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Quesito
Egr. Padre Angelo,
ho riflettuto a lungo sulla “esistenza di Dio” e ho sintetizzato ciò in questo ragionamento.
“Immagina un universo completamente privo di esseri viventi solo corpi celesti inanimati, o al più un pianeta come il nostro, così come lo conosciamo ma senza di noi, senza la specie umana. Ecco un creato così fatto che senso avrebbe? Chi se ne accorgerebbe? Sarebbe un’opera meravigliosa fine a sé stessa, di cui nessun essere vivente dotato di intelletto e coscienza avrebbe esperienza. Sarebbe da un punto di vista logico un’opera inutile per secoli o miliardi di anni. Un creatore che avesse realizzato un universo simile sarebbe anche esso privo di significato, come se un genio della pittura avesse dipinto un capolavoro che però restasse x sempre chiuso in una stanza buia nascosto alla vista di tutti. La sua stessa esistenza non avrebbe significato, chi infatti potrebbe dire il genio esiste per via del suo capolavoro?
Ecco che l’essere umano che è testimone del creato che lo circonda è al tempo stesso testimone e prova dell’esistenza del Creatore. La prova dell’esistenza di Dio è la presenza stessa dell’essere umano”.
Che glie ne pare? Non sono un religioso, né un filosofo, ma un uomo qualunque. Credo che la prova dell’esistenza di Dio non possa essere disgiunta dalla presenza dell’uomo. L’esistenza dell’uno “dipende” dall’esistenza dell’altro e viceversa. Apprezzo un suo commento qualsiasi in merito.
Cordiali saluti.
Lucio
Risposta del sacerdote
Caro Lucio,
1. più che una prova dell’esistenza di Dio, la creazione dell’uomo è un segno o una prova dell’amore di Dio, che ha voluto affidare all’uomo le infinite meraviglie del cosmo.
Certo, senza la presenza dell’uomo, la creazione di tutto il cosmo sarebbe stata perfettamente inutile.
Tanto più che, come osserva San Tommaso, le realtà materiali hanno un’esistenza più perfetta nella mente di Dio che in se stesse, perché in se stesse hanno un’esistenza transeunte, mentre in Dio esistono eternamente: “Assolutamente parlando, le cose naturali hanno un essere più vero in Dio che in se stesse, perché nella mente di Dio hanno l’essere increato, in se stesse, invece, l’essere creato” (Somma teologica, I,18,4, ad 3).
2. Dio ha creato il cosmo con tutto ciò che lo riempie perché l’uomo potesse crescere ad immagine e somiglianza di Dio esprimendo la propria creatività, approfondendo il proprio ingegno e potesse amare sempre di più Colui che l’ha creato.
3. Sant’Agostino nelle Confessioni scrive una pagina meravigliosa sul significato della creazione: “Non ho dubbio, sono certo in coscienza, Signore, che io ti amo. Folgorato al cuore da te mediante la tua parola, ti amai, e anche il cielo e la terra e tutte le cose in essi contenute, ecco, da ogni parte mi dicono di amarti, come lo dicono senza posa a tutti gli uomini, affinché non abbiano scuse (cfr. Rm 1,20).
Più profonda misericordia avrai di colui del quale avesti misericordia, userai misericordia a colui verso il quale fosti misericordioso. Altrimenti cielo e terra ripeterebbero le tue lodi a sordi.
Ma che amo, quando amo te? Non una bellezza corporea, né una grazia temporale: non lo splendore della luce, così caro a questi miei occhi, non le dolci melodie delle cantilene d’ogni tono, non la fragranza dei fiori, degli unguenti e degli aromi, non la manna e il miele, non le membra accette agli amplessi della carne.
Nulla di tutto ciò amo, quando amo il mio Dio.
Eppure amo una sorta di luce e voce e odore e cibo e amplesso nell’amare il mio Dio: la luce, la voce, l’odore, il cibo, l’amplesso dell’uomo interiore che è in me, ove splende alla mia anima una luce non avvolta dallo spazio, ove risuona una voce non travolta dal tempo, ove olezza un profumo non disperso dal vento, ove è colto un sapore non attenuato dalla voracità, ove si annoda una stretta non interrotta dalla sazietà. Ciò amo, quando amo il mio Dio” (Confessioni, X,6,8) .
4. E poi: “Interrogai sul mio Dio la mole dell’universo, e mi rispose: “Non sono io, ma è lui che mi fece”.
Interrogai la terra, e mi rispose: “Non sono io”; la medesima confessione fecero tutte le cose che si trovano in essa.
Interrogai il mare, i suoi abissi e i rettili con anime vive; e mi risposero: “Non siamo noi il tuo Dio; cerca sopra di noi”.
Interrogai i soffi dell’aria, e tutto il mondo aereo con i suoi abitanti mi rispose: “Erra Anassimene, io non sono Dio”.
Interrogai il cielo, il sole, la luna, le stelle: “Neppure noi siamo il Dio che cerchi”, rispondono.
E dissi a tutti gli esseri che circondano le porte del mio corpo: “Parlatemi del mio Dio; se non lo siete voi, ditemi qualcosa di lui“: ed essi esclamarono a gran voce: “È lui che ci fece”.
Le mie domande erano la mia contemplazione; le loro risposte, la loro bellezza. Allora mi rivolsi a me stesso. Mi chiesi. “Tu, chi sei?”; e risposi: “Un uomo”. Dunque, eccomi fornito di un corpo e di un’anima, l’uno esteriore, l’altra interiore. A quali dei due chiedere del mio Dio, già cercato col corpo dalla terra fino al cielo, fino a dove potei inviare messaggeri, i raggi dei miei occhi? Più prezioso l’elemento interiore. A lui tutti i messaggeri del corpo riferivano, come a chi governi e giudichi, le risposte del cielo e della terra e di tutte le cose là esistenti, concordi nel dire: “Non siamo noi Dio”, e: “È lui che ci fece”. L’uomo interiore apprese queste cose con l’ausilio dell’esteriore; io, l’interiore, le ho apprese, io, io, lo spirito, per mezzo dei sensi del mio corpo” (Ib., X, 6, 9).
5. San Tommaso in termini stringati ma molto belli dice che “le creature visibili significano qualcosa di sacro, cioè la sapienza e la bontà divina” (Somma teologica, III, 62, 2, ad 1).
Sono come un sacramento perché “sono sacre in se stesse, non già in quanto ci santificano” (ib.), come avviene invece per i sette sacramenti.
6. Per la conclusione hai detto bene che “la prova dell’esistenza di Dio non può essere disgiunta dalla presenza dell’uomo”.
Ma sei andato troppo in là quando hai affermato che “l’esistenza dell’uno “dipende” dall’esistenza dell’altro e viceversa.
L’esistenza di Dio non dipende dall’esistenza dell’uomo, mentre quest’ultima dipende da Dio.
Ti ringrazio per l’ispirazione che ci hai comunicato.
Ti benedico, ti auguro ogni bene e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo