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Quesito

Caro Padre Angelo,
vorrei un chiarimento sul sesto comandamento.
Confrontandomi con persone non credenti e che idolatrano costumi libertini, costoro affermano che il sesto comandamento nell’Antico Testamento ha sempre riguardato le persone sposate (“non commettere adulterio“), e che la Chiesa l’ha riformulato a proprio piacimento anche per i celibi con la formula “non commettere atti impuri”.
So che il Signore parlando dei peccati del cuore ha ricordato che pecca di adulterio chi solo desidera possedere una donna. Ma siamo sempre lì: un lettore che volesse prendere alla lettera questo passo del vangelo, direbbe che Gesù intendeva rivolgersi ai soli sposati.
Per me, credente battezzato, ho sempre riconosciuto l’autenticità morale e la provenienza divina del “non commettere atti impuri”: lo Spirito Santo stesso mi suggerisce la bontà della norma per una sana crescita e una vita virtuosa e ordinata.
Ma come è avvenuta questa estensione del comandamento che invita a una condotta casta per chiunque?
Se c’è un passo specifico in cui il Signore parla chiaramente su questo punto, glielo chiedo.
Sebbene proprio costoro sarebbero i primi a ribattere che è stata la Chiesa inventarsi che l’ha detto nostro Signore.
Un caro saluto e un forte abbraccio.
Vittorio


Risposta del sacerdote

Caro Vittorio,
1. è vero quello che tu dici: nel decalogo si comanda di non commettere adulterio e nella formulazione catechistica dei comandamenti si dice: non commettere atti impuri.
Sembrerebbe che la formulazione catechistica voglia proibire più di quanto non dica la Sacra Scrittura. Ma questo è falso.

2. Devo precisare che la Chiesa nella formulazione catechistica non ha riportato integralmente il decalogo perché sarebbe stato troppo lungo e difficile da memorizzare.
La formulazione originaria è conservata solo per il 5° e 7° comandamento.
Ma indubbiamente per il sesto comandamento c’è stata la sostituzione.
Perché la Chiesa ha fatto questo?
La Chiesa stessa ne dà la spiegazione in un testo molto persuasivo del Catechismo Romano, che fu pubblicato dopo il Concilio di Trento.
Ecco la spiegazione.

3. “Adulterio è la violazione del legittimo matrimonio, proprio o altrui. Un marito che abbia rapporti con una donna non sposata viola il proprio vincolo coniugale; un individuo non coniugato che abbia rapporti con una donna maritata viola il vincolo di altri.
Con la proibizione dell’adulterio Dio ha inteso vietare ogni peccato disonesto e impudico. Ciò risulta chiaramente dalla Scrittura, dove il Signore punisce altri generi di peccati impuri che non sono propriamente l’adulterio; nella Genesi viene condannata la nuora di Giuda (cfr. Gn 38,24); nel Deuteronomio è proibito alle israelite di farsi meretrici (cfr. Dt 23,17); Tobia esorta il figlio a guardarsi da ogni atto impuro (cfr. Tb 4,13); nel Siracide infine è scritto: Vergògnati… dello sguardo su una donna scostumata (Sir 41,21).
Nel Vangelo Gesù afferma che dal cuore provengono gli adulteri e le azioni disoneste che macchiano l’uomo (cfr. Mt 15,19). San Paolo, a sua volta, ha contro questo vizio parole di fuoco: “Perché questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dalla impudicizia” (1 Ts 4,3); “Fuggite dalla fornicazione!” (1 Cor 6,18); “Vi ho scritto… di non mescolarvi agli impudichi” (1 Cor 5,9); “Quanto alla fornicazione e a ogni specie di impurità o cupidigia, neppure se ne parli tra voi, come si addice a santi” (Ef 5,3); “Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio” (1 Cor 6,9-10).
Se fra tanti peccati il comandamento nomina esplicitamente l’adulterio è perché, oltre alla bruttura che ha in comune con tutte le altre forme di impudicizia, esso implica anche un peccato di ingiustizia nei confronti di altri, individuo e società. E anche perché il cristiano che non difende su tutti gli altri punti la sua purezza finirà col non spaventarsi neanche di questo delitto.
Nella proibizione dell’adulterio è implicita la condanna di ogni atto impuro e di ogni desiderio malsano, avendo Gesù affermato: “Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore” (Mt 5,27-28)”.

4. Ricordo che per impurità e impudicizia nella Sacra Scrittura s’intende il vizio solitario.

5. Come vedi, tutto è limpido. E lo è soprattutto per chi cerca di conservarsi puro, perché capisce da se stesso che certe azioni degradano la persona, fanno perdere la presenza personale di Dio nel cuore e rendono insensibili alle realtà spirituali.

Ricambio volentieri l’affettuoso saluto, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo