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Quesito
Gentile Padre Angelo,
Le porgo un quesito che mi attanaglia da molto tempo. Grazie a presto Marco.
Perché Dio non si manifesta nella sua potenza e gloria a tutti? (Adamo ed Eva pur vedendolo furono liberi di disobbedirgli)
C’è chi dice che se vedessimo Dio nella sua gloria non saremmo più liberi di scegliere, ma invece Adamo ed Eva lo sono stati e hanno compiuto il peccato originale anche se erano in comunione con Lui (con Dio).
Perché noi dobbiamo credere per fede, quando loro pare che abbiano potuto tradire l’amore di Dio pur conoscendolo. Il libero arbitrio dunque non verrebbe meno anche oggi se tutti potessimo conoscere Dio come i nostri progenitori, posti davanti a Lui potremmo veramente prendere coscienza e fare una scelta avveduta.
Risposta del sacerdote
Caro Marco,
1. ti riporto l’insegnamento comune della teologia, espresso dal pensiero di san Tommaso.
Ebbene, secondo San Tommaso Adamo ed Eva non vedevano la divina essenza, e cioè la gloria di Dio.
“Considerando la condizione ordinaria della vita del primo uomo, dobbiamo dire che egli non poteva vedere Dio per essenza, se non forse durante quel rapimento, in cui "Dio mandò un sonno profondo ad Adamo" (Gn 2,21).
Ed eccone la ragione. L’essenza divina si identifica con la beatitudine, quindi l’intelletto di chi la contempla sta a Dio, come l’uomo alla felicità. Ora, è evidente che nessun uomo può con la sua volontà rinunziare alla beatitudine; perché l’uomo, naturalmente e necessariamente, ricerca la felicità e fugge l’infelicità. Nessuno quindi, che veda Dio per essenza, può allontanarsi volontariamente da Dio, cioè peccare.
Perciò tutti coloro che vedono Dio per essenza sono così confermati nell’amore di Dio da non poter più peccare.
Ma siccome Adamo peccò, è chiaro che non vedeva Dio per essenza” (Somma teologica, I, 94, 1).
2. Adamo pertanto fu creato in grazia e con la fede.
Ecco ancora quanto insegna San Tommaso: “Tuttavia conosceva Dio in un modo più elevato del nostro; cosicché la sua cognizione era, per così dire, intermedia tra quella dello stato attuale e quella della patria [celeste], in cui si vedrà l’essenza di Dio” (Ib.).
3. Non si deve infatti dimenticare che nella sua conoscenza Adamo non subiva le conseguenze del peccato originale.
Per queste conseguenze noi siamo distratti dalle cose sensibili e ci occupiamo eccessivamente di esse.
4. Inoltre in Adamo le tendenze sensitive erano perfettamente subordinato all’anima e questa era perfettamente subordinata a Dio.
5. “Quindi il primo uomo non trovava impedimento nelle cose esteriori alla contemplazione chiara e continua degli effetti intelligibili procuratagli dall’irradiazione della prima verità, mediante una conoscenza sia naturale che gratuita.
Perciò S. Agostino scrive: "È possibile che in principio Dio parlasse ai primi uomini, così come parla agli angeli, illuminando le loro menti con la stessa incommutabile verità, senza tuttavia comunicar loro quel grado di partecipazione dell’essenza divina, di cui sono capaci gli angeli" (De gen. ad litt. 1,33).
In conclusione, mediante questi effetti intelligibili il primo uomo conosceva Dio in modo più chiaro di noi” (Ib.).
6. Dice ancora San Tommaso: “L’uomo nel Paradiso terrestre era beato, ma non di quella perfetta beatitudine, nella quale doveva essere trasferito, e che consiste nella visione dell’essenza divina; conduceva però "in una certa misura una vita beata", come dice S. Agostino, in quanto godeva di una certa integrità e perfezione naturale” (Ib., ad 1).
7. Pertanto anche la conoscenza di Adamo era una conoscenza per fede, sebbene più perfetta della nostra.
Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo