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Quesito

Gentile padre Angelo,
una domanda davvero molto breve: durante una mia chiacchierata con alcune persone è venuta fuori la questione di quando ad esempio fosse nullo un matrimonio. Io ho detto che ad esempio è nullo quando un marito dice di volere avere figli con la moglie e poi invece dopo sposato non ne vuole avere con la moglie è giusta la mia osservazione? 
Nel caso fosse errata, la persona con cui ho parlato e una persona che è fortemente ostile alla chiesa vale la pena correggere il mio errore o basterebbe chiedere perdono al Signore. Devo dire che il parlare con tali persone mi turba un sacco.
Preghi per me, sto testimoniando un bel po’ e a volte ho paura di errare a parlare e poi non avere la forza di rimediare.
Io pregherò per voi ricordandola nel Santo Rosario.


Risposta del sacerdote

Carissimo, 
1. è necessario fare una distinzione tra il periodo fino alla celebrazione delle nozze e quello successivo.

2. Perché il matrimonio sia nullo si richiede che l’impedimento persista fino alla celebrazione delle nozze.
Per cui se lo sposo ha promesso di essere aperto alla procreazione il matrimonio è valido.
Sotto il profilo canonico il matrimonio viene definito “rato”, e cioè celebrato, fatto, contratto.

3. Se invece ha promesso di essere aperto alla procreazione ma ha finto, il matrimonio risulta nullo.
Vale a dire che non è stato “rato”, e cioè non è stato contratto. 
Uno dei due, infatti, ha finto di celebrare il matrimonio.
Per cui il contratto è nullo ed è nullo il matrimonio.
Tuttavia deve dimostrare che è falso. Perché finché non lo dimostra si deve presumere che abbia fatto le cose come esteriormente aveva manifestato di farle.

4. Se invece realmente voleva essere aperto alla procreazione, ma dopo la celebrazione delle nozze nel frattempo ha cambiato idea, bisogna ancora distinguere.
Se si è donato nell’intimità coniugale senza fare contraccezione, allora la donazione di sé e di tutta la sua persona è avvenuta.
Per cui il matrimonio a questo punto non è soltanto validamente rato ma è anche consumato.

5. Se il matrimonio è validamente rato e consumato, nessuno lo può sciogliere, neanche il Papa.
Gesù ha detto: “Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina e disse: Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne? Così non sono più due, ma una sola carne. 
Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto” (Mt 19,4-6).

6. Se invece matrimonio è stato validamente celebrato, ma poi di fatto nell’intimità coniugale ha sempre fatto contraccezione, significa che non si è donato in totalità.
Di fatto mancherebbe ancora qualcosa alla perfezione del matrimonio: l’effettiva e concreta donazione di sé, senza alcuna riserva.
Secondo i canonisti questo permetterebbe di dire che il matrimonio è stato celebrato ma non veramente consumato, perché è stato consumato con una finzione. La contraccezione, infatti, è in sé stessa finzione: si finge di donarsi in totalità, ma di fatto non ci si dona in totalità.
In questo caso la Chiesa dice che il Papa può dispensare super rato et non consumato perché non è stato veramente consumato.

7. In questo caso la Chiesa non dichiara invalido o nullo il matrimonio, ma lo scioglie.
Scioglie un matrimonio in cui ci si è promessi ma non ci si è effettivamente dati nella totalità di se stessi come avviene nell’intimità coniugale compiuta secondo il progetto di Dio.

8. Non è necessario che al momento tu corregga quanto hai detto.
Qualora verrà fuori di nuovo la conversazione su questo argomento potrai precisare meglio e fare le opportune distinzioni. 

Ti ringrazio del ricordo che hai avuto per me nella preghiera del Santo Rosario. Lo contraccambio volentieri, ti benedico e ti auguro ogni bene. 
Padre Angelo