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Quesito
Buongiorno Padre
Gradirei una spiegazione su alcune parole di Gesù in Matteo 16,28: "In verità vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non moriranno, prima di aver visto venire il Figlio dell’uomo con il suo regno". In realtà ciò non è avvenuto! Come interpretare tutto ciò?
Grazie e pace da Giovanni
Risposta del sacerdote
Caro Giovanni,
1. la venuta del Figlio dell’uomo di cui si parla in questo versetto è stata variamente interpretata dagli esegeti.
Alcuni Padri insieme con San Tommaso pensarono che Gesù con queste parole alludesse alla gloria della sua trasfigurazione avvenuta sei giorni dopo.
San Tommaso tra l’altro nota che il Signore non cita espressamente i nomi di quelli che avrebbero visto la sua gloria (Pietro, Giacomo e Giovanni) per non suscitare l’invidia degli altri apostoli. E per questo dice in maniera vaga “alcuni non moriranno prima che…”
Ma contro questa opinione si fa giustamente osservare che le parole di Gesù “vi sono alcuni che non morranno prima di aver visto venire il Figlio dell’uomo con il suo regno” indicano uno spazio di tempo abbastanza lungo, sicché male si applicano ai soli sei giorni che passarono dal momento in cui furono pronunciate al giorno della trasfigurazione.
Inoltre dal versetto precedente “Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni” (Mt 16,27) si deduce che la venuta di Gesù è quella di un giudice. E questo non avvenne nella trasfigurazione.
2. Alcuni Padri, come San Gregorio Magno e San Beda, pensarono che Gesù parlasse della sua Chiesa e volesse dire che fra quelli che erano lì presenti alcuni non sarebbero morti prima di aver visto la Chiesa, che è il suo regno, così consolidata e forte da poter resistere a tutte le forze e le persecuzioni del mondo.
Tra questi “alcuni” vi sarebbe Giovanni, vissuto così a lungo da vedere la Chiesa dilatata e, anzi, l’edificazione di molte Chiese.
San Tommaso, senza farla sua, cita come valida anche quest’interpretazione.
Ma anche qui si può far osservare che il v. 27 parla della venuta di Gesù come giudice.
3. Sembra quindi che il Signore parli della rovina di Gerusalemme.
Questo grande avvenimento, al quale corrispose una maggiore dilatazione della Chiesa nel mondo, può essere considerato come il primo atto della potenza sovrana del Messia come giudice del mondo.
L’ultimo atto sarà alla fine dei tempi.
Quest’interpretazione sarebbe suffragata dal fatto che nell’Antico Testamento ogni manifestazione di Dio come giudice è presentata come una venuta di Dio.
Così, ad esempio Is 30,27: “Ecco il nome del Signore venire da lontano, ardente è la sua ira e gravoso il suo divampare; le sue labbra traboccano sdegno, la sua lingua è come un fuoco divorante” e Is 66,15: “Poiché, ecco, il Signore viene con il fuoco, i suoi carri sono come un turbine, per riversare con ardore l’ira, la sua minaccia con fiamme di fuoco”.
Così anche Abacuc 3,3-5: “Poiché, ecco, il Signore viene con il fuoco, i suoi carri sono come un turbine, per riversare con ardore l’ira, la sua minaccia con fiamme di fuoco”.
Della distruzione di Gerusalemme furono testimoni molti Apostoli e questa distruzione venne interpretata come un intervento invisibile di Gesù Cristo giudice, che permise quella rovina.
L’intervento invisibile di Gesù sarebbe la stessa cosa che la venuta del Figlio dell’uomo.
Di quest’avviso sono gli esegeti di oggi.
Ti auguro una buona continuazione delle feste pasquali.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo