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Quesito

Caro padre Angelo,
Sono ancora in attesa delle risposta alla mia precedente email. Tuttavia ho deciso di scriverle ancora per alcuni consigli sulla mia vita familiare. Mi chiamo … e ho 18 anni e vivo ancora con la mia famiglia composta da mio padre e mia madre. Io cerco di essere ogni giorno un cristiano migliore andando in chiesa,pregando mattina e sera,confessandomi. Tuttavia ci sono degli elementi della mia vita familiare che mi turbano. Mio padre a volte bestemmia.. non bestemmie dette sempre e con ripetizione, ma se ad esempio c’è un problema grave o succede una cosa grave bestemmia… e’ davvero una brava persona mi assiste sempre e vuole bene a me e mia madre e più di una volta mi aveva detto parlando tra noi che non bisogna bestemmiare perché e’ brutto ecc. Però Lo sento bestemmiare qualche volta, e glielo faccio anche presente dicendo cosa hai detto? Non si dicono queste cose. O perché bestemmi? Ma la sua risposta non e’ mai chiara a volte non risponde, a volte dice ". ehi" come dire non dirmi cosa devo dire o non dire. Il problema di fondo e’ che sento come una barriera tra me e lui quando bestemmia, perché io amo il mio Dio più di qualsiasi cosa, e sentire mio padre bestemmiare mi ferisce e sento come di volermi allontanare. Proprio perché voglio tanto bene a mio padre voglio che non le dica più perché la bestemmia e’ l’urlo dell’inferno e corrode l’anima, ma non e’ facile farlo capire senza litigare. La cosa che mi da fastidio e mi fa star male e’ la bestemmia,ma molto anche il pensiero che insomma mio padre viva in una condizione così di peccato..perché so che non si sta bene.  Inoltre penso che mio padre non si confessi da molto tempo. Ha qualche consiglio da darmi? La ringrazio per la sua pazienza nel leggere tutto quello che ho scritto. Attendo una sua risposta.
Grazie.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. colgo l’occasione della tua domanda per ricordare la gravità della bestemmia alla luce di due autorevoli catechismi: il Catechismo Romano (del Concilio di Trento) e il Catechismo della Chiesa Cattolica del Concilio Vaticano II.
Il primo ha carattere più espositivo, il secondo è più dottrinale e più conciso.

2. Il Catechismo Romano dice: “È innanzitutto chiaro che questo comandamento è già implicito nel primo. Se infatti Dio ordina di rendergli onore, è evidente che esige con ciò stesso che si parli di Lui col dovuto rispetto e non con espressioni sprezzanti e ingiuriose. Dice infatti il Signore in Malachia: Il figlio onora suo padre e il servo rispetta il suo padrone. Se io sono padre, dov’è l’onore che mi spetta? (Ml 1,6).
Tuttavia Dio ha voluto farne un comandamento esplicito, rilevando così l’importanza grandissima che Egli attribuisce al dovere di rendere onore e rispetto al suo Nome. È quindi un tema su cui l’uomo deve meditare con la massima attenzione.
Inoltre la bestemmia è divenuta così vergognosamente comune che sono ormai troppi quelli che osano insultare Colui che gli stessi angeli adorano; troppi coloro che, dimentichi di un comandamento tanto grave, ogni giorno, anzi ogni ora e potremmo dire ogni minuto, gettano contro la maestà di Dio l’offesa dei loro insulti: giuramenti falsi e vani, discorsi costellati di imprecazioni, parole di scongiuro, abuso del nome di Dio in mille forme diverse, anche per le cose più frivole e insignificanti” (n. 308).

3. Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice: “La bestemmia si oppone direttamente al secondo comandamento. Consiste nel proferire contro Dio – interiormente o esteriormente – parole di odio, di rimprovero, di sfida, nel parlare male di Dio, nel mancare di rispetto verso di lui nei propositi, nell’abusare del nome di Dio.
San Giacomo disapprova coloro «che bestemmiano il bel nome (di Gesù) che è stato invocato» sopra di loro (Gc 2,7).
La proibizione della bestemmia si estende alle parole contro la Chiesa di Cristo, i santi, le cose sacre. E’ blasfemo anche ricorrere al nome di Dio per mascherare pratiche criminali, ridurre popoli in schiavitù, torturare o mettere a morte. L’abuso del nome di Dio per commettere un crimine provoca il rigetto della religione.
La bestemmia è contraria al rispetto dovuto a Dio e al suo santo nome.
Per sua natura è un peccato grave” (CCC 2148).

4. Giova ricordare quanto si legge nel testo sacro a proposito del secondo comandamento: “Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano” (Es 20,7).

5. Con la bestemmia tuo padre fa entrare nel suo cuore il diavolo e in qualche modo lo fa entrare anche dentro la tua casa.
Questo è il primo motivo del disagio che provi, della barriera che si instaura tra te e lui.

6. Inoltre vi è l’offesa a Colui che amiamo sopra ogni cosa.
Ed è proprio per l’amore naturale che l’uomo prova per Dio e ancor più per l’amore soprannaturale infuso da Dio nei nostri cuori attraverso la carità che al sentir proferire una bestemmia si sente una profonda fitta al cuore.
Sono certo che tuo padre stesso, dopo aver bestemmiato, avverte il rinnovarsi di un vuoto, di un abbandono di Dio e di una desolazione interiore.
Non può essere contento.
Tuttavia il diavolo, che lo ha sconfitto, riporta in lui una seconda vittoria incutendogli paura per la confessione.

7. La prima cosa che ti consiglio di fare è di riparare l’offesa a Dio fatta da tuo padre.
Puoi riparare pregando per lui in riparazione e perché Dio gli usi misericordia.

8. La seconda cosa potrebbe essere questa: di fargli osservazione quando non è arrabbiato, perché in quel momento tende a scusarsi.
Glielo devi dire in un momento di calma, di serenità. Magari dicendo che hai letto nella Sacra Scrittura queste parole: “Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano” (Es 20,7).
Puoi dirgli anche che non è bello esporsi ad essere puniti e che nessuno ne ha bisogno.

9. La terza cosa che puoi fare è quella di invitarlo alla confessione.
Sono certo che tuo padre ne sente il bisogno, ma rimanda in continuazione questo atto penitenziale.
Perché non cogliere l’occasione come la Pasqua, il Natale, la festa patronale o una festa della Madonna e dire: “Io domani vado a confessarmi. Se vuoi, andiamo insieme. Ne abbiamo bisogno tutti”.
Potresti aggiungere: “chissà che benedizione del Signore scenderebbe sulla nostra casa se tu finalmente ti confessassi!”.
Perché la confessione è sempre accompagnata da una benedizione del Signore.
Oppure si può approfittare di un pellegrinaggio fatto insieme e confessarsi tutti.

Ti assicuro la mia preghiera.
Ricordo al Signore anche tuo padre perché finalmente acconsenta agli impulsi della grazia che lo spingono alla confessione e vi benedico.
Padre Angelo