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Quesito

Caro Padre Angelo,
oggi a pranzo, in seminario, è sorta questa domanda: è possibile che il Sacramento del Battesimo cancelli oltre che le colpe, anche le pene? Se paradossalmente un peccatore incallito non ancora battezzato attendesse di essere in punto di morte per ricevere il Sacramento, andrà diritto in Cielo senza alcuna “sosta” in Purgatorio?
Grazie padre, il Signore la benedica,
Francesco


Risposta del sacerdote

Caro Francesco,
1. San Tommaso si pone la tua stessa domanda e si chiede “Se il battesimo liberi l’uomo da ogni pena dovuta al peccato”.
E risponde così: “Mediante il battesimo si è incorporati alla passione e alla morte di Cristo, secondo le parole di San Paolo (Rm 6,8): “Se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui”.
Dal che risulta che a ciascun battezzato viene comunicata la passione di Cristo, come se egli stesso avesse sofferto e fosse morto.
Ora, la passione di Cristo è una soddisfazione piena per tutti i peccati di tutti gli uomini. Quindi chi è battezzato viene liberato dal debito della pena che gli spetta per i suoi peccati, come se lui stesso avesse pienamente soddisfatto per tutti i suoi peccati” (Somma teologica, III, 69, 2).

2. Ulteriormente dice: “L’acqua non lava soltanto, ma anche rinfresca. E così con il suo refrigerio rappresenta la liberazione dal debito della pena, come con la sua abluzione rappresenta la purificazione dalla colpa” (Ib., ad 2).

3. Ne è segno anche il fatto che mentre dopo la celebrazione del sacramento della riconciliazione viene data una penitenza a colui che si confessa, per il battesimo non è prevista alcuna penitenza, proprio perché questo sacramento cancella tutto.

4. Anche Sant’Agostino è del medesimo parere e dice: “Il battesimo lava tutti i peccati, assolutamente tutti, le opere colpevoli, parole e atti, tanto il peccato originale quanto i peccati personali commessi incoscientemente o coscientemente; la debolezza però contro cui il rigenerato combatte la buona battaglia non è tolta” (Contro le due lettere dei pelagiani, 3,3,5).
Ragion per cui può ricadere ben presto.
Poi aggiunge: “Se il battezzato morisse subito dopo il battesimo non ha più assolutamente alcun impedimento che lo trattenga; tutto ciò che lo legava è stato spezzato” (Ib.).

5. Tutto questo viene confermato dal Concilio di Trento che dichiara: “Se qualcuno nega che per la grazia del Signore nostro Gesù Cristo conferita nel battesimo sia tolta la macchia del peccato originale o se sostiene che tutto quello che è vero e proprio peccato non viene tolto ma solo cancellato o non imputato: sia anatema. 
In quelli infatti che sono rinati, Dio non trova nulla da odiare, perché “non vi è nessuna condanna” (Rm 8,1) per coloro che “mediante il battesimo sono stati veramente sepolti con Cristo nella morte” (Rm 6,4), i quali “non camminano secondo la carne” (Rm 8,1), ma spogliandosi dell’uomo vecchio e rivestendosi del nuovo, creato secondo Dio, sono diventati innocenti, immacolati, puri, senza macchia, figli diletti di Dio, “eredi di Dio e coeredi di Cristo” (Rm 8,17); di modo che assolutamente nulla li trattiene dall’entrare in paradiso in cielo.
Questo santo sinodo professa ritiene tuttavia che nei battezzati rimane la concupiscenza o passione; ma, essendo questa lasciata per la prova, non può nuocere a quelli che non vi acconsentono e che le si oppongono virilmente con la grazia di Gesù Cristo. Anzi, “non riceve la corona se non chi ha lottato secondo le regole” (2 Tm 2,5). Il santo sinodo dichiara che la chiesa cattolica non ha mai inteso che questa concupiscenza, che talora l’apostolo chiama peccato, fosse definita peccato, in quanto è veramente propriamente tale dei battezzati, ma perché ha origine dal peccato e ad esso inclina. Se qualcuno crede il contrario: sia anatema” (DS 1515).

6. La medesima dottrina viene ribadita dal Catechismo della Chiesa Cattolica: “Per mezzo del Battesimo sono rimessi tutti i peccati, il peccato originale e tutti i peccati personali, come pure tutte le pene del peccato. In coloro che sono stati rigenerati, infatti, non rimane nulla che impedisca loro di entrare nel Regno di Dio, né il peccato di Adamo, né il peccato personale, né le conseguenze del peccato, di cui la più grave è la separazione da Dio” (CCC 1263).
 “Rimangono tuttavia nel battezzato alcune conseguenze temporali del peccato, quali le sofferenze, la malattia, la morte, o le fragilità inerenti alla vita come le debolezze del carattere, ecc., e anche una inclinazione al peccato che la Tradizione chiama la concupiscenza, o, metaforicamente, «l’incentivo del peccato» (fomes peccati): «Essendo questa lasciata per la prova, non può nuocere a quelli che non vi acconsentono e che le si oppongono virilmente con la grazia di Gesù Cristo. Anzi, non riceve la corona se non chi ha lottato secondo le regole (2 Tm 2,5)” (CCC 1264).

Con l’augurio per noi di non avere nulla da scontare quando arriverà quel momento, ti benedico volentieri e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo