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Quesito
Caro Padre
Grazie per la sua cortese attenzione.
Come si può spiegare la crudeltà degli olocausti, il sangue versato copiosamente in onore di Dio, gli aspetti cultuali così lontani dal nostro modo di essere oggi, tutti presenti nel Pentateuco, ma anche nei libri profetici.
E come conciliare il bisogno di misericordia e di perdono in un Dio intransigente e vendicativo.
Un teologo ebreo una volta disse che Dio può essere misericordioso, ma non è onnipotente, può indicarci la strada, ma ci lascia liberi e quindi soli.
Cordiali saluti
Carlo
Risposta del sacerdote
Caro Carlo,
1. là dove tu vedi crudeltà, gli antichi ebrei non la scorgevano affatto. Anzi, vedevano espressa la santità di Dio.
Non solo in Israele, ma in tutte le religioni antiche si riconosceva al sangue un carattere sacro perché custodiva la vita.
E poiché la vita è di Dio, ne derivavano tre conseguenze: il divieto dell’omicidio, il divieto di consumare il sangue e l’uso del sangue nel culto.
2. Per questo versare il sangue di un uomo gridava vendetta contro l’uccisore e secondo la legge del taglione era considerata lecita la sua uccisione: “Chi sparge il sangue dell’uomo, dall’uomo il suo sangue sarà sparso, perché a immagine di Dio è stato fatto l’uomo” (Gn 9,6).
Questo era il motivo per cui i fedeli perseguitati si appellavano a Dio perché vendicasse il sangue dei suoi servi: “Si conosca tra le genti, sotto i nostri occhi, la vendetta per il sangue versato dei tuoi servi” (Sal 79,10).
3. Non faceva meraviglia alcuna che l’autore della Lettera agli Ebrei potesse scrivere: “Secondo la Legge, infatti, quasi tutte le cose vengono purificate con il sangue, e senza spargimento di sangue non esiste perdono” (Eb 9,22).
4. Gli ebrei distinguevano tra impurità e peccato.
Si contraeva impurità, ad esempio, attraverso secrezione di sangue dall’organismo umano oppure toccando cadaveri e oggetti appartenenti ai pagani.
Per purificare l’impurità era sufficiente qualche rito usando l’acqua o il fuoco.
Per il peccato invece si richiedeva il sacrificio di un animale che comportava sempre spargimento di sangue.
Anche quando il sacrificio era incruento, come nel caso del capro espiatorio, tuttavia vi era uno spargimento di sangue in remoto perché nel deserto sarebbe stato preda di qualche animale feroce.
5. Poiché il sangue custodiva la vita, e la vita apparteneva Dio, non poteva essere forma di alimento.
La carne prima di essere consumata andava dissanguata. Per questo anche oggi gli islamici non mangiano il sangue.
Ma proprio perché il sangue, al pari della vita, appartiene solo a Dio, l’uomo può servirsene per fare l’espiazione, nel medesimo modo in cui era lecito versarlo applicando la legge del taglione per un omicida: “Poiché la vita della carne è nel sangue, vi ho concesso di porlo sull’altare in espiazione per le vostre vite; perché il sangue espia, in quanto è la vita. Perciò ho detto agli Israeliti: Nessuno tra voi mangerà il sangue, neppure lo straniero che dimora fra voi mangerà sangue” (Lv 17,11-12.)
6. Del versamento del suo sangue, infinitamente superiore al sangue copiosissimo di tutti gli animali sacrificati nell’Antico Testamento, Gesù fa il sacrificio che sancisce la nuova alleanza.
Nessuna alleanza è così forte come quella fatta nel sangue perché i due contraenti stabiliscono di essere tra di loro una cosa sola.
Gesù versa il suo sangue a nome nostro e al posto nostro.
E proprio attraverso il versamento del sangue manifesta non già un Dio vendicativo, ma un Dio che ama l’umanità come ama se stesso.
E così il versamento del sangue diventa donazione e comunicazione della propria vita divina: “Prendete e bevetene tutti, questo è il calice del mio sangue per la nuova ed eterna alleanza”.
7. Se le cose stanno così, allora non c’è niente come il sangue di Cristo che sia simbolo di amore, di misericordia e di perdono.
È il segno più alto del suo amore per noi.
8. Infine, venendo all’affermazione del teologo ebreo mi pare di poter dire che non intenda affatto negare l’onnipotenza di Dio, ma semplicemente che l’onnipotenza di Dio non va intesa come dominio dispotico perché dotando l’uomo di libero arbitrio, lo lascia in balia del suo proprio volere (cfr, Sir 15,14).
Ti auguro ogni bene, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo