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Quesito
Caro Padre Angelo,
a mia sorella credente ma non sposata (convive perché lui non ha voluto sposarla (per il momento) né in chiesa né in comune, il nostro sacerdote ha negato per Pasqua la comunione.
Tuttavia ha acconsentito a battezzare il mese prima il loro bambino. E’ giusto tale comportamento? Cosa dice la Chiesa in proposito?
Grazie per la risposta
Luigi M.
Risposta del sacerdote
Caro Luigi,
1. il vostro sacerdote è stato corretto.
Tua sorella vive in una situazione oggettiva di peccato.
È vero che lei avrebbe desiderato le nozze. Ma di fatto ha accettato di non sposarsi. Vale a dire ha accettato di fare quanto dispiace al Signore e di permanere volontariamente in una situazione che è in contrasto con la Legge di Dio.
Come può accostarsi alla sacra Mensa, fondere la propria vita con quella di Gesù, quando sa che questa fusione non c’è?
In questo caso la Santa Comunione sarebbe una contraddizione.
Il Direttorio di pastorale familiare per la Chiesa italiana dice: “Sino a quando i conviventi permangono in questa situazione di vita non possono ricevere i sacramenti: mancano infatti di quella fondamentale conversione che è condizione necessaria per ottenere la grazia del Signore” (n. 230).
2. Ugualmente, per quanto concerne il battesimo del bambino, il parroco si è comportato bene.
Il Direttorio di pastorale familiare per la Chiesa italiana dice: “In occasione della richiesta dei sacramenti per i figli, la comunità cristiana sia particolarmente attenta a cogliere questa opportunità per una discreta ma puntuale opera di evangelizzazione innanzitutto dei genitori, per aiutarli a riflettere sulla loro vita alla luce del Vangelo, per invitarli a “regolarizzare”, per quanto possibile, la loro posizione, per esortarli e accompagnarli nel loro compito educativo.
Nella consapevolezza che, in quanto segni e gesti della fede, i sacramenti dei figli ancora incapaci di un giudizio e di una decisione autonomi, vengono celebrati nella fede della Chiesa, fede che può vivere anche nei genitori nonostante la loro situazione irregolare, si proceda alla celebrazione del battesimo a condizione che ambedue i genitori, o almeno uno di essi, garantiscano di dare ai loro figli una vera educazione cristiana. In caso di dubbio o di incertezza circa la volontà e la disponibilità dei genitori a dare tale educazione, si valorizzi il ruolo dei “padrini”, scelti con attenzione e oculatezza. Si celebri comunque il battesimo se, con il consenso dei genitori, l’impegno di educare cristianamente il bambino viene assunto dal padrino o dalla madrina o da un parente prossimo, come pure da una persona qualificata della comunità cristiana” (n. 232).
Ti ringrazio per la fiducia, ti prometto una preghiera e ti benedico.
Padre Angelo