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Quesito
Caro p. Angelo,
Vorrei porle qualche quesito sul battesimo di Gesù.
1. Si sente spesso dire che Gesù ha acquisito umanamente piena consapevolezza della sua missione con il Battesimo nel Giordano. Io ho sempre avuto qualche perplessità, ma il fatto che anche il nostro vescovo l’abbia detto in una recente omelia mi ha messo la pulce nell’orecchio.
Se l’uomo Gesù (sempre che sia possibile una netta distinzione) ha avuto allora piena consapevolezza, significa che prima non l’aveva. Quindi per un periodo la seconda persona della Ss. Trinità ignorava qualcosa? E l’episodio di Gesù dodicenne nel tempio? Mi aiuti a comprendere questo punto, per favore….
2. In alcuni punti del Vangelo di Giovanni, si dice che Gesù battezzava (anche se in uno si precisa che non era lui ma i suoi discepoli). Gesù quindi battezzava? E che battesimo amministrava?
La ringrazio per il suo lavoro.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. ti trascrivo quanto Joseph Ratzinger Benedetto XVI ha scritto nel suo primo volume su Gesù di Nazareth.
Qui il Papa esprime il suo pensiero come teologo privato e non come pontefice.
Ma proprio per questo il suo pensiero conta, perché da teologo si mette a confronto con altri teologi.
2. Ecco dunque che cosa scrive:
“Un’ampia corrente della teologia liberale ha interpretato il battesimo di Gesù come un’esperienza vocazionale: qui Egli, che fino a quel momento aveva condotto una vita del tutto normale nella provincia di Galilea, avrebbe fatto un’esperienza sconvolgente; qui avrebbe raggiunto la consapevolezza di uno speciale rapporto con Dio e della sua missione religiosa, consapevolezza maturata sulla base delle attese allora dominanti in Israele, a cui Giovanni aveva dato nuova forma, e grazie alla commozione personale provocata in Lui dall’avvenimento del battesimo.
Ma niente di ciò si trova nei testi.
Per quanto colta sia la veste che si può dare a questa teoria, essa è più riconducibile al genere del romanzo su Gesù che alla vera interpretazione dei testi.
Questi non ci permettono di guardare nell’intimo di Gesù.
Egli è al di sopra delle nostre psicologie (Romano Guardini).
Ci fanno, invece, sapere in che rapporto sta Gesù con «Mosè e i Profeti». Ci fanno conoscere l’intima unità del suo cammino dal primo momento della sua vita fino alla croce e alla risurrezione.
Gesù non appare come un uomo geniale con le sue emozioni, insuccessi e successi – in tal modo, come individuo di un’epoca storica passata, Egli resterebbe in definitiva a una distanza insuperabile rispetto a noi.
Egli invece sta di fronte a noi come «il Figlio prediletto», che se da un lato è il totalmente Altro, proprio per questo può anche diventare contemporaneo di tutti noi, per ognuno di noi più intimo di quanto ciascuno lo sia a se stesso (cfr. sant’Agostino, Confessioni, III, 6, 11)” (Gesù di Nazaret, ed. Rizzoli, pp. 44-45).
3. Prima di Benedetto XVI su questo punto era intervenuto con il suo pensiero autorevole anche il nostro Marie-Joseph Lagrange, fondatore dell’Ècole Biblique di Gerusalemme.
Nel suo “L’Evangelo di Gesù Cristo”, pubblicato in italiano nel 1930, aveva scritto:
“Molti critici moderni della scuola dei protestanti liberali hanno, da questa manifestazione celeste fatta a Gesù, conchiuso che in quella occasione egli abbia avuto per la prima volta coscienza della sua dignità messianica o, come essi dicono, che egli siasi sentito figlio di Dio più degli altri uomini.
Evidentemente il testo nulla dice di simile.
Per ben comprenderlo bisogna metterlo in rapporto con quegli altri che mettono in scena lo Spirito di Dio; il quale agisce, eccita la volontà o l’intelligenza di certi uomini e li spinge ad azioni eroiche per poter poi salvare il loro popolo (Gdc 3,10; 6,34; 11,29; 13,25).
Ciò è accaduto per Gesù, venuto al battesimo come ogni altro uomo, di cui avea realmente la natura umana in tutta la sua pienezza. Era venuto per lui il momento d’intraprendere una missione difficile fino all’eroismo del supremo sacrificio. Lo Spirito discende quindi dal cielo per dargli il segnale.
Avendo accettato l’umile atteggiamento del battezzato più atto a ostacolare la propria iniziativa messianica che ad attirargli sopra l’attenzione pubblica, la voce del Padre gli testifica la sua soddisfazione e afferma esser sempre con lui, tanto più ch’egli è il Figlio prediletto.
Da parte sua Gesù riceve il segnale della propria missione ed è designato davanti agli altri come l’investito dei diritti che ha ricevuti dal Padre” (L’Evangelo di Gesù Cristo, pp. 68-69).
4. Anche sulla seconda domanda che verte sul battesimo amministrato da Gesù ti riporto il pensiero del Padre Lagrange:
“Con una ingenuità singolare l’evangelista, dopo aver detto che Gesù battezzava, soggiunge per maggior esattezza non esser stato lui a battezzare, ma i suoi discepoli: “sebbene non fosse Gesù in persona a battezzare, ma i suoi discepoli” (Gv 4,2).
Con ciò fa evidentemente assegnamento sulla cura che avrà il lettore di interpretare il suo pensiero del resto sufficientemente chiaro, che cioè Gesù permetteva e autorizzava colla sua presenza il battesimo, ma non lo amministrava di sua mano, volendo suggerire a un lettore perspicace che il battesimo proprio del Salvatore, il battesimo nello Spirito Santo, non era ancora stato inaugurato.
Tale battesimo supponeva evidentemente il dono dello Spirito, e lo Spirito non era ancora stato dato (Gv 7,39). Quel battesimo quindi non poteva diventare iniziazione ad una vita nuova, sopratutto non potendo ancora essere il cristiano unito alla morte del Cristo elevato sopra la croce.
La dottrina del quarto evangelo trasparisce in queste allusioni che, se non sono molto esplicite, sono assai coerenti.
Qualora Gesù avesse istituito il battesimo nello Spirito, Giovanni avrebbe dovuto cessare di praticare il suo, mentre continuava la sua missione e vi perseverò fino al segnale dato dal Messia, fino quando ebbe d’altra parte la soddisfazione di vedere alcuno de’ suoi discepoli incamminarsi verso Gesù.
Da parte sua Gesù lasciava ai suoi reclutare nuovi eletti disposti ad ascoltarlo e a seguirlo, qualora a Lui fosse piaciuto chiamarli.
Tal’è la fisionomia per lo meno assai verosimile di questo periodo transitorio ed è il quarto evangelista, tanto accusato di sostituire il Gesù così umano dei sinottici con un Verbo di Dio che fa strabiliare il mondo, quegli che ha voluto conservarci l’immagine di una serie di atti che non si sarebbe tentati di chiamare assaggi giacché vanno direttamente allo scopo, ma sono semplici adattamenti. piuttosto che colpi di scena” (L’Evangelo di Gesù Cristo, pp. 96-97).
5. In termini lapidari la Bibbia di Gerusalemme annota: “battesimo identico a quello che dava Giovanni Battista” (nota a Gv 3,22).
Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo