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Quesito

Caro Padre Angelo
La questione che le pongo prende spunto dalle recenti elezioni amministrative. Ho sempre seguito con interesse la politica, anche in modo attivo; recentemente, nel confronto con gli amici di Comunione e Liberazione sono emerse alcuni temi, che le chiederei di aiutarmi a capire:
1) Perché un cristiano dovrebbe interessarsi di politica, informandosi ed andando a votare? In cosa il suo interesse dovrebbe essere diverso da quello di un non credente?
2) La Chiesa insegna di scegliere partiti e candidati in base a due criteri: libertas Ecclesiae e bene comune. In cosa consistono esattamente?

Grazie mille per l’attenzione
Emanuel


Risposta del sacerdote

Caro Emanuel,
1. il cristiano deve interessarsi di politica perché ha il compito, come ogni cittadino, di promuovere e tutelare il bene comune della società.

2. Al cristiano questo compito appartiene in modo particolare perché deve animare le realtà temporali secondo Dio (Concilio Ecumenico Vaticano II, Lumen gentium 31).
Questo dovere diventa ancor più urgente quando ci si trova di fronte a tentativi di disgregare i fondamenti stessi del vivere associato quali sono quelli che riguardano il valore assoluto della vita.

3. Proprio per questo ti ripropongo alcuni passi NOTA DOTTRINALE della CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica (24.11.2002).
Questo documento ricorda che «i fedeli laici non possono affatto abdicare alla partecipazione alla “politica”, ossia alla molteplice e varia azione economica, sociale, legislativa, amministrativa e culturale destinata a promuovere organicamente e istituzionalmente il bene comune» (Giovanni Paolo II, Esort. Apost. Christifideles laici, n. 42), che comprende la promozione e la difesa di beni, quali l’ordine pubblico e la pace, la libertà e l’uguaglianza, il rispetto della vita umana e dell’ambiente, la giustizia, la solidarietà, ecc.” (n.2).

4. La Nota dottrinale osserva che “oggi è verificabile un certo relativismo culturale che offre evidenti segni di sé nella teorizzazione e difesa del pluralismo etico che sancisce la decadenza e la dissoluzione della ragione e dei principi della legge morale naturale” (n.2).
E soggiunge: “Se il cristiano è tenuto ad «ammettere la legittima molteplicità e diversità delle opzioni temporali», egli è ugualmente chiamato a dissentire da una concezione del pluralismo in chiave di relativismo morale, nociva per la stessa vita democratica, la quale ha bisogno di fondamenti veri e solidi, vale a dire, di principi etici che per la loro natura e per il loro ruolo di fondamento della vita sociale non sono “negoziabili” (n.3). 

5. E dice subito quali siano questi valori non negoziabili: “Quando l’azione politica viene a confrontarsi con principi morali che non ammettono deroghe, eccezioni o compromesso alcuno, allora l’impegno dei cattolici si fa più evidente e carico di responsabilità.
Dinanzi a queste esigenze etiche fondamentali e irrinunciabili, infatti, i credenti devono sapere che è in gioco l’essenza dell’ordine morale, che riguarda il bene integrale della persona. È questo il caso delle leggi civili in materia di aborto e di eutanasia (da non confondersi con la rinuncia all’accanimento terapeutico, la quale è, anche moralmente, legittima), che devono tutelare il diritto primario alla vita a partire dal suo concepimento fino al suo termine naturale.
Allo stesso modo occorre ribadire il dovere di rispettare e proteggere i diritti dell’embrione umano. Analogamente, devono essere salvaguardate la tutela e la promozione della famiglia, fondata sul matrimonio monogamico tra persone di sesso diverso e protetta nella sua unità e stabilità, a fronte delle moderne leggi sul divorzio: ad essa non possono essere giuridicamente equiparate in alcun modo altre forme di convivenza, né queste possono ricevere in quanto tali un riconoscimento legale.
Così pure la garanzia della libertà di educazione ai genitori per i propri figli è un diritto inalienabile, riconosciuto tra l’altro nelle Dichiarazioni internazionali dei diritti umani.
Alla stessa stregua, si deve pensare alla tutela sociale dei minori e alla liberazione delle vittime dalle moderne forme di schiavitù (si pensi ad esempio, alla droga e allo sfruttamento della prostituzione).
Non può essere esente da questo elenco il diritto alla libertà religiosa e lo sviluppo per un’economia che sia al servizio della persona e del bene comune, nel rispetto della giustizia sociale, del principio di solidarietà umana e di quello di sussidiarietà, secondo il quale «i diritti delle persone, delle famiglie e dei gruppi, e il loro esercizio devono essere riconosciuti»” (n.4).

6. La Nota dottrinale prosegue affermando che “la Chiesa è consapevole che la via della democrazia se, da una parte, esprime al meglio la partecipazione diretta dei cittadini alle scelte politiche, dall’altra si rende possibile solo nella misura in cui trova alla sua base una retta concezione della persona (GS 25).
Su questo principio l’impegno dei cattolici non può cedere a compromesso alcuno, perché altrimenti verrebbero meno la testimonianza della fede cristiana nel mondo e la unità e coerenza interiori dei fedeli stessi.
La struttura democratica su cui uno Stato moderno intende costruirsi sarebbe alquanto fragile se non ponesse come suo fondamento la centralità della persona. È il rispetto della persona, peraltro, a rendere possibile la partecipazione democratica. Come insegna il Concilio Vaticano II, la tutela «dei diritti della persona umana è condizione perché i cittadini, individualmente o in gruppo, possano partecipare attivamente alla vita e al governo della cosa pubblica»” (n.3).

7. Infine deplora questo segue: “È avvenuto in recenti circostanze che anche all’interno di alcune associazioni o organizzazioni di ispirazione cattolica, siano emersi orientamenti a sostegno di forze e movimenti politici che su questioni etiche fondamentali hanno espresso posizioni contrarie all’insegnamento morale e sociale della Chiesa.
Tali scelte e condivisioni, essendo in contraddizione con principi basilari della coscienza cristiana, non sono compatibili con l’appartenenza ad associazioni o organizzazioni che si definiscono cattoliche.
Analogamente, è da rilevare che alcune Riviste e Periodici cattolici in certi Paesi hanno orientato i lettori in occasione di scelte politiche in maniera ambigua e incoerente, equivocando sul senso dell’autonomia dei cattolici in politica e senza tenere in considerazione i principi a cui si è fatto riferimento” (n.7). 

8. Ormai le elezioni amministrative del 2011 sono passate.
Ma davanti a noi ci saranno sempre momenti in cui ci verrà chiesto di dare il nostro parere.
Questo parere dobbiamo darlo seguendo la luce di Dio che emerge dalla coscienza e alla luce dell’insegnamento della Chiesa che è fedele cassa risonante dell’insegnamento di Dio.
Della fedeltà a quest’insegnamento siamo chiamati a rendere conto davanti al Signore.

Ti saluto, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo