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Quesito
Caro Padre Angelo.
Ho 65 anni e una domanda che mi assilla da sempre.
Con il peccato originale Dio ci ha cacciati dal Paradiso Terrestre, ma ha subito progettato di perdonarci e farci entrare nel Regno dei Cieli. Come mai per ottenere questo scopo ha voluto che prima crocifiggessimo Gesù? non è questo un peccato ancora più grave?
Ho sentito dire che Gesù con la sua passione e morte ci ha riscattato, ma riscattato da chi? Chi ci minacciava?
Le chiedo gentilmente di rispondermi con una e-mail.
Grazie.
Giacomo
Risposta del sacerdote
Caro Giacomo,
1. c’è un errore nella tua mail. Scrivi infatti: “Come mai per ottenere questo scopo (Dio) ha voluto che prima crocifiggessimo Gesù?”
Ebbene Dio non ha voluto che noi crocifiggessimo Gesù, ma l’ha permesso per trarne un bene più grande.
2. Gesù per compiere la nostra redenzione aspettò la pienezza dei tempi (Eb 9,26), e cioè il momento giusto in cui l’avrebbero crocifisso.
Avrebbe potuto annientare i suoi crocifissori, ma non volle farlo perché si sottomise volontariamente alla sua passione per mettere nelle nostre mani un sacrificio perfetto da presentare al Padre e perché noi in virtù di quel sacrifico potessimo ottenere tutto.
Dice San Tommaso: “Certamente Cristo volle la propria passione, come pure la volle Dio: non volle però l’atto iniquo dei Giudei” (Somma teologica, III, 47, 6, ad 3).
La volle perché l’accettò, mentre avrebbe potuto rifiutarla.
3. A proposito dell’atto iniquo dai Giudei Gesù disse: “Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri. Serpenti, razza di vipere, come potrete sfuggire alla condanna della Geènna?” (Mt 23,32-33).
San Giovanni Crisostomo commenta: “Realmente essi passarono la misura dei loro Padri. Quelli infatti avevano ucciso degli uomini, ma questi crocifissero Dio” (Opus imperf. in Mt, hom. 15).
Per riconoscere la divinità di Cristo i giudei ebbero tutte le prove più schiaccianti, tanto che Gesù disse: “Anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre” (Gv 10,38).
Ma a causa della loro malizia avevano attribuite le sue opere alla forza che veniva dal peggiore dei demoni, tanto che dissero: “È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni” (Lc 11,15).
4. San Tommaso dice ancora: “Essi vedevano i segni evidenti della sua divinità: ma per odio ed invidia verso Cristo li travisavano, e così non vollero credere alle sue affermazioni di essere il Figlio di Dio.
Da cui le parole del Signore: “Se io non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero peccato: ma ora non hanno nessuna scusa del loro peccato” (Gv 15,22).
E ancora: “Se non avessi compiuto tra loro le opere che nessun altro ha compiuto, non avrebbero peccato” (Gv 15,24).
Per cui si possono applicare ad essi le parole di Giobbe: “Essi dissero a Dio: Allontanati da noi, noi non vogliamo conoscere le tue vie” (Gb 21,14)” (Somma teologica, III, 47,5).
5. Secondo la tua argomentazione non sarebbe stato l’uomo a commettere il peccato della crocifissione di Cristo, ma Dio stesso!
Dovresti spiegare come Dio possa essere perfettissimo e sommo Amore e nello stesso tempo commettere peccato e offendere se stesso.
6. Chiedi poi: “Ho sentito dire che Gesù con la sua passione e morte ci ha riscattato, ma riscattato da chi? Chi ci minacciava?”.
Ti potrei chiedere se hai letto le Scritture e che cosa vi hai trovato.
Comunque, per farla breve, Gesù ci ha riscattati dalla schiavitù o dalla dipendenza in cui immerge il peccato, che tra l’altro a sua volta mette sotto l’influsso o il potere del demonio.
7. Ti ricordo quanto Gesù ha detto: “In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato” (Gv 8,34).
Commenta San Tommaso: “La schiavitù del peccato è pesantissima perché come ha scritto S. Agostino: lo schiavo di un uomo può trovare scampo dal suo padrone con la fuga, ma lo schiavo del peccato trascina con sé il peccato dovunque egli fugga. Infatti il peccato che ha commesso è dentro di lui. È passato il piacere, è passato il peccato, è ormai lontano ciò che dava piacere, ma è rimasto ciò che ferisce” (Commento a S. Giovanni, 1204).
E ancora: “Lo stato di peccato è di vera schiavitù, solo in apparenza di libertà” (In IV Sent., d. 46, q. 1, a. 3, sol.).
8. Il peccato rende incapaci di elevarsi e di unirsi a Dio.
Sì, nel peccato si può pensare a Dio.
Ma per elevarsi e unirsi a Lui è necessario spiccare il volo.
Sono molti purtroppo quelli vivono nel peccato, in una di schiavitù e di dipendenza. E non se ne accorgono.
Anzi, pensano di essere liberi, mentre in realtà sono schiavi.
E sono schiavi e oppressi proprio perché sono incapaci di elevarsi e di unirsi a Dio.
9. Di qui anche quelle tenebre per cui non si sa perché si viva, da dove si venga, dove si vada, quale sia il suo fine ultimo.
Il passo poi che porta a perdere il senso della distinzione tra il bene e il male è molto breve.
10. Da questi mali e dal loro esito finale (avrai ben capito di che cosa si tratta!) Gesù Cristo è venuto a liberare l’uomo.
Con l’augurio ti trovarti in perfetta libertà interiore, capace di elevarti e di unirti a Dio come vuoi e quanto vuoi, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo