Questo articolo è disponibile anche in: Italiano

Quesito

Caro Padre Angelo,
le espongo la domanda a memoria (sono in ferie) con semplicità senza fare riferimento alle fonti che Lei ben conosce.
Sento nel cuore un amore incondizionato per la Santa Eucarestia di cui sono da alcuni decenni ministro straordinario per i malati. Se passo innanzi ad una chiesa aperta il mio Angelo Custode mi indirizza subito innanzi al Tabernacolo.
Quindi la domanda pur molto importante non tocca la mia fede in quanto l’oggetto è prassi della nostra Santa Chiesa. 
La domanda è: in base a cosa la Chiesa ha deciso che il comando (con uso dell’imperativo) di Gesù dato nell’imminenza della sua morte nel Sacro e solenne momento dell’ultima cena di mangiare il Corpo e bere il Sangue pena “non avrà la vita eterna” poteva essere ridotto al mangiare senza il bere al calice? 
La risposta che il Corpo contiene anche il sangue è senza senso nella sua banalità perché anche Gesù sapeva questo ma ha voluto dare diverso peso ad entrambi gli Elementi all’inizio e alla fine della Cena.
Per la cultura dell’epoca possiamo pensare che senza il Sangue non ci fosse l’anima e la divinità e che Esso fosse parte inscindibile dell’Alleanza come si dice nella consacrazione etc.etc.
Tuttavia il comando del Signore è netto e preciso.
Indubbio che la comodità di portare il SS Sacramento ai malati nei tempi delle persecuzioni fosse molto più semplice con le particole di pane avvolte in un fazzoletto, per cui invalse già dai primi tempi questo modo di comunicarsi.
Non ho alcun dubbio che nell’Ostia consacrata ci sia davvero il Corpo, il Sangue, l’anima e la Divinità di NS. ma la comodità non mi pare ragione sufficiente per trasgredire un ordine in tal modo dato da Gesù. 
Non devo dire a un Domenicano che l’argomento è trattato anche nella Summa, ma il comando di Gesù sembra davvero insuperabile per tutte le modalità usate dallo Stesso NS. nel comunicarcelo.
La ringrazio della sua pazienza
Alberto


Risposta del sacerdote

Caro Alberto,
1. non vi è alcun dubbio che la comunione sotto le due specie è più conforme alla natura del sacramento che viene celebrato con il pane e con il vino.
Lo conferma anche il Catechismo della Chiesa Cattolica: “In virtù della presenza sacramentale di Cristo sotto ciascuna specie, la comunione con la sola specie del pane permette di ricevere tutto il frutto di grazia dell’Eucaristia. 
Per motivi pastorali questo modo di fare la Comunione si è legittimamente stabilito come il più abituale nel rito latino. 
Tuttavia la santa Comunione esprime con maggior pienezza la sua forma di segno, se viene fatta sotto le due specie. In essa risulta infatti più evidente il segno del banchetto eucaristico. Questa è la forma abituale di comunicarsi nei riti orientali” (CCC 1390).

2. Tuttavia non è semplicemente per comodità che la Chiesa latina distribuisce la Santa Comunione ordinariamente solo sotto la specie del pane.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica parla di motivi pastorali, che evidentemente sono più seri della semplice comodità.

3. Quando San Tommaso ha scritto la Somma teologica era appena da un secolo che nella Chiesa latina era sta introdotta la disciplina di fare la Comunione soltanto con una specie.  
Ecco che cosa dice a questo proposito: “Sull’uso di questo sacramento si possono considerare due cose: una da parte del sacramento stesso (vale a dire del segno sacro, n.d.r.), l’altra da parte di coloro che lo ricevono. 
Da parte del sacramento stesso conviene che si riceva sia il corpo che il sangue: perché l’integrità del sacramento li implica entrambi. Perciò il sacerdote, avendo il compito di consacrare e di consumare nella sua integrità questo sacramento, non deve mai assumere il corpo di Cristo senza il sangue.
Da parte invece di coloro che si comunicano occorre somma riverenza e cautela, perché non accada nulla che offenda un così grande mistero. Ciò potrebbe verificarsi specialmente nella distribuzione del sangue, perché, prendendolo senza le debite precauzioni, potrebbe facilmente versarsi. E poiché nel popolo cristiano, che è andato moltiplicandosi, ci sono vecchi, giovani e bambini, alcuni dei quali non sono tanto accorti da usare le necessarie cautele nel ricevere questo sacramento, prudentemente in alcune chiese si osserva la norma di non dare al popolo il sangue, ma di farlo consumare dal sacerdote soltanto” (Somma teologica, III, 80,12).

4. Il concilio di Trento, dopo aver esposto la dottrina sulla Comunione sotto le due specie conclude con alcuni canoni.
Il primo è il seguente: “Se qualcuno dirà che tutti i singoli fedeli cristiani devono ricevere l’una e l’altra specie del Santissimo Sacramento dell’eucaristia per divino precetto o perché sia necessario alla salvezza, sia anatema (e cioè scomunicato)” (DS 1731).

5. Del resto esaminando dettagliatamente le parole dell’istituzione dell’eucarestia nel Vangelo di Matteo si legge: “Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti” (Mt 26,27). L’invito di Gesù viene fatto direttamente ai convitati dell’ultima cena.
Farne un precetto per tutti i cristiani di ogni secolo sembra un’interpretazione eccessiva. 
Tanto più che in Marco si legge: “Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti” (Mc 14,23). È vero che lo diede perché lo bevessero, ma il comando “bevetene”, come invece si legge in Matteo 26,27, non c’è.

6. Giustamente il concilio di Trento ha stabilito che non c’è il precetto divino che tutti bevano al calice.
Pertanto non è corretto quanto hai scritto circa il precetto divino “netto e preciso” dato da Cristo che tutti bevano al calice.
Affermare il contrario è un errore grave (cfr DS 1731).
(Per tua consolazione non incorri nella scomunica perché non eri a conoscenza di questo canone!).

7. Ma ecco la dottrina sulla Santa Comunione ricevuta solo sotto la specie del pane: “Il Concilio dichiara che la Chiesa ha sempre avuto il potere di stabilire e modificare nell’amministrazione dei sacramenti, fatta salva la loro sostanza, quegli elementi che ritenesse più utili per chi li riceve o per la venerazione degli stessi sacramenti, a seconda delle diversità delle circostanze, dei tempi e dei luoghi” (DS 1728).
Dopo aver detto che anche San Paolo ha fatto così, il Concilio prosegue dicendo: “Anche se all’inizio della religione cristiana l’uso delle due specie era stato frequente, col passare del tempo, tuttavia, quella consuetudine si era già modificata in moltissimi luoghi. Di conseguenza la Santa madre Chiesa, consapevole della sua autorità nell’amministrazione dei sacramenti, spinta da gravi e giusti motivi, approvò la consuetudine di comunicare sotto una sola specie e decretò che fosse una legge vera e propria, che non è lecito riprovare o cambiare a piacere senza l’intervento dell’autorità stessa della Chiesa” (DS 1728).

8. Per questo nel canone 2 sulla dottrina della Comunione sotto le due specie il Concilio di Trento afferma: “Chi dirà che la Santa Chiesa cattolica non è stata indotta da giuste cause e ragioni a dare la comunione ai laici e ai sacerdoti non celebranti sotto una specie soltanto o che in ciò essa ha errato: sia anatema (e cioè, scomunicato)” (DS 1732).

9. Charles Journet, apprezzato teologo al Concilio Vaticano II e successivamente fatto cardinale, scrisse: “È possibile giustificare l’uso della Comunione sotto una sola specie nel rito latino attuale?
La nostra risposta sarà breve.
No, se si nega la presenza reale. Poiché allora mangiare il pane e bere il vino non è un mangiare il corpo né bere il sangue di Cristo, per unirsi, consumandola, alla vittima stessa immolata; è compiere un semplice rito figurativo che, diviso in due, perderebbe ogni significato.
Sì, se si crede la presenza reale. Poiché allora mangiare il pane e bere il calice è mangiare il corpo e bere il sangue di Cristo.  Ora egli è glorioso; sappiamo “che Cristo risuscitato dai morti non muore più, la morte non ha più potere su di lui” (Rm 6,9) e che il suo corpo e il suo sangue non sono più separati, che ove è il suo corpo è anche il suo sangue, e che conseguentemente ricevendolo sotto le sole specie sia del pane sia del vino lo si riceve tutto intero, tale quale egli è nella sua gloria. Si mangia la sua carne e si beve il suo sangue” (La Messa, pp. 267-268).

10. D’altra parte era consuetudine della Chiesa conservare l’eucarestia solo sotto le specie del pane per portarla ai malati, per darla agli assenti, per conservarla nella riserva eucaristica (tabernacolo) e molto più per darla nella Liturgia dei pre santificati, in uso nel primo millennio tanto in oriente quante in occidente.
La Liturgia dei pre santificati era quella in cui non si celebrava la Messa, ma dopo aver letto la parola di Dio si distribuiva la Santa Comunione.
In antico si faceva per tutto il periodo della Quaresima.
Oggi la Liturgia dei pre santificati viene fatta il venerdì santo.
E viene fatta anche là dove, pur non essendo chiamata Messa o Liturgia dei pre santificati, in mancanza del sacerdote si legge la parola di Dio e si distribuisce la Santa Comunione.
E ciò che anche tu puoi fare qualora, soprattutto di domenica, non fosse possibile celebrare la Messa.

Con l’augurio di una progressiva santificazione per l’assidua partecipazione all’eucaristia, ti benedico e ti ricordo nella preghiera
Padre Angelo