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Quesito

Caro Padre Angelo,
mi presento brevemente: mi chiamo Riccardo, ho 41 anni e sono nato a B…..
Vengo al mio quesito: come si può interpretare la lotta di Giacobbe con l’Angelo?
In particolare, si può interpretare questo angelo come il demonio?
E’ vero che in ebraico eloim può essere attribuito al demonio?
Ho trovato questa interpretazione in rete, e mi è sembrata anche abbastanza motivata.
Lascio a lei la parola.
Grazie di questo splendido servizio!
unione di preghiera.
Riccardo


Risposta del sacerdote

Caro Riccardo,
1. per comprendere il significato del testo sacro è necessario rileggerlo:
“Durante quella notte egli si alzò, prese le due mogli, le due schiave, i suoi undici bambini e passò il guado dello Iabbok. Li prese, fece loro passare il torrente e portò di là anche tutti i suoi averi. Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell’aurora. Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all’articolazione del femore e l’articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui. Quello disse: «Lasciami andare, perché è spuntata l’aurora». Giacobbe rispose: «Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!». Gli domandò: «Come ti chiami?». Rispose: «Giacobbe». Riprese: «Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!». Giacobbe allora gli chiese: «Svelami il tuo nome». Gli rispose: «Perché mi chiedi il nome?». E qui lo benedisse. Allora Giacobbe chiamò quel luogo Penuèl: «Davvero – disse – ho visto Dio faccia a faccia, eppure la mia vita è rimasta salva»” (Gn 32,23-31).

2. Si tratta di un testo molto bello.
Giacobbe è in ansia perché teme che Esaù, al quale aveva carpito la benedizione della primogenitura, che in quel frangente lo inseguiva con 400 uomini.
Giacobbe è in fuga con le due mogli e gli 11 bambini.
Si apparta per rimanere solo e per pregare. Dice: “Dio del mio padre Abramo e Dio del mio padre Isacco, Signore, che mi hai detto: «Ritorna nella tua terra e tra la tua parentela, e io ti farò del bene», io sono indegno di tutta la bontà e di tutta la fedeltà che hai usato verso il tuo servo. (…). Salvami dalla mano di mio fratello, dalla mano di Esaù, perché io ho paura di lui: che egli non arrivi e colpisca me e, senza riguardi, madri e bambini” (Gn 32,10-12).
In quel momento gli compare un personaggio misterioso con il quale ingaggia una lotta.

3. Ed ecco il commento della Bibbia di Gerusalemme: “In questo racconto misterioso, certamente di tradizione jahvista, si tratta di una lotta fisica, un corpo a corpo con Dio, in cui Giacobbe sembra dapprima trionfare.
Quando ha riconosciuto il carattere soprannaturale del suo avversario, forza la sua benedizione.
Ma il testo evita il nome di YHWH e l’aggressore sconosciuto rifiuta di nominarsi.
L’autore utilizza un’antica storia per spiegare il nome di Penuèl, «davanti a Dio», e dare un’origine al nome di Israele.
Allo stesso tempo la carica di un senso religioso: il patriarca si attacca a Dio, gli forza la mano per ottenere una benedizione che obbligherà Dio nei confronti di coloro che dopo di lui porteranno il nome di Israele.
Così la scena è potuta diventare l’immagine del combattimento spirituale e dell’efficacia di una preghiera insistente (San Girolamo, Origene)” (nota a Gn 32, 23-32).

4. Come si è visto, l’Angelo si è lasciato sopraffare da Giacobbe.
Dio non volle che l’Angelo si servisse di tutta la sua forza nel lottare con Giacobbe. Del resto il fatto che con un semplice tocco abbia ridotto Giacobbe a non potersi più tener in piedi mostra chiaramente con quanta facilità avrebbe potuto superarlo.
Ma con ciò volle dare a Giacobbe un segno certo che con molta maggior facilità avrebbe potuto superare non solo Esaù, ma anche tutti i nemici e tutte le contraddizioni.

5. Giacobbe riceve la benedizione dall’Angelo. La prese per sé  e per la sua discendenza.
In questa benedizione è prefigurata la benedizione che avrebbe accompagnato la Chiesa fine alla fine dei secoli, facendole superare ogni momento burrascoso.
Ed è prefigurata anche la benedizione che accompagna ogni credente se rimane fedele a Cristo.
Pertanto in nessun modo qui l’Angelo può rappresentare il demonio.

6. Circa la domanda se Eloim possa indicare anche i demoni, ecco che cosa si legge nel Dizionario biblico del Mc Kenzie: “I termini ebraici per l’essere divino sono el, ‘‘elohim, ed Iahwè.
(…) Il termine più comune per indicare la divinità nelle lingue semitiche è El.
In origine El era un nome specifico: un El è un membro della specie divina, così come un uomo è un membro della specie umana.
Ma El appare come nome personale del capo del pantheon di Ugarit (città sulla costa della Siria; siamo nell’ambito pagano; n.d.r.); può darsi che il nome rifletta una concezione originale per la quale El era il dio veramente supremo e le altre divinità erano figli o figlie di El, espressione che si trova anche nell’AT.
Elohim, al contrario, è un nome che non ha rapporti con le altre lingue semitiche.
Il nome è plurale nella forma, e spesso plurale anche nel significato, ma è usato anche per indicare un unico essere divino, sia il Dio di Israele sia altri dei (è sottinteso quelli pagani; n.d.r.)”
Come si vede, è un nome prettamente biblico, anche se deriva da un nome pagano che riflette la mitologia pagana con l’insieme dei suoi dei e dei suoi miti.

Contraccambio volentieri la preghiera, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo