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Quesito

Caro Padre Angelo,
ho sentito dire in un’omelia che, durante la Passione, il Verbo di Dio ‘‘trascinò’ l’Uomo Gesù (che evidentemente provava delle forti resistenze) verso il Calvario e la morte in Croce.
Essendo però le due nature di Gesù (la divina e l’umana) entrambe perfette, non sarebbe più esatto pensare che entrambe le nature di Gesù desideravano con forza ed unite le medesime cose?
In altre parole, la natura umana del Cristo non dovrebbe sempre essere stata in totale sintonia con la Sua natura divina?
La frase citata nell’omelia non sembra adombrare un’imperfezione della natura umana del Cristo, imperfezione che il Dogma condanna?
Grazie in anticipo per la Sua risposta.
La ricordo nella preghiera.
Giovanni.


Risposta del sacerdote

caro Giovanni,
1. è giusta la tua riflessione.
La volontà umana di Gesù è sempre stata conforme a quella divina.
Per questo fin dall’inizio, dalla sua entrata nel mondo, ha detto “ecco io vengo per fare la tua volontà”.

2. Ma ha ragione anche il sacerdote se per natura umana intende l’appetito sensitivo, che è come una specie di “volontà di sensualità”, così la chiama San Tommaso (Somma teologica III, 18,2).

3. San Tommaso va anche più in là.
Partendo dalle parole di Cristo “non come voglio io, ma come vuoi tu” (Mt 26,39) dice che si può arguire che in Cristo ci fosse qualcosa di diverso dalla volontà del Padre.
E allora scrive:
“Ci sono in Cristo due volontà umane, la volontà di sensualità, che è detta volontà per partecipazione, e la volontà razionale, sia come volontà di natura che come volontà di ragione.
Ma per una speciale disposizione il Figlio di Dio, prima della sua morte, «lasciava alla carne di operare e di patire in conformità alla sua natura».
E similmente consentiva a tutte le facoltà dell’anima di operare secondo la propria tendenza.
Ora, si sa che la volontà di sensualità rifugge naturalmente dai dolori sensibili e dalle lesioni corporali.
E parimenti anche alla volontà come natura ripugnano tutte le cose che sono contrarie alla natura e cattive per se stesse, quali la morte e altre cose simili.
Tuttavia in certi casi la volontà come ragione può volere queste cose quali mezzi per il raggiungimento di un fine: p. es. un’ustione, che la sensibilità e la volontà naturale di ogni uomo comune spontaneamente rifiuta, diviene oggetto della volontà come mezzo per ottenere la guarigione. Ora, la volontà di Dio era che Cristo soffrisse i dolori, la passione e la morte: anche se queste cose Dio le voleva non per se stesse, ma in ordine alla salvezza umana.
È chiaro dunque che Cristo secondo la volontà di sensualità e quella razionale considerata come natura poteva volere cose diverse da quelle che voleva Dio.
Invece secondo la volontà come ragione voleva sempre ciò che voleva Dio.
Il che risulta dalle sue stesse parole (Mt 26,39): «Non come voglio io, ma come vuoi tu».
Infatti voleva con la volontà razionale che si compisse la volontà divina, sebbene dicesse di volere qualcos’altro con l’altra sua volontà” (Somma teologica III,18,5).

Come vedi, san Tommaso è sempre molto preciso. E la sua risposta ti può aiutare a comprendere nel senso più giusto (in meliorem partem) le espressioni usate dal sacerdote in questione.

Ti ringrazio del quesito, ti prometto una preghiera e ti benedico.
Padre Angelo