessuno ha il diritto di uccidere un innocente.
Ricorda che questo diritto non esiste e non esisterà mai.
Dicendo questo, non impone la propria fede ad altri, ma ricorda ciò che è scritto nel cuore di ogni uomo.
6. Che qualche società per una forma di tirannide decida con la maggioranza che uccidere i bambini nel grembo materno sia lecito non significa che questo sia anche moralmente cosa buona.
Rimane un crimine orrendo.
La democrazia potrà decretare con la maggioranza che un’azione è legale e cioè che non va contro la legge parlamentare.
Ma non potrà mai fare sì che ciò che moralmente riprovevole diventi una cosa buona.
Questo non è di sua competenza.
7. Ci sarebbe da dire: per fortuna che c’è la Chiesa che prende le difese di questi innocenti e continua a dire che non è lecito uccidere.
Che dire poi di quello che patisce una donna che volontariamente ha abortito? Non è da augurarlo a nessuno.
Anche sotto quest’aspetto la Chiesa tutela la dignità della donna, non impone un dogma di fede.
8. Venendo al caso degli omosessuali non tocca al parlamento decidere se le loro azioni siano buone o cattive. Non è di sua pertinenza.
Ma il parlamento non può dire che un’unione omosessuale sia un vero matrimonio.
Questo perché il matrimonio è un’altra cosa. Gli antichi lo definivano così: “societas permanens ad filios procreandos” (è una società permanente ordinata alla generazione e all’educazione dei figli).
Che due omosessuali si vogliano mettere insieme è faccenda loro.
Ma non hanno il diritto di dire che il loro è un matrimonio.
Perché se tre o quattro dello stesso sesso dicessero che la loro unione è matrimonio penso che ognuno si ribellerebbe.
E questo, ripeto, perché il matrimonio è un’altra cosa.
9. Ancora: il bene dei figli esige che i coniugi stiano insieme.
Il divorzio invece lede il bene dei figli, mette un coniuge in balìa dell’arbitrio dell’altro che decide di rompere la fedeltà promessa per tutta la vita e causa povertà e ristrettezze materiali, che altri devono subire le conseguenze.
Per osservare queste cose non è necessaria la fede. Bastano gli occhi di chiunque.
10. Mi parli di libertà e dici che la libertà è quel bene prezioso che ci distingue dagli animali.
Verissimo.
Ma non c’è la libertà di fare il male. Non c’è la libertà di uccidere, di rubare, di far soffrire gli altri, di metterli ingiustamente in ristrettezze economiche, ecc…
Abbiamo la libertà per fare creativamente e responsabilmente il bene, non per fare il male.
Fare il male è un abuso di libertà e per questo la società lo punisce.
11. Riguardo agli omosessuali Papa Francesco non ha detto solo “Chi sono io per giudicare?”.
Per essere onesti nel riportare le affermazioni altrui non bisogna tagliarle cambiandone il senso.
Il Papa ha detto: “Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?”.
È un’affermazione giusta.
È giusta non perché lo dice la fede, ma perché lo dice la coscienza.
12. Mi dici che c’è gente che “ritiene invece che la morale e dottrina cattolica vadano imposte con le leggi, e se il caso col carcere, anche a chi credente non è”.
No, non c’è nessuno che dice questo.
Non lo dicono neanche i tradizionalisti. Non ho mai sentito affermazioni del genere, se non fuori del cristianesimo.
13. Concludi: “Sintetizzando, dove sta scritto, in quale documento magisteriale, che i non-credenti debbano essere costretti dalle Leggi civili a comportarsi come i credenti?”.
Non è scritto da nessuna parte.
Questa è un’invenzione tua o di chi fa simili affermazioni, senza essere in grado evidentemente di documentarle.
14 “Non debbono rendere conto solo alle Leggi della societa’ civile del loro comportamento? Non hanno forse diritto alla liberta’ di poter anche peccare, se non credono?”.
Non è compito della società, come ho detto, di determinare ciò che è bene e ciò che è male sotto il profilo morale.
Inoltre la società non ha il compito di giudicare le coscienze, ma se il comportamento degli uomini è conforme alla legge pattuita.
Ma non c’è solo la legge pattuita che va rispettata.
C’è anche quella che è scritta indelebilmente nel cuore di ogni uomo e che impone di non uccidere gli innocenti e di non fare il male, mai e per nessun motivo.
Mi auguro che adesso le idee siano diventate in po’ più chiare e anche più precise.
Ti ricordo volentieri al Signore e ti benedico.
Padre Angelo