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Quesito
Caro Padre Angelo,
mi chiamo Daniele.
Sono un ragazzo di 25 anni che frequenta il Cammino Neocatecumenale a Padova e volevo chiederle se è sbagliato affermare o ipotizzare da parte della nostra amata Chiesa Cattolica Romana che il Cristianesimo abbia eliminato alcune parti dell’Ebraismo, a livello concettuale e/o non solo. Glielo chiedo poiché ho avuto un forte diverbio con un ateo filo-satanista(sic!), il quale affermava che il Cristianesimo non ha eliminato nulla dell’Ebraismo.
Attendo con interesse una sua risposta in merito e le chiedo di ricordare me nelle sue preghiere quando può, grazie mille.
Risposta del sacerdote
Caro Daniele,
1. Gesù era ebreo e ha osservato integralmente la legge ebraica al punto che potrà dire ai suoi interlocutori: “Chi di voi può dimostrare che ho peccato?” (Gv 8,46).
Nello stesso tempo sotto diversi aspetti ha superato l’ebraismo.
2. Sarebbe sufficiente ricordare alcuni passi della sua predicazione.
Nel primo grande discorso, detto della montagna, per ben cinque volte nella parte finale del capitolo quinto del Vangelo di Matteo ha detto: “Avete inteso che fu detto degli antichi…” e per cinque volte va avanti dicendo: “ma io vi dico…”.
Questo l’ha detto a proposito dell’omicidio, dell’adulterio, del giuramento, della legge del taglione e dell’amore del prossimo.
3. Lo stacco più evidente è sugli ultimi: sulla legge del taglione e sull’amore del prossimo.
La legge del taglione prevedeva occhio per occhio e dente per dente.
Questa legge è stata data da Mosé (Es 21,24; Lev 24,20; Dt 19,21) il grande legislatore dell’Antico Testamento, non per spirito di vendetta ma perché gli ebrei, inclini a farsi giustizia oltre il dovuto, venissero frenati e riparassero l’ingiustizia pari per pari, e cioè col taglione.
San Tommaso scrive: “La legge del taglione era prescritta al giudice perché facesse ciò per zelo di giustizia e non di vendetta per porre un freno ai cattivi” (Commento a Matteo, 5,38).
Gesù invece comanda di non rendere male per male.
Vuole che i suoi discepoli sopportino le ingiurie senza lasciarsi dominare dall’ira e dal desiderio di vendetta.
Non chiede di rinunciare alla giustizia, ma vuole che tutto sia compiuto con spirito di dolcezza e di longanimità. Per questo con linguaggio paradossale dice: “Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello” (Mt 5,39-40).
4. Lo stesso discorso vale anche per l’amore del prossimo. Per gli ebrei erano prossimo i connazionali, o comunque coloro che non li molestavano. Non erano prossimo invece i nemici.
Gesù invece comanda di amare i nemici e di pregare per i persecutori, così da essere somiglianti del Padre celeste che fa piovere sui giusti e sugli ingiusti e le fa sorgere il suo sole sui buoni e sui cattivi.
Per questo Gesù dice: “Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Mt 5,43-45).
5. Che ci sia uno stacco evidente tra la legge ebraica e quella evangelica emerge in maniera molto chiara anche a proposito dei precetti religiosi.
I discepoli di Cristo ad esempio non si fanno circoncidere. L’appartenenza a Dio non data con un segno della carne, ma dalle disposizioni del cuore.
Inoltre i discepoli di Cristo non hanno l’obbligo di andare tutti gli anni a Gerusalemme almeno per Pasqua perché c’è più presenza di Dio nell’anima in grazia che nel tempio materiale di Gerusalemme.
Per cui Gesù, interloquendo con la samaritana, dice: “Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità” (Gv 4,21-24).
Ancora: nell’ultima cena per l’ultima volta viene consumata la Pasqua ebraica che consisteva nel mangiare l’agnello con pane azzimo.
Gesù compie quel rito. Ma subito dopo istituisce il nuovo rito, quello dell’eucaristia, per il quale aggiunge questo precetto: “Fate questo in memoria di me” (Lc 22,19).
6. In conclusione va ricordato che Dio ha dato al popolo d’Israele una triplice legge:
– quella morale, ribadendo i dettami della legge naturale col Decalogo;
– quella cerimoniale (cultuale, religiosa);
– quella civile (i cosiddetti “precetti giudiziali”).
Il Nuovo Testamento conferma la legge morale: “Se vuoi entrare nella vita eterna, osserva i comandamenti” (Mt 19,17); nello stesso tempo dice: “Non sono venuto per abolire la legge ma per portarla a compimento” (Mt 5,17).
Anzi, la ripristina nel suo splendore là dove erano concesse deroghe (Mt 19,8).
Mentre per le leggi culturali e giudiziali c’è stato un superamento, introdotto dalla legge nuova che è costituita dalla grazia dello Spirito Santo.
La grazia dello Spirito Santo abroga i precetti dell’Antico Testamento e li supera perché rende partecipi del culto in spirito e verità proprio di Gesù Cristo e perché tiene uniti nel vincolo della carità.
In questo la differenza tra ebraismo e cristianesimo è netta.
Volentieri ti ricorderò nelle mie preghiere, a cominciare da questa sera quando ti ricorderò in modo particolare nella Santa Messa.
Ti auguro ogni bene e ti benedico.
Padre Angelo